Posts Tagged ‘Alessandro Cattaneo’

Forza Balcani

21 Maggio 2015

Avevamo ragione: i berlusconiani pavesi si spaccano
di Marco Bonacossa

Balcanizzazione è un termine geopolitico indicante una situazione interna instabile e condizionata da continue disgregazioni e problemi che causano la frammentazione dello Stato in più regioni o statuti autonomi (fonte: Wikipedia).

In Forza Italia il clima è ormai quello dell’ex Jugoslavia, soprattutto a Pavia. Se già dal giorno dopo il ballottaggio dell’8 giugno scorso l’armata Brancapoltrone che sosteneva “Cattaneo sindaco” era in costante fibrillazione ora si assiste ad una vera e propria polveriera con tanto di fuochi pirotecnici esplosi sulla stampa e sui social network. Vi chiederete certamente quale sia il motivo di questa “guerra civile azzurra”: il futuro della città? i fondi per le famiglie meno abbienti o il registro delle unioni civili? No, lo scontro è sulle cadrèghe, più esattamente per un posto di consigliere del Cda del San Matteo, la cadrèga di nomina regionale. Bobbio Pallavicini, l’ex Margherita poi diesse e ora capogruppo di Forza Italia in Comune, ha accusato Cattaneo di non aver detto nulla al partito della sua decisione di candidare “l’assessore trombato” Luigi Greco a consigliere in quel Cda. Perciò ha scritto a Maria Stella Gelmini, la coordinatrice regionale del partito, chiedendole di porre fine a quella pratica politica «dei candidati calati dall’alto». Cattaneo e Greco vengono definiti «inopportuni» anche, e soprattutto, per gli scarsi risultati delle ultime elezioni amministrative. In attesa di conoscere la risposta di Gelmini, che nel memoriale di un noto politico forzista venne definita come colei «che se ne sbatte e non vuole scontentare nessuno», non si è fatta attendere quella dell’ex sindaco che, su Facebook, ha dichiarato: «Consiglio a Antonio Bobbio Pallavicini di non agitarsi ogni qualvolta si parla di “poltrone”. Capisco che arriva da quella scuola politica e che il suo approdo in Forza Italia (solo da qualche mese) è il terminale di un lungo percorso politico che gli ha visto attraversare numerosi partiti e liste civiche. Probabilmente vive il disagio di chi è in minoranza per la prima volta, abituato ad essere sempre e solo in maggioranza, forse ora un pò disorientato dalla perdita in questo momento del suo riferimento politico di sempre Luca Filippi. Io ricordo la mia Forza Italia, quando ero segretario cittadino, quando Bobbio siedeva tra i banchi a sostegno di Piera Capitelli, una Forza Italia quella sì dal basso con ragazzi del quartiere e buoni consiglieri che ogni settimana organizzavano gazebo, volantinaggi e dibattiti sui problemi veri in città. Ecco, facciamo un po di più di queste iniziative perché viceversa con le polemiche sulle poltrone e il tanto caro gossip al bar si va poco lontani». Lo stesso Ettore Filippi, il “preside” della “scuola” politica frequentata dal Bobbio, ha detto la sua sul gruppo facebook Politica a Pavia: «Ho letto il post di Cattaneo e ho provato un misto di disgusto e meravigliata incredulità. Da sempre la politica è una attività in cui non si può essere mammole, ma Cattaneo ha esagerato. Premesso che potrei postare gli sms cin cui ieri mi confermava di essere stato l’unico ad essersi offerto di fare un intervento di sostegno a Luca “unico tra tutti i falsi amici che sono scomparsi” (fatto che contrasta con quanto contestato come colpa in grassetto a Bobbio), non capisco perché un leader nazionale consacrato da Berlusconi in persona debba scendere a livelli così infimi. Quel che è certo è che in città è uno sconfitto, che non può pretendere di esercitare una leadership imposta dall’alto, che non ha consiglieri comunali (se avesse la leadership del gruppo Consigliare della sua lista non avrebbe proposto Greco ma uno di quella lista visto che di iscritti a Fi lì candidati c’è ne sono e comunque avrebbe rinsaldato il rapporto con Adenti e Faldini; Poma è come sempre autonomo) e, quindi, in consiglio comunale rappresenta solo se stesso. Pensare di determinare il futuro del gruppo e la sua azione politica è politicamente più stupido che imbarazzante. L’attacco a Bobbio nei termini in cui è stato fatto è l’ennesima dimostrazione di mancanza di senso della realtà. Ed è offensivo per il buon senso. Io mi ero ripromesso di non intervenire nei fatti politici per evitare strumentalizzazioni delle nostre vicende che sono convinto si concluderanno positivamente per me e per Luca ma lo sciacallaggio che viene da un soggetto politico amico che non è stato mandato a casa negli ultimi due anni solo per il sostegno senza se e senza ma di Luca (contro la mia volontà che, conoscendo la città ero molto scettico sulla possibilità di vincere senza allargare la coalizione ed avevo tentato di farlo con “Pavia Futura” boicottata da chi era sicuro di stravincere!) e di cui ora contesta la vicinanza a Bobbio come fatto riprovevole e squalificante, mi induce a rispondergli con la stessa “classe” e ripagarlo di eguale moneta“. […] Se Cattaneo vuole portare avanti il confronto politico con lo stile e gli argomenti che ha usato in quel post sappia che ha sbagliato strada ed interlocutori perché i nostri armadi nonostante i suoi zelanti accusatori senza onore sono vuoti e senza scheletri!».
Tirando le fila nell’attuale compagine berlusconiana troviamo gli allievi della scuola Filippi (gente di “rispetto”, amici degli amici diplomati alle varie scuole della vita), i pesatiani e i fedelissimi di Cattaneo. Non dovevano esserci anche un commissario liquidatore, la Bocciardo, e un coordinatore regionale, la Gelmini? E Abelli? E “la banda dei quattro”? Alle prossime vota Forza Balcani!

