Posts Tagged ‘Beppe Grillo’

Rispetto

14 ottobre 2013

di Fabrizio Bocchino *

Ai subgaranti New age che tuttora teleguidano il M5S, l’ultimo acido sembra andato di traverso: i morti di Lampedusa? «l’ipocrisia del momento sul tema immigrazione»; i parlamentari favolevoli alla cancellazione di “Bossi-Fini” e reato di clandestinità? «dei dottor Stranamore, in Parlamento senza controllo»; “Il Fatto Quotidiano”? «ha sostituito l’”Unità” come organo del PD (menoelle, ndr)». Fortunatamente tra i Cinquestelle c’è anche altro, a Roma e nel Paese. (G. G.)

Due post. Due errori. Un unico filo conduttore. Ieri giocavamo a fare i piccoli onorevoli, oggi siamo i dottor Stranamore senza controllo. L’uno è figlio dell’altro. E lo avevamo pure detto già alla prima occasione che quella era una strada senza uscita. Non siamo stati ascoltati, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un movimento sbigottito, confuso, diviso, proprio in un momento della sua vita in cui dovrebbe essere lucido, compatto, con una chiara visione del mondo. Fra i due post, in mezzo, ci siamo noi.
Noi portavoce che tra mille difficoltà e con grande serietà, tutta la settimana, lontano da casa e dagli affetti, cerchiamo di realizzare un programma o, più spesso, cerchiamo di emendare programmi fatti da altri avvicinandolo a quello nostro. Non da soli, si badi. Ma ascoltando quanti più attivisti, associazioni e portatori di interessi possibili raggiungibili con le nostre forze. È quanto è avvenuto nel caso di quell’emendamento, che ci ha fatto fare un passo in avanti nella direzione di un Paese civile, un emendamento di cui vado fiero come appartenente al gruppo M5S.
Ed in mezzo ci siamo anche noi attivisti che con altrettante difficoltà e serietà, tutti i giorni per strada cerchiamo di rispondere a domande su problemi che non abbiamo generato noi. Aspettando una piattaforma che sembra non arrivare mai. Per consultarci sul reato di clandestinità, certo. Ma anche sul tornare al voto col porcellum. Perché anche questo è un grande tema, e non si può consultare la rete un giorno sì ed uno no.
Si può rimediare? Certo che si può. A tutto c’è rimedio. C’è in programma una riunione con Grillo questa settimana. Ci si confronterà. E ripartiremo più forti di prima. Ma ci dovrà essere un cambiamento di direzione. Ci dovrà essere più rispetto reciproco e più chiarezza sul ruolo di ognuno. E, soprattutto, non ci dovrà essere un terzo errore.

* Senatore, M5S

L’articolo che segue – molto chiaro – è uscito su “Repubblica” sabato 12 ottobre.

Grillo, Casaleggio e la malapolitica  di Curzio Maltese

Per una volta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio possiamo dire soltanto grazie. Con il loro post, ormai giustamente famoso, sul reato di clandestinità i fondatori del movimento 5 stelle hanno infatti disvelato i meccanismi della disastrosa Seconda Repubblica e della mala politica italiana molto meglio che in centinaia di comizi. Trattandosi di persone geniali, sono bastate loro due righe. (more…)

Clandestinità

11 ottobre 2013

di Giovanni Giovannetti

«Se alle elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». Lo ha detto Beppe Grillo, con buona pace della ragione, dell’interesse nazionale e di ogni residuo di idealità, in linea col più becero-populista-opportunista leghismo sedimentato nel maroniano “pacchetto sicurezza” che, il 24 aprile 2009, introdusse l’odioso reato di immigrazione clandestina (clandestino diventava anche chi non poteva più disporre del permesso di soggiorno).
Maroni. Lo ricordate? Nel 2008, quando era ministro degli Interni, introdusse le impronte digitali ai bambini Rom. Per la parte relativa ai migranti, il suo pacco o “pacchetto sicurezza” venne anche condannato dalla Corte europea dei diritti umani. Anni in cui un comico genovese, in empatia o in concorrenza con Lega e ministro, dal suo blog già arringava i fedeli a credere obbedire e combattere i Rom, cazzeggiando di «sacri confini della Patria che la politica ha sconsacrato», di «immigrazioni selvagge» paragonate a un «vulcano, una bomba a tempo che va disinnescata», di «un Paese che scarica sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di Rom della Romania che arrivano in Italia». (more…)

Solo cazzate?

