Si può fare!

Biblioteca viscontea, la Francia e noi
di Saverio Lomartire

C’è chi afferma che con la cultura non si mangia. Primi anni del nuovo secolo: mentre la pubblica amministrazione pavese si disponeva a gettare circa un milione di euro nel magna magna della prima edizione del Festival dei Saperi (sapremo poi che in parte cospicua andarono ad onorare col pubblico denaro taluni privatissimi sospesi della vincente campagna elettorale di Piera Capitelli) un grandioso e molto meno costoso progetto sugli antichi codici della Biblioteca visconteo-sforzesca, avviato da Saverio Lomartire, finiva dimenticato in qualche soffitta del Castello. Ne reca vivida testimonianza lui stesso, nella nota che segue. (G. G.)

Quando ancora ero conservatore dei Musei, nel 1999, misi in piedi un progetto di acquisizione in forma di microfilm di tutti i codici dell’antica biblioteca visconteo-sforzesca. Il progetto fu finanziato dalla Regione Lombardia per un totale di novanta milioni di lire e con pazienza tutti i microfilm, oltre 450 se non ricordo male, furono acquisiti (tranne diciannove della Biblioteca Ambrosiana di Milano, che pensava fossero troppi – ma Parigi nel aveva forniti oltre trecentosessanta, sempre se non ricordo male). Gli stessi fondi bastarono per acquistare anche un lettore di microfilm che poteva anche archiviare su CD e avviare alla stampa. Si trovano tutti in scatole nella biblioteca.
Il controllo sui microfilm venne avviato, ma in mancanza di fondi per pagare chi se ne occupasse (io intanto mi ero trasferito altrove) la cosa si fermò. Tutto questo è documentato dall’archivio del Museo.
In una missione a Paderborn per il prestito di alcune opere alla mostra 799. Karl del Grosse un Leo III (1999) parlai con uno dei conservatori della Bibliothèque Nationale de France, il quale, non appena mi presentai, mi disse che avevano discusso del nostro progetto in una riunione in cui avevano deliberato di concederci la copia in microfilm di tutti quei codici proprio perché il progetto era stato apprezzato. E aggiunse subito: «sappia che noi concediamo con molta parsimonia il prestito di codici antichi e preziosi per mostre, ma per voi non ci sarebbero problemi nel caso voleste chiedercene un numero consistente per una eventuale mostra». Il resto lo sappiamo.
Ma intanto: il progetto era quello di rendere consultabili, in vario modo (e con le tecnologie dell’epoca) un numero consistente di libri dell’antica biblioteca nella sua sede stessa del Castello. Si potevano prevedere postazioni che permettessero di consultare le digitalizzazioni, ovvero anche provvedere alla stampa di tutti quei libri, da rilegare e mettere scaffale nella posizione in cui approssimativamente si trovavano in origine (nei codici è scritto anche in quale scaffale stavano). Furono fatte anche ipotesi di ricostituzione dell’arredo e io mi informai per vedere se si fosse riuscito ad avere una copia dell’astrario del Dondi che stava nella sala della biblioteca. Persino mi informai sulla possibilità di collocare anche un organo positivo che riproponesse quello a suo tempo costruito da Lorenzo Gusnasco da Pavia (uno strumento dello stesso costruttore, con le canne di cartone, è oggi conservato al Museo Correr di Venezia). Il tutto si sarebbe completato con una sezione bibliografica su tutto quello che riguardava la biblioteca visconteo-sforzesca e le miniature, da tenere costantemente aggiornato.
Insomma, l’avvio di un centro di documentazione; nelle mie aspettative qualcosa di più di una mostra, che è un evento importante quanto si vuole, ma dura poco nel tempo. Non ho più idea di cosa sia successo. Certo le sempre più scarse risorse destinate alle iniziative cultura, specie se permanenti, sono una parte importante del problema. I microfilm, comunque, restano nei loro scatoloni ad aspettare…


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