I soliti ben informati: Tutti contro tutti

16 Maggio 2015

5. I responsabili della sconfitta. Depaoli?
No, i cittadini, il partito e la Lega

di Marco Bonacossa

Un fulmine a ciel sereno. Dieci punti di vantaggio bruciati in due settimane. Lo scrittore calabrese nel suo libro o “memoriale” imputerebbe la sconfitta al ballottaggio dell’8 giugno 2014 ai… pavesi: anziché votare il sindaco più amato, quel giorno andarono tutti quanti al mare o – valli a capire – a votare Depaoli; in subordine, ma non per importanza, verrebbe l’atteggiamento consapevolmente disfattista dell’intera coalizione, Lega Nord in primis.
Il senatore Centinaio verrebbe indicato dal noto politico forzista in vena di incontinenze come colui che ha costruito la propria carriera politica in cordata con Alessandro Cattaneo, per poi dileggiarlo anche pubblicamente. Lo scrittore-politico-trombato calabrese nel suo libro o “memoriale” lo afferma a chiare lettere, e porta l’esempio di una trasmissione televisiva poco dopo il ballottaggio: in quella sede Centinaio avrebbe esortato un suo collega di Ascoli a «non fare la stessa fine di Cattaneo» (e l’ùra? Dio ne scampi dai perdenti di successo).
Amareggiato per la sconfitta, il noto politico forzista avrebbe alfine cercato conforto non tanto nella fede o bottiglia ma nella scrittura altrui, dettando un libro-intervista o “memoriale” e dicendosi più che sollevato per non dover ancora sostenere il peso di altri cinque anni assieme a una maggioranza sistematicamente sottoposta a ricatti diciamo politici.
Indice puntato dunque sul partito di Salvini e Centinaio, in particolare sono presi di mira i cinque anni di Giunta in Comune. Secondo lo scrittore-politico-trombato calabrese la Lega, smentendo se stessa, avrebbe puntato dritto alle poltrone di peso anche «con accordi poco istituzionali di schieramento», pappandosi Asm e l’urbanistica, ingenerando così – sono parole del politico forzista – i veri problemi della scorsa amministrazione comunale.
Dunque, secondo l’inedito (per ora) portavoce degli amici di Neri e Chiriaco la responsabilità della sconfitta è da ascrivere alla Lega di latta e malgoverno e pure in doppiopetto e men che meno a lui o Ale. E sempre a suo dire alla Lega mal ne colse: il noto politico forzista avrebbe puntualmente rimarcato la forbice tra i risultati del Carroccio alle elezioni europee e quelle comunali pavesi, là dove lo stesso popolo padano ha sonoramente bocciato l’ex assessore all’urbanistica creativa Fabrizio Fracassi e l’allora presidente di Asm favori Gianpaolo Chirichelli (a proposito di Chirichelli: pare che in Procura…)
L’azienda municipalizzata sarebbe stata, per l’autore del libro o “smemoriale”, il vero rimpianto dell’amministrazione Cattaneo, che peccò di coraggio (?) nell’affrontare e risolvere quella che, sarebbero parole sue, fu una «gestione fallimentare».
Le accuse dello scrittore calabrese focalizzerebbero poi su alcuni componenti nonché colleghi della Giunta Cattaneo. Quasi tutti gli assessori verrebbero infatti descritti come velocisti, veri e propri sprinter da giochi olimpici nel rivelare ai giornalisti ciò di cui segretamente si discuteva in Giunta (ma che è ‘sta Giunta? un’associazione segreta? alla faccia della trasparenza…)
Una spina nel fianco, secondo il noto politico forzista, reca il nome di tale Ettore Filippi, descritto come un politico antropofago e dedito all’arte del «maneggiare» o meglio magneggiare, e non per caso era «molto attento al settore dell’urbanistica»; uno buono a carpire voti ma incapace di capitalizzarne i risultati. E l’ex polliziotto tra un arresto e l’altro gli ha reso la pariglia proponendo maliziosamente di chiamare lo scrittore o dettatore o detrattore calabrese “il socio”, e chissà perché…