11 luglio 2013

non diciamo cazzate…

Il ritorno del Grullo

10 Maggio 2013

di Giovanni Giovannetti

Abbiamo da poco lasciato Beppe Grillo intento ad arringare i fedeli a credere obbedire e combattere i Rom, scrivendo di «sacri confini della Patria che la politica ha sconsacrato», di «immigrazioni selvagge» paragonate a un «vulcano, una bomba a tempo che va disinnescata» e altre balle paranoiche da lui condivise con la destra più forcaiola, ed eccolo nuovamente librare il suo svettante nanismo contro il diritto di cittadinanza agli stranieri, in particolare contro il diritto dei minori nati da noi a sentirsi “anche” italiani. E minaccia referendum, subito applaudito da La Russa.
Caro Beppe Grillo, mavadavialcù. In Italia vige lo Ius sanguinis, ovvero la cittadinanza si può acquisire solo per matrimonio o con 10 anni di residenza (5 per i rifugiati, 4 per i cittadini Ue) oppure, per i nati in Italia, qualora la cittadinanza venga richiesta tra il diciottesimo e il diciannovesimo anno, a patto che alla nascita siano stati immediatamente registrati all’anagrafe (con buona pace per i figli degli “irregolari”) e abbiano abitato in Italia senza interruzioni: «un sistema anacronistico» avverte Maurizio Ferrera sul “Corriere della Sera” del 10 febbraio 2013 «ingiustamente punitivo oltre che irragionevole sul piano economico, politico e sociale».
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Gaia 2054

28 marzo 2013

Il mondo secondo Casaleggio
di Giovanni Giovannetti

Il vuoto politico e l’incapacità di incontrare chi è più toccato dalla crisi sembrano minare lo stesso principio di democrazia. Invocare l’“uomo forte” ormai non pare un tabù, e qualcuno già si dispone a occupare quello spazio: i partiti politici? Sono «tutti ladri». I sindacati? Complici degli affaristi e di un governo di «nani e mignotte, puttanieri e ruffiani, guidato dalla Camorra e dalla P2». La democrazia? «Sta fallendo, meglio la dittatura». Dittatura? «Sì, dittatura, una dittatura democratica…» Democrazia totalitaria à la Rousseau? Settecentesco totalitarismo messianico à la Robespierre, o Saint-Just, o Babeuf? No, sono parole di Beppe Grillo, intervistato a Pavia nel maggio 2009 poco prima di un suo comizio: a Pavia e nel Paese saremmo tutti ladri e corrotti, con la benemerita eccezione di quelli certificati da lui medesimo, il messianico e razzistoide tenutario della verità rivelata che – dal suo blog – arringa i fedeli a credere obbedire e combattere i Rom, scrivendo di «sacri confini della Patria che la politica ha sconsacrato», di «immigrazioni selvagge» paragonate a un «vulcano, una bomba a tempo che va disinnescata», di «un Paese che scarica sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di Rom della Romania che arrivano in Italia».
Grillo parla di rivoluzione e pratica la normalizzazione. Non è incendiario ma pompiere; parodizza il conflitto politico e sociale, facendone l’alveo di decantazione della radicalità rivoluzionaria in fieri poiché priva di un movimento di riferimento: «un frame semplicistico e consolatorio, che rimuove le contraddizioni, non tocca le cause della crisi e offre nemici facili da riconoscere» (Wu Ming, “il Manifesto”, 1° marzo 2013)
Come Mussolini, almeno uno tra i copywriters di Grillo deve aver letto Psicologia delle folle di Gustave Le Bon. (more…)