Asm è stata e rimane una chiave fondamentale per aprire ai segreti della Giunta di centrodestra e proprio sulla gestione politica dell’azienda l’ex assessore Cristina Niutta consumò il suo strappo dalla maggioranza, candidandosi poi a sindaco in alternativa Al Cattaneo. Secondo lo scrittore calabrese – che non ricorderebbe un solo atto avverso alle delibere di Giunta da parte della Niutta – lei, l’ex assessore, più di altri lo riteneva il vero dominus del partito (altro che Richelieu!) e di ciò ne pativa.
Tra i motivi della sconfitta si fa largo Pietro Trivi. L’avvocato pavese (sodale di Chiriaco e non di meno dipinto come «un bravo ragazzo») avrebbe pagato lui per primo e fatto pagare alla coalizione le sue velleità di (mancata) star della politica nonostante – sono parole dell’autore del libro o “memoriale” – i suoi evidenti limiti di capacità politiche e le acclarate fragilità caratteriali. Lo scrittore calabrese o “socio” ammetterebbe di essere rimasto molto deluso dalla sua persona già nel 2009: infatti sarebbe stato proprio Chiriaco (condannato a 12 anni di reclusione per fatti di mafia) a sponsorizzarlo quale candidato sindaco del centrodestra alternativo a Cattaneo.
“Er Richelieu de noantri” si arrogherebbe altri due meriti storici: la caduta della Giunta Capitelli (centrosinistra) e la candidatura di Alessandro Cattaneo. Durante il governo di centrosinistra “il socio” racconterebbe di essere stato lui a raccogliere le firme delle dimissioni dei ventidue consiglieri comunali per far cadere la Giunta, non prima di aver contattato e convinto Gian Carlo Abelli e di essersi recato a casa del vicesindaco Ettore Filippi (all’epoca col centrosinistra: con la Francia o con la Spagna…) per tramare l’accordo.
Anche la candidatura di Cattaneo sarebbe stata una sua iniziativa (e non di Berlusconi, perennemente occupato in cene eleganti e incontri di vertice fino a tarda notte con la nipote di Mubarak): iniziativa che “il Faraone” o pollo avrebbe acconsentito perché «certo» (?) della sconfitta di Cattaneo, il delfino sin da subito derubricato a pesce lesso, uno che volentieri si lascia guidare (detta così l’Abelli ci fa una ingiusta figura di palta). Soltanto durante la vittoriosa campagna elettorale Abelli ne avrebbe cavalcato l’onda montante, accreditandosi come padre padrino politico e fors’anche padrone del Cattaneo (e dire che dopo anni di malefatte targate centrosinistra e Filippi, quell’anno il centrodestra avrebbe vinto anche candidando a sindaco Paperino e assessori Qui Quo e Qua). L’ex sindaco avrebbe infine litigato più volte con il “Faraone” o pollo oltrepadano, smarcandosi dalla pennuta figura.
Dalle parole del noto politico forzista-Richelieu-rimasto-in-sottana si evince come l’ex governo cittadino di centrodestra somigliasse più a un ring del wrestling, dove tutti lottavano contro tutti e tutti erano in cerca di visibilità, potere politico reale o millantato, poltrone importanti e remunerative. Un’arena entro cui premeva cautelarsi non tanto dagli intrepidi bollori di un’opposizione arrapata e incline a… in quel posto quanto dalle senili caldane dei consiglieri amici (degli amici), sempre pronti a ricattare per così dire politicamente l’ex sindaco qualora non avesse dato fisica soddisfazione a ogni singolo componente di queste correnti intestine. Venticelli profumati che nascevano aggregando consiglieri comunali giusto il tempo necessario a perseguire il loro unico intento: entrare… lì in quel posto, nella stanza dei bottoni. Homo homini lupus. Parafrasando Battiato, Povera Pavia.

I soliti ben informati: Forza Italia allo sbando

7 Maggio 2015

3. “Tutti contro tutti”. La guerra intestina nel partito di Berlusconi a Pavia

di Marco Bonacossa

Con la recente candidatura di Cattaneo al cda del San Matteo in Forza Italia volano gli stracci. Al commissario (liquidatore?) Mariella Bocciardo consiglio vivamente di leggere questo pezzo per capire, esattamente, in quale marasma sia stata inviata dal suo partito. Secondo i ben informati nel memoriale prodotto dal politico forzista si leggerebbero commenti fortissimi nei confronti di altri esponenti forzisti e non. Un memoriale che, pare, non sarebbe stato ben accolto dall’ex sindaco di Pavia che avrebbe commentato: “lo sapevo, adesso mi mette nei casini, perché tutti daranno per scontato che quello che dice lui è come se glielo avessi detto io, io non ne sapevo nulla”.
La posizione e la notorietà di Cattaneo provocavano gelosie interne mascherate da falsi sorrisi, in primis da Antonio Bobbio Pallavicini detto “Toni” che, secondo l’autore del memoriale, era solito inventare gossip per mettere l’uno contro l’altro. Il capogruppo del partito, ora all’opposizione, verrebbe infatti descritto come un politico dalla carriera veloce e facile, di talento certamente, ma dalla personalità debole che lo porrebbe in continua competizione con gli amici e a flirtare con gli avversari politici.
Tra i tanti peccati originali della Forza Italia pavese l’autore ricorderebbe le elezioni regionali dove, il partito si smarrì tra le logiche di corrente e candidò Pesato e Melazzini. L’autore, insieme a Cattaneo, appoggiò Mario Melazzini, ma, si leggerebbe nel libro, sarebbero rimasti delusi dal suo comportamento perché una volta eletto non si sarebbe minimamente impegnato per il territorio pavese. Più di millecinquecento voti a suo favore soltanto a Pavia, si lamenterebbe l’autore, e sia lo scrittore forzista che la sua corrente si sentirebbero traditi da chi, durante la campagna elettorale, avrebbe fatto mille promesso per poi non mantenerne una sola e non farsi mai vedere da chi fu artefice del suo trionfo.
Non mancherebbero gli attacchi anche a Maria Stella Gelmini, coordinatore regionale del partito, accusata di poco coraggio e responsabile della perdita di gran parte delle città lombarde. Nel libro verrebbe descritta come colei “che se ne sbatte e non vuole scontentare nessuno”.
Uno dei bersagli preferiti dello scrittore forzista sarebbe Vittorio Pesato, accusato di trasformismo, di conferenze stampa contro l’ex sindaco, come quella in occasione del bilancio, e di invidia nei confronti del successo di Cattaneo. Il politico azzurro ricorderebbe infatti come durante la stagione del #formattiamoilpdl Pesato si presentò insieme ai suoi fedelissimi con uno striscione che recitava: “Ricordatevi chi è il vostro Padrino”. L’autore del memoriale individuerebbe la presunta incoerenza di Pesato proprio in quelle elezioni regionali dove, invece, rendendo onore all’immortale pratica politica del “trasformismo” fu appoggiato dal “Padrino”, Abelli, contro Melazzini, sostenuto da Cattaneo. Inoltre Pesato verrebbe descritto come un politico che ha perso tutte le occasioni, arrivato al consiglio regionale in seguito ad un ripescaggio perché Abelli andò alla Camera, sconfitto in ogni elezioni e che oggi non sarebbe più nessuno dopo l’ascesa di Cattaneo.
Lo scrittore forzista, che all’interno del libro viene definito il “Richelieu pavese” (mi permetto di osservare che sarebbe un filino esagerato), racconterebbe che, durante il governo di centrodestra, il gruppo di Pesato era formato da Labate, Gimigliano , Arcuri, e Facciotto, poi alla “banda Bassotti” (sono parole dello scrittore si sarebbero uniti qualche tempo dopo Irianni e Conti. Il loro obbiettivo sarebbe stato quello di far mancare ogni volta il numero legale e screditare la figura di Cattaneo.
Ettore Filippi verrebbe descritto come il “fantasma di Palazzo Mezzabarba”. Lo scrittore calabrese lo descrive come un “politico che ha una certa presa”, “una spina nel fianco”, ma tenderebbe a minimizzare la sua figura di “potente” della politica cittadina: più un bravo attore che una vera potenza. L’ex poliziotto verrebbe accusato di aver sempre voluto far perdere Cattaneo e il politico/scrittore calabrese citerebbe i numerosi articoli su “Il mondo del Lunedì” come prova. Ma quando passa ad analizzare il suo elettorato si arrende ed esclamerebbe: “Alla fine Filippi i voti li ha sempre presi, non chiedetemi come, perché davvero non lo so”. Lo scrittore calabrese, analizzando l’operato del governo Cattaneo, si scaglierebbe contro Rinnovare Pavia, l’ex formazione di Ettore Filippi, accusata di pensare troppo ai temi dell’urbanistica.
Non mancano infine i ritratti politici e personali di chi, da Forza Italia, è uscito come Fraschini, Cristina Niutta, Trivi e degli (ex?) alleati leghisti. Ma come si dice nelle migliori soap opere: alla prossima puntata.

I soliti ben informati

30 aprile 2015

“Un memoriale sulla giunta Cattaneo agita le acque nel centrodestra a Pavia”

di Marco Bonacossa

Una vulgata storica vuole che nell’estate del ’45 Churchill sia andato sulle rive del Lago di Como non in vacanza, per riposarsi dalle fatiche della guerra e dipingere i paesaggi, ma per recuperare alcuni scottanti documenti che lo riguardavano e che Mussolini portava con sé nella fuga.

La notizia di ieri è che sono stati rinviati a giudizio dal GUP di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, 56 ex consiglieri regionali lombardi tra i quali i pavesi Angelo Ciocca e Lorenzo Demartini della Lega e Vittorio Pesato e Francesco Fiori di Forza Italia (allora Pdl) per “Rimborsopoli”. I consiglieri sono accusati di aver utilizzato, tra il 2008 e il 2012, i fondi pubblici assegnati ai gruppi regionali per spese personali che nulla hanno a che vedere con l’attività politica.

Poco meno di due mesi fa, l’8 marzo, su “La Provincia Pavese” fu pubblicata un’intervista a Mariella Bocciardo, ex moglie di Paolo Berlusconi, che oltre ad una serie di politichesi come “ri-radicamento nel territorio e poi ascoltare con attenzione i problemi dei cittadini” (le consiglio di non farlo altrimenti sentirebbe che, almeno nel capoluogo, i problemi sono stati creati dall’ex governo locale di centrodestra), indicava in Abelli, Belloni e Cattaneo le persone delegate ad aiutarla nel mettere ordine al mare in tempesta nel partito. Tra le fila di Forza Italia, in particolare tra i suoi militanti, si avverte infatti la mancanza di un leader, di un padre padrone come era il “faraone Abelli” fino a qualche anno fa. Le speranze di una leadership forte e giovane riposte su Cattaneo si sono inevitabilmente incrinate dopo la sconfitta nelle amministrative dello scorso anno e le recentissime questioni giudiziarie che riguardano Pesato hanno aggravato ulteriormente la situazione.