Fuori, sì, ma di testa…

17 marzo 2013

di Giovanni Giovannetti

Fatico a crederlo. Dal blog di Beppe Grillo, a firma del medesimo: «Nella votazione di oggi per la presidenza del Senato è mancata la trasparenza. Il voto segreto non ha senso, l’eletto deve rispondere delle sue azioni ai cittadini con un voto palese. Se questo è vero in generale, per il Movimento 5 Stelle, che fa della trasparenza uno dei suoi punti cardinali, vale ancora di più. Per questo vorrei che i senatori del M5S dichiarino il loro voto. Nel “Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento” sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato:
- Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S.
 Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze».
Che significa «rispondere delle sue azioni»? Ai cittadini, come leggiamo nella Costituzione, o al genovese? Che significa trarre «le dovute conseguenze»? Significa essere fuori dal movimento, e solo perché – dopo un accorato invito di Salvatore Borsellino, assai vicino ai Cinquestelle – alcuni di loro in coscienza hanno scelto quale presidente del Senato uno come l’ex capo della Direzione nazionale antimafia Pietro Grasso e non l’amico dei mafiosi Renato Schifani.
Dal suo profilo su Facebook, l’amica Iolanda Nanni, neoeletta al Consiglio Regionale lombardo, con accorato incanto rimarca una cosa ormai ovvia e altrettanto vera: «se oggi abbiamo una Presidente della Camera e un Presidente del Senato fuori dagli apparati di partito, una donna e un uomo che si sono contraddistinti per un forte impegno civile, questo è merito del M5S che ha costretto il PD a effettuare una scelta radicale verso la società civile, fuori dalle lobby partitiche. Questo però è solo un primo passo. Ne dovranno fare ancora tanta di strada per poter trasformare il Parlamento nella “casa della buona politica”. Noi siamo lì dentro per insegnarglielo e continueremo a costringerli a fare scelte giuste per il Paese e al servizio dei cittadini, senza scendere ad alcun compromesso con i partiti. Noi non molleremo!».
Occhio Iolanda, di questo passo rischi di trovarti “fuori linea…”

Democrazia senza partiti?

4 marzo 2013

di Gad Lerner

Lo ripropongo, nel caso che localmente a qualcuno nel Partito democratico sia sfuggito (spero di no): il «MoVimento 5 Stelle porta nelle istituzioni significative rappresentanze del solidarismo comunitario cresciuto in numerose vertenze territoriali, incomprese e respinte dalla forma-partito. Uno spirito civico, un’idea di pubblico, una spinta partecipativa che la politica non ha saputo riconoscere … L’errore madornale del Pd è stato quello di proporsi la conquista di un voto moderato del tutto esiguo, anziché farsi interprete della radicalità delle questioni etiche e sociali esplose nella Grande Depressione. 
Salvaguardare il Partito democratico dal concreto pericolo di demolizione implica quindi una relazione aperta con il nuovo movimento anti-partito. Fino ad aprirsi alle sue istanze partecipative che imporranno al Pd un ricambio generazionale e culturale del gruppo dirigente, oltre che una profonda mutazione organizzativa e di stili di vita»

Proteso a realizzare il suo obbiettivo dichiarato – cioè una democrazia senza partiti – Beppe Grillo ha garantito ai suoi elettori che, tanto per cominciare, questi partiti fra sei mesi non ci saranno più. Magari stroncandoli in un nuovo passaggio elettorale, che appare sempre più probabile. Ieri i neoeletti rivoluzionari 5 Stelle hanno avviato i preparativi per aprire il Parlamento «come una scatoletta di tonno», all’apparenza incuranti della drammaticità del momento. Lui medita, soverchiato dall’immensa responsabilità che gli tocca. Ma finora, dall’esterno, ha concentrato la sua vis polemica nel tentativo di frantumare l’ultimo partito che in Italia mantiene una significativa struttura nazionale, cioè il Pd. Altro che dialogo, collaborazione, alleanze. Grillo non demorde: Bersani è «fuori dalla storia»; e «quando si aprirà la voragine del Monte dei Paschi di Siena forse del pdmenoelle non rimarrà neanche il ricordo».

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Puttana a chi?

6 novembre 2012

Di Beppe Grillo, della banda Casaleggio e del grillismo più ottusamente servile penso tutto il male possibile; dei grillini che conosco penso tutto o quasi tutto il bene possibile. E trovo raggelante la pubblica testimonianza di Federica Salsi, consigliera comunale di Bologna, di seguito ripresa integralmente (G. G.)

Ringrazio la collega Borgonzoni e le centinaia di persone che mi hanno espresso solidarietà e vicinanza in questi giorni. Le ringrazio una per una con grande affetto. E vi assicuro sono state tante.
Fughiamo qualche dubbio: Io non mi devo candidare in Parlamento o riciclare da nessuna parte. Sono consigliera comunale e sono stata consigliera di quartiere per qualche mese prima delle dimissioni del Sindaco Delbono. Sono quindi al secondo mandato. E non ho bisogno di un lavoro, ce l’ho da anni. Se il sindaco Merola si dimettesse oggi stesso io domani siedo nel mio ufficio di sempre. Non faccio tutto questo per secondi fini o mire ma perché il nostro movimento maturi. E questo dato, visti i numeri che i Movimento sta esprimendo, è degno di interesse pubblico collettivo. Il mio caso può essere un esempio importante da conoscere. (more…)

Beppe Grillo è razzista?