Qualche giorno fa ero sulle rive del Ticino e ritraevo il nostro bel fiume ed il Ponte Coperto con lo smartphone quando, casualmente, qualcuno tra i politici ben informati delle vicende pavesi, mi ha raccontato di come serpeggerebbe nel partito l’idea che Cattaneo voglia impegnarsi maggiormente a livello nazionale proprio per discostarsi dai problemi e dalle liti interne in città. La sua intenzione sarebbe quella di intrecciare una fitta rete di amicizie con gli amministratori locali forzisti per avere abbastanza peso da lanciare un’opa quando Berlusconi abbandonerà la politica. Perciò, secondo sempre i ben informati, Cattaneo inonderebbe di querele chiunque cerchi di ricordare i suoi incontri con il boss mafioso Pino Neri e i suoi rapporti con Carlo Chiriaco, sia per mantenere una veste immacolata a livello mediatico e nazionale (tentativo ormai vano, mi permetto di suggerire), sia per allontanare da sé quei compagni di partito che, citati ampiamente all’interno delle carte dell’inchiesta Infinito sull’ndrangheta, cercano di tirarlo per la giacca e lo vogliono a Pavia. E per riuscirci tra questi c’è chi, i soliti ben informati giurano di dire la verità, avrebbe perfino scritto un libro, dal tono piuttosto gossipparo che storico, nel quale verrebbe raccontata la storia della giunta Cattaneo e dei suoi esponenti, con commenti piuttosto forti sui dirigenti del partito e sugli (ex?) alleati. Lo stesso Cattaneo avrebbe fatto capire, più o meno velatamente, ad alcune persone a lui molto vicine, e da diverso tempo distanti dall’autore del memoriale, come di questo libro sappia ben poco e che lo troverebbe alquanto inutile e pericoloso, sia per sé che per il partito.
Sarà vero? Oppure Churchill andò sul Lago di Como solo per dipingere il paesaggio?

Il cambiamento continua

24 febbraio 2015

“Cattaneo detta le linee guida del candidato ideale di Forza Italia.
A Pavia non si è visto nulla”

di Marco Bonacossa

“Troviamo internamente a Forza Italia candidati alla carica di governatore forti e credibili, non espressioni dei soliti potentati locali che spesso oggi rappresentano più un limite che un valore aggiunto, abbiamo il coraggio di innovare, valorizziamo le competenze, la gavetta del territorio, l’onestà ed il curriculum dei possibili candidati. Sarà poi il Presidente Berlusconi, fra le diverse possibilità, a compiere la scelta migliore. […] Energie importanti, curriculum credibili, persone appassionate che da anni lavorano per Forza Italia senza chiedere nulla ne abbiamo davvero tante. Molti chiedono solo di poter correre per giocarsi una chance”. (9 febbraio 2015, fonte ilVelino/AGV NEWS).
Così Alessandro Cattaneo, l’ex sindaco di Pavia, attuale consigliere comunale e responsabile della formazione degli amministratori locali azzurri, detta le linee guida del candidato ideale di Forza Italia. Non è mai inutile ricordare che lui e alcuni candidati del partito berlusconiano alle elezioni comunali pavesi del 2009 e del 2014 sono presenti nelle carte dell’Inchiesta Infinito, dalle quali risultano rapporti, più o meno stretti, con Pino Neri, capo dell’ndrangheta in Lombardia, condannato a 18 anni di carcere, e Carlo Chiariaco, condannato a undici anni per concorso esterno in associazione mafiosa.  Nelle sue parole, oltre a tradire una incoerenza di fondo con la sua storia politica ci sarebbe da riflettere se, a queste parole, egli ci creda davvero oppure prenda in giro i suoi amici di partito e i cittadini italiani. Egli si augura infatti presidenti che non siano espressione dei soliti potentati locali come fu lui, in effetti, nel 2009 quando Abelli, che a testimonianza della sua sobrietà e scarsa rilevanza in campo politico veniva chiamato “il Faraone”, lo impose, non senza qualche mal di pancia dei suoi, come candidato sindaco dell’ex Pdl e di tutto il centrodestra. Una coerente incoerenza che poi lo ha portato a scaricare Abelli in occasione dei guai giudiziari della moglie. A proposito di potentati locali non ha esitato a stringere alleanze politiche con la famiglia Filippi che, negli ultimi due anni, è in gara con Berlusconi per il primato di indagini a loro carico.
“Valorizziamo le competenze”, quali? Non si preoccupò l’ex sindaco Cattaneo di controllare il curriculum degli uomini che gestivano l’ASM essendo lui il primo rappresentante dell’azionista di maggioranza dell’azienda?
Ancora più esilarante è il passaggio dell’onestà se legato al “sarà poi il presidente Berlusconi, fra le diverse possibilità, a compiere la scelta migliore”. Allora sì, il sigillo berlusconiano, fresco di quattro anni di condanna per frode fiscale non può essere che la garanzia migliore. Lo stesso Dell’Utri ha detto che, non appena sconta i sette anni di carcere per concorso esterno alla mafia, dirà anche lui la sua.
Conclude con “persone appassionate che da anni lavorano per Forza Italia senza chiedere nulla ne abbiamo davvero tante”. Il problema è se chiudono gli occhi, come ha fatto qualcuno, facendo prendere agli altri. Ma tanto poi decide Berlusconi, allora siamo tranquilli.

Il silenzio degli “innocenti”

16 febbraio 2015

Nessuno conosceva e aveva rapporti politici con Ettore e Luca Filippi.
E se i due raccontassero tutto?

di Marco Bonacossa

Ed eccoli i “partigiani della 25esima ora”. Spuntano come funghi dalle strade di Pavia e armati di tastiere e smartphone si uniscono in un sol grido: “l’avevamo detto”, seguito dal tradizionale “lo sapevano tutti”. L’arresto di Luca Filippi (nell’articolo di Giovanni Giovannetti trovate esattamente di cosa sia accusato), figlio del famigerato Ettore, ha aperto la corsa per la medaglia al merito di chi ha denunciato i misfatti del potere pavese. La verità è una sola: l’arresto di Luca Filippi è l’ennesimo risultato conseguito da chi negli anni, schifato dal marciume che stava rovinando la città, ha deciso di studiare le carte e di rivolgersi alla Procura, l’unico posto dove gli atti e le parole su probabili reati hanno un peso. Sui social network assistiamo ad un’altra corsa, parallela a quella sopracitata, dove partecipano quelli che erano alleati di papà Filippi. Tutti scattanti come centometristi olimpionici a dichiarare come con Ettore non avessero mai parlato, “forse una volta”, “si l’ho visto qualche volta, ma c’era anche altra gente”. Strano, perché Ettore Filippi, vicesindaco della giunta di centrosinistra firmata Capitelli e componente fondamentale della giunta di centrodestra, non ci risulta come un ectoplasma che si muoveva tra i banchi del consiglio comunale brandendo regolamenti urbanistici e agitando catene. Be’ forse le catene sì, ma non era ed è certo un fantasma. Lui come suo figlio Luca.
Ed infine ci sono gli altri: quelli che stanno zitti. Sono soprattutto i suoi ex compagni di merenda della giunta Cattaneo. L’ex sindaco Alessandro Cattaneo, il pupillo del partito di Berlusconi, Dell’Utri, Cosentino e Nicole Minetti, è un mitragliere continuo e spietato di critiche alla giunta Depaoli e dispensatore di “politica nazionale moderata” sulle reti televisive. Sono passate agli Annali della storia pavese la sua battaglia e le sue feroci critiche contro l’attuale maggioranza per la mancata festa di Capodanno senza la quale i cittadini si sono sentiti smarriti, persi, abbandonati. Non una parola, invece, sulle vicende di “Casa Filippi”, che poi riguardano anche lui e i suoi compagni di maggioranza che, fino ad un anno fa, stringevano le mani e ossequiavano Ettore e Luca. Prima le mani si stringono per convenienza e poi ci si volta dall’altra parte, a quanto pare. Perché sapevano, perché sanno e perché vale sempre quel famoso detto: mors tua, vita mea. Oramai, mi rivolgo a voi Ettore e Luca, siete politicamente sputtanati, perchè non parlate? Raccontateci tutti i magheggi, rapporti, intrallazzi politici ai quali avete partecipato o assistito. A questo punto muoia Sansone con tutti i filistei, che vi hanno scaricato. Tanto la prescrizione è breve e nessuno subirà un processo, tranquilli. Non siete d’accordo?
Un grazie lo voglio dire a chi, collezionando minacce, attentati e querele, ha opposto resistenza, non ha girato lo sguardo dall’altra parte e ha denunciato il malaffare e non crede a quella balla creata dalla classe politica che sui politici nulla si può dire fino al terzo grado di giudizio. La casta potrà pure aspettare, i cittadini, quelli onesti, hanno già capito. E da tempo.

Unicuique suum

3 gennaio 2014

Aggiungi un posto a tavola che c’è un mafioso in più…
da Pavia, Giovanni Giovannetti

Elencando i suoi incontri con il boss della ‘Ndrangheta Pino Neri, il sindaco Cattaneo ha mentito: non una, non due ma ben tre volte. La prima, negando di averlo mai conosciuto; la seconda, riferendo di averlo incontrato “forse” in una occasione (al processo milanese alla ‘Ndrangheta ha poi dovuto ammettere un secondo incontro). Ma di questi incontri se ne riscontrano almeno tre: il 7 giugno 2009, la notte della vittoria, il neoeletto sindaco invitò personalmente Neri ad un selezionato brindisi per festeggiare l’elezione.