23 gennaio 2010
L’ambigua doppia morale che separa l’ambientalismo dai diritti umani
di Giovanni Giovannetti

Rosanna Trespidi del settimanale “Il Lunedì” ha raccolto per il suo giornale alcuni pareri sull’indecente proposta dell’assessore provinciale di Pavia Angelo Ciocca (Lega Nord) di «mettere un limite al numero di residenze di immigrati per ogni comune», e si presume che per limite l’assessore al lavoro intendesse almeno quello della manodopera necessaria in loco. Ovviamente contrari molti degli intervistati, contraria la “grillina” cinquestelle Jolanda Nanni che, singolarmente, si è anche detta «favorevole ad una programmazione degli ingressi, a livello nazionale e internazionale» a misura di «esigenze e opportunità occupazionali presenti e possibili nelle comunità ospitanti». In sintesi: Ciocca propone «un limite al numero di residenze di immigrati per ogni comune»; Nanni vuole ingressi a misura di «esigenze e opportunità occupazionali presenti e possibili nelle comunità ospitanti». Dove sta la differenza? «Comunità ospitanti»? Per l’uno e per l’altra gli immigrati non sono persone ma braccia: una speculare visione oggettivamente razzista che ignora la “globalizzazione degli uomini” e il «divario sempre più crescente tra Paesi ricchi e Paesi poveri», quello che «spinge milioni di persone verso l’ignoto pur di uscire da una condizione di miseria», divario sottolineato, fra tutti gli intervistati, dalla sola Vanna Jahier.
Il leghista Ciocca e la grilla Nanni unti nella lotta? Ho provato a chiedere ai cinquestelle chi o cosa li rendeva tanto economicisti e filoleghisiti quanto culturalmente lontani dall’antirazzismo, tanto da far prevalere le ragioni del mercato sul rispetto della persona e del lavoratore (entro quella prassi che alimenta lo sfruttamento e la negazione dell’umano, come ha scritto Stefano Rodotà). Hanno risposto che non di economicismo si trattava ma di «pragmatismo», giacché «è una utopia pensare che gli italiani e gli altri Paesi del primo mondo siano tanto accoglienti da ridurre tutti il proprio tenore di vita per accogliere i poveri di altri Paesi». Quasi un plagio del prosaico verbo legaiolo dello stesso Ciocca, quando (alla peggio stupidità non c’è mai fine) intrepidamente denuncia l’assalto dei manovali e dei muratori stranieri al benessere degli italiani in «cantieri in cui costituiscono la percentuale più elevata rispetto ai lavoratori italiani» e altre simili amenità. A fronte di un tale drammatico «pericolo», secondo loro andrebbe sollecitato il «pragmatismo» delle «comunità ospitanti» subordinando gli ingressi alle «esigenze e opportunità occupazionali presenti e possibili» (grilli), per non correre il rischio di trovarci un giorno con «più Tariq e Mohamed e meno Carlo e Roberta» (Ciocca). Come si noterà, invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia, e i conti tornano.
Torna anche il clamoroso ribaltamento della realtà. Inutile enumerare manovali, muratori, badanti, mungitori e tanti altri lavoratori stranieri (ovvero il 9 per cento del Pil e 3,7 miliardi di euro in tasse; mestieri che non trovano italiani disponibili) per i quali lo Stato spende circa 1 miliardo, incamerando un saldo positivo di 2,7 miliardi di euro.
Inutile segnalare 4 milioni e mezzo di «poveri» immigrati che in Italia, producono ricchezza per 96 miliardi (nero escluso).
Inutile persino ricordare che sulle spalle di questi uomini e donne grava in parte la salute un tempo malferma dell’Inps (è anche merito loro se i conti della previdenza sono tornati in attivo, ben oltre la media europea) che senza gli immigrati non saprebbe come pagare la pensione ai nostri anziani, peraltro affidati a oltre 1 milione e 500mila badanti (quasi il doppio dei dipendenti del sistema sanitario nazionale) delle quali l’80 per cento lavora in nero.
Inutile nominare 150-170 immigrati che in Italia ogni anno muoiono sul lavoro, immigrati che sono il 6,7 per cento della popolazione, quando la percentuale dei “loro” morti o sul lavoro o andando al lavoro sale al 14,5 per cento: più del doppio! Tutto questo è inutile, perché, secondo i grulli del Grillo l’accoglienza sinonimo di meticciato e di società multietnica «è una utopia» nonostante siano gli immigrati a garantire a noi un più elevato tenore di vita!