Un tale, assai noto in città, si è sentito diffamato da un mio articolo dell’agosto scorso, tanto da querelarmi. Dovendo porre mano ad una “memoria” difensiva, controvoglia ho affrontato il ripasso dei corposi faldoni dell’inchiesta Infinito e relativi processi. In particolare le pagine sul rapporto tra criminalità organizzata e pubblica amministrazione pavese. E a quel tale mal gliene colse, poiché una più attenta lettura comparata delle carte processuali sta rivelando dettagli e collegamenti o dimentichi o inediti. E su alcune di quelle pagine sarà opportuno tornare da questo blog nei prossimi giorni: giorni in cui gli amici degli amici si dispongono alla riconferma istituzionale, candidandosi nuovamente alle vicine elezioni amministrative o a occupar poltrone nel sottogoverno cittadino. Giorni di allarmante restaurazione. Da dove partire col ripasso? Dal vertice. Poiché, si sa, il pesce puzza dalla testa.
Maggio 2009. L’inconsapevole futuro sindaco Cattaneo è più volte gradito ospite del capo della ’Ndrangheta lombarda “compare Pino”, accompagnato dal tradizionale nonché benaugurante “taglio della caciotta”. All’incontro con gli amici degli amici, lui ci andò insieme al comune conoscente Francesco Rocco Del Prete, uno tra i più solerti fiancheggiatori del giovane candidato. Il 5 luglio 2012, deponendo al processo milanese alla ’Ndrangheta, per la prima volta Cattaneo deve ammettere gli incontri: a casa di Neri «eravamo una dozzina, una quindicina di persone (more…)

La maledizione di San Siro (atto secondo)

15 dicembre 2013

da Pavia, Giovanni Giovannetti

Nel celebrare il 9 dicembre – festa del patrono – il sindaco Alessandro Cattaneo si è rappresentato munito di slides. Tra i più luminosi meriti che lui e l’attuale pubblica amministrazione si ascrive brilla la «riapertura della Cattedrale», accompagnata da quella del «nuovo San Matteo e Cnao» e dello «Iuss», ad affiancarsi all’«accorpamento Tribunali a Pavia». L’elenco dei brillanti risultati conseguiti prosegue con – alla lettera – «Palazzo Vistarino» (?) e «Ticino e Castello visconteo» (??). Infine troviamo il «Tavolo permanente prevenzione dipendenze», «Santa Chiara» o Clara e il «Piano di governo del territorio». Soffermiamoci almeno su queste ultime tre “perline”.

Tavolo permanente prevenzione dipendenze

Nell’ottobre 2012 è finalmente approvato il Regolamento comunale su gioco e ludopatie, ma a danno ormai fatto, preceduto da nuove licenze e trasferimenti d’esercizio. Meglio tardi che mai, si dirà; anche se una delle più ampie sale gioco cittadine ha sede nell’ex mercato coperto, sotto la centralissima piazza della Vittoria, in locali di proprietà del Comune; anche se – molti mesi dopo il corteo anti-slot del 9 giugno 2012, con vescovo e sindaco in prima fila – le pensiline e gli autobus del trasporto pubblico ancora ospitavano le pubblicità del gioco d’azzardo.
Giocatori incalliti o Pavia quale base elettiva del riciclaggio? Comunque sia, la dipendenza dal gioco qui traspare per ciò che è: una patologia. Come le tossicodipendenze, è una servitù psicologica dagli elevati costi sociali (indebitamento, insicurezza diffusa, devianza giovanile, ecc.) su cui lucrano un po’ tutti, dalle mafie allo Stato.
A Pavia ha sede Royal Games di Germano Bernardi, una delle aziende leader nel settore, di cui è dirigente il consigliere comunale Giovanni Demaria (Rinnovare Pavia), fiero sodale del sindaco “anti-slot”. (more…)

La maledizione di San Siro

10 dicembre 2013

da Pavia, Giovanni Giovannetti

Silenzio, parla Cattaneo. E dai giornali rimbalza il suo verbo biforcuto, senza che uno, uno solo dei fogli locali sappia spingersi oltre la mera cronaca, oltre la menzognera messinscena. E dire che basterebbe saper leggere, oltre che scrivere.
Ad esempio, leggere il Bilancio comunale. Secondo Cattaneo (e secondo il quotidiano locale), «Dal 2009 ad oggi ci sono stati 10 milioni in meno di trasferimenti dallo Stato (-41 per cento), abbiamo ridotto l’indebitamento da 53 a 22 milioni (-58 per cento), tagliato le spese del personale da 25 a 23 milioni (-10 per cento), quelle per i dirigenti da 2 a 1,6 milioni (-18 per cento). Abbiamo abbattuto dell’80 per cento i costi di consulenze e spese di rappresentanza». Insomma, Cattaneo sarebbe un vero fenomeno circondato da fenomeni.
Sarà, ma ritroviamo la provincia di Pavia al 66° posto per qualità della vita (quel che più conta), ed è il capoluogo a tener bassa la media, ultima tra le città del nord insieme a Imperia, terz’ultima allargando l’orizzonte al centro-nord.
E non andremmo al primo posto nemmeno al sud e isole, poiché (stando all’indagine del “Sole 24 Ore”) figuriamo dietro Nuoro, Ogliastra, Oristano, Sassari (effettivamente, tolta la Sardegna saremmo primi: la prima città e provincia del “meridione” d’Italia).
E il tracollo morale ed economico nonché politico lo si può cogliere anche leggendo il Bilancio comunale (sarebbe sufficiente aprirlo, cari “colleghi”). Leggiamo: la pubblica amministrazione pavese si concede un avanzo di amministrazione di 42,5 milioni di euro, 8 dei quali accantonati nel 2012. Per la precisione, a fronte di entrate per 99,5 milioni (60 in tributi; 7,5 in trasferimenti; 27 in proventi; 5 in alienazioni e contributi) si sono avute spese per 91,5 milioni (81 in spese correnti; un risicato 1,5 in investimenti e 9 andati in rimborso prestiti).
Ancora più sorprendente il mancato utilizzo di fondi comunitari (non un euro nel 2012), a cementare la totale assenza di una qualche idea di città.
Aumenta il benessere? No, è aumentata la pressione finanziaria, ovvero i proventi e i tributi sui servizi (1.274 euro a cittadino: +24 per cento rispetto al 2011; +67 per cento sul 2010). Aumenta anche quella tributaria: 875 euro a cittadino (+17 per cento sul 2011; +76 per cento sul 2010).
Nondimeno sono aumentati anche i costi di alcuni servizi: ad esempio, le rette degli asili nido (2.311 a bambino: 25 per cento in più rispetto al 2011; 24 per cento rispetto al 2010) o le mense scolastiche, portate a 7,31 euro: il 18 per cento in più rispetto a un anno fa.
La manovra ha consentito al Comune incapace un attivo di 9 milioni nel cosiddetto “patto di stabilità”… fissato in 6! e sono 3 milioni di euro in esubero sottratti agli investimenti, soldi gettati, che non verranno mai più rimessi in circolo. Morale: il “patto di stabilità” l’hanno infine pagato i cittadini: più tasse, più cari i servizi.
Per tacere di welfare locale, salute, ambiente e monumenti: ambiti entro cui questi 3 milioni gettati alle ortiche sarebbero tornati assai utili. Ma non ditelo all’incapace primo responsabile della deriva cittadina, quel Pupo intento a disegnare strumenti urbanistici devastanti per il centro storico, applaudito da cementificatori, affaristi, immobiliaristi e faccendieri; a coprire i ladroni Asm, loro sì ben tutelati; a solidarizzare con signore incarcerate, perché dedite al riciclaggio nei paradisi fiscali; a pasteggiare con mafiosi e amici dei mafiosi, come ha rivelato l’inchiesta antimafia “Infinito”. E non ditelo nemmeno agli inconsapevoli che, ancora, si prestano a fare da cassa di risonanza all’imberbe telegenico: la vera “maledizione di San Siro”.

Premiopoli Asm. Ladroni a casa nostra

26 ottobre 2013

L’esposto di Insieme per Pavia alla Procura sulla Premiopoli pavese in Asm. Mentre in città molte famiglie faticano a pagare l’affitto e le utenze di gas luce e acqua (non pochi sono ormai costretti senza il gas; e per l’allacciamento o il riallacciamento si pagano centinaia di euro, per tacere dei disservizi) lorsignori, in diarie e premi, di euro ne ladrano centinaia di migliaia. Sono soldi dei pavesi. Viaggiano a sbafo su pubbliche auto di grossa cilindrata, da loro privatizzate. Pernottano in alberghi cinquestelle. Usano indebitamente la carta di credito aziendale, lavorando si e no otto ore settimanali e non giornaliere. Spendono in un solo pasto ciò che per molti è il budget della spesa settimanale. Bello stomaco.

Al procuratore della Repubblica di Pavia
Piazza del Tribunale, 1
Pavia

Dal 19 ottobre 2011 a oggi i membri del Consiglio di amministrazione di Asm (presidente, vicepresidente, consiglieri) e il direttore generale di Asm si sono raddoppiati gli emolumenti in forma di “rimborso spese” mensili. Per la precisione, il presidente Giampaolo Chirichelli si «riconosce» 2.500 euro al mese in rimborsi forfetari (30.000 euro l’anno in aggiunta a 37.170 annuali – dato 2012 – già a sua disposizione); il vicepresidente Vittorio Pesato 2.000 mensili, mentre i tre consiglieri possono confidare su 1.500 mensili a cranio (da sommare al compenso annuale di 13.500 euro). Illecito, poiché questi esborsi pertengono all’ignara Assemblea dei soci e non al Cda (nello Statuto di Asm – “Poteri dell’assemblea”, art. 1 comma “e” – leggiamo che l’Assemblea dei soci – e non il Cda – «determina ai sensi di legge i compensi, i rimborsi spese e le indennità di missione del Presidente, del Cda e dei Consiglieri»); in particolare nulla sapeva il socio di maggioranza Comune di Pavia (il sindaco Alessandro Cattaneo: «non ne so nulla, sono decisioni del Cda di Asm» – “La Provincia Pavese”, 10 agosto). Fra l’altro Chirichelli e Filippi – i due maggiori beneficianti beneficiati – sono stati eroici. Dai loro “report” si ricava che per oltre due anni hanno lavorato ogni singolo mese, luglio e agosto inclusi.
Gli altri sottoscrittori sono: Marco Bellaviti (ora assessore comunale all’Urbanistica, in Asm gli è subentrato Graziano Leonardelli), Luca Filippi, Alberto Pio Artuso (a Pesato è poi subentrato Matteo Mitsopoulos). Forfait di 1.500 euro mensili anche per il direttore generale Claudio Tedesi. (more…)