Ambigue smagliature dovute all’eccesso di trasversalità oppure consapevole ipocrisia populista, innervata dal fondamentalismo? Grullini razzisti camuffati? Non tutti i grilli sono grulli e razzisti (ad esempio il vogherese Francesco Rubiconto, ma sui pavesi la mano sul fuoco non la metterei…), ma il caudillo genovese è notoriamente uno specialista nel separare diritti umani e ambientalismo, e lo si è visto quando il 6 ottobre 2007 dal suo blog  ha arringato i fedeli a credere obbedire e combattere i Rom, scrivendo di «sacri confini della Patria che la politica ha sconsacrato», di «immigrazioni selvagge» paragonate a un «vulcano, una bomba a tempo che va disinnescata», di «un Paese che scarica sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di Rom della Romania che arrivano in Italia». Quali «problemi»? Le tanto reclamizzate violenze e stupri attribuite ad una etnia colpevole in quanto tale? Nel 20,2 per cento dei casi di violenza denunciati (ovvero il 43 per cento dei casi segnalati) lo stupratore è l’italianissimo marito della vittima; nel 23,8 per cento il colpevole è un amico; nel 17,4 per cento è il fidanzato; nel 12,3 per cento è un conoscente. Soltanto nel 3,5 per cento dei casi il colpevole è un estraneo. Insomma, come ha rilevato il Procuratore di Verona Guido Papalia, «Oramai uccide più la famiglia che la mafia». «Decine di migliaia di Rom»? I Rom immigrati in Italia dalla Romania sono circa 30mila, bambini inclusi (e buona parte degli altri zingari sono italiani da oltre 7 secoli). Come dire che gli adulti rumeni di etnia Rom attualmente tra noi sono circa 15mila. Tutti delinquenti? Parrebbe di sì, a sentir loro.
Il 12 aprile 2007, di nuovo dal suo blog, il Grillo ragliante ha spostato la mira sui cinesi immigrati, invitandoli a «imparare la nostra lingua, sventolare la nostra bandiera. O andarsene». Posizione ribadita più e più volte. Ad esempio, su Webbe Grillo leggiamo che a Cagliari, in assemblea con i meetup sardi, il genovese ha sostenuto «a gran voce che l’immigrazione era un pericolo fuori controllo» e che bisognava «chiudere del tutto i rubinetti, trincerare i confini. Una buona parte della platea gli dava ragione [e] solo una dei presenti ebbe il coraggio di contraddire la dilagante esplosione di razzismo» (dal resoconto di Gaetano Luca Filice, accessibile in rete).
Un altro segnale lo si è avuto il 26 maggio 2009 al comizio pavese del comico genovese, quando Irene Campari, la «sua» candidata sindaco, dal palco provò a rivendicare il ‘proprio’ antirazzismo e il ‘proprio’ antifascismo, presto tacitata dal dispensatore genovese di ‘bollini blu’ ai pavesi, che si affrettò a sottrarle microfono e scena.
Che dire poi del silenzio di Grillo sugli articoli di legge razzisti e incostituzionali contenuti nel “pacchetto sicurezza” di Maroni (luglio 2009); che dire del ‘processo’ per antirazzism
o a Campari da parte di alcuni suoi fedelissimi, come lei stessa ha raccontato sul suo blog («“Perché sei stata dalla parte dei Rom?”, con la chiosa finale dopo il mio intervento: “È stata convincente?”»
Ancora a Pavia, nella primavera 2007, poco prima di un suo spettacolo, in diversi avevano sollecitato Grillo a segnalare la civile risposta umanitaria all’emergenza Rom alla ex Snia (oltre 200 persone abbandonate dalle istituzioni tra topi e tossine; e più di 50 bambini che si erano visti negare l’iscrizione alla scuola dell’obbligo). Un sostegno mai ottenuto. Motivo: il suo pubblico «avrebbe potuto anche non gradire». E si capisce: non sono i grillini che sono razzisti, sono loro che sono zingari.
Certo, il tema dell’immigrazione può risultare impopolare. Infatti chi ha mai visto uno solo tra i grulli locali scendere in piazza se non a chiacchiere in difesa dei diritti dei migranti, alla Snia o alla Grandina di Pieve Porto Morone, a Opera o a Fossarmato? Mai incontrati, nemmeno quando i diritti fondamentali erano negati a dei minori (scuola, salute, affetti). Grullini insensibili? No, la loro sensibilità si rivela quando è in gioco la stirpe italica, eccoli allora ritrovarsi solidali: giorni fa li abbiamo visti compartecipi (per qualche minuto) alla protesta dei lavoratori della cooperativa sociale ‘Unione per il lavoro’ a rischio di licenziamento. Gli ex operai Ne.Ca e Necchi non sono migranti negri negroidi o zingari; come ha scritto l’inossidabile Nanni, sono «cittadini pavesi».

I ragazzi venuti dalla Rete

27 luglio 2009
La “mappa del potere” che ramifica dietro Beppe Grillo
di Irene Campari *

Il 20 luglio ho ricevuto un invito ad un Meeting scientifico dedicato al modo in cui gli umani pensano lo spazio e il tempo e come lo potrebbe invece fare un computer. Vent’anni fa partecipai al primo incontro su quel tema, allora pionieristico, in Spagna nei pressi di Avila. C’era George Lakoff, linguista di Berkeley, diventato nel frattempo figura centrale del pensiero liberal statunitense. Ho declinato l’invito perché da allora ho preso un’altra strada e non sono più uno scienziato. Nella stesso giorno, mi è tornato alla mente un pomeriggio del luglio di quarant’anni fa, al mare, in Liguria, quando ho assistito alla televisione in bianco e nero, insieme a tutta la famiglia, all’atterraggio di Amstrong e Aldrin sulla luna. Ho avuto in quell’occasione unica un’esperienza di senso comune di fronte alla meraviglia dell’alieno che atterra su un satellite deserto e così ambìto; ho avuto  anche una precoce esperienza professionale con le tecnologie di Rete (dal 1985), i modelli cognitivi e con le riflessioni sull’omologazione culturale a cui si prestano, e per ciò altrettanto ambìti per riproporre quella meraviglia nella realtà della desolazione del mondo. L’andirivieni di quei pensieri si mescolava quel giorno ad altri mentre sbirciavo i quotidiani che riportavano le dichiarazioni della giovine Serracchiani sul suo Pd, i pamphlet su Grillo, il libro dedicato a Di Pietro (Il Tribuno), i dossier sulla crisi economica, i patinati depliant della greeneconomy e l’interessante saggio di Andrew Keen, Dilettanti.com, e un altro, ben più impegnativo, di Mauro Magatti, Libertà immaginaria – Le illusioni del capitalismo tecno-nichilista.

Allunaggio sulla Next economy

Da quando si è avuta percezione della natura e delle caratteristiche dell’epocale crisi economica – la peggiore dopo la Grande depressione –, il capitalismo è andato riallineandosi. Ciò che erano nicchie per ambientalisti integralisti – la greeneconomy – o dirimenti temi di etica della vita – le biotecnologie – stanno proponendosi come traghettatori del capitale da una sponda all’altra del profitto. Basta con l’occupazione di suolo per case, con le secche e gorghi del fallimentare immobiliarismo finanziario anni Novanta; il tenerlo in vita – insieme ai tradizionali mezzi di produzione, ai muratori e manovali in carne e ossa a rischio sindacalizzazione e morte per lavoro e magari di interesse di comitati antirazzisti – è un impegno lasciato al governo e alle vecchie classi dirigenti del vecchio capitalismo.
Il nuovo capitale deve trovare altro, recuperando, insieme all’immagine di cura per il pianeta, un ruolo diverso per le tecnologie informatiche rispetto a quello ricoperto nella vecchia New economy. Non sono scontati i nomi delle imprese in grado di dirigersi con autorità e competenza verso la nuova pasqua capitalista; in molti, già globalizzati, ci stanno però provando. È in corso una poderosa concorrenza per riconfigurare il gotha economico-finanziario tramite la Next economy. Con “next” si intende sia il processo di stabilizzazione delle società e delle governance mondiali, sia il futuro dei correlati politici e culturali. Siamo ad una nuova rivoluzione industriale che deve, per avere successo, darsi anche una dimensione politica e un orizzonte culturale. Il successo della combinazione di tutti quei fattori creerà profitti colossali. Un dato è certo: si dà ormai per scontato ciò che nei decenni precedenti era emerso invece come sciagura, almeno per i sinceri democratici: la subalternità senza scampo della politica all’economia. Subalternità accettata dai soggetti propugnatori della Next economy a tutti i gradi della scala in cui si collocano i portatori di interessi. Il conflitto di interessi in quanto tale non esisterebbe più, assorbito nella commistione integrale nel singolo individuo di dimensione politica, valoriale, professionale ed economica. Un esempio: il cittadino che lavora nel settore della biotecnologie può decidere di impegnarsi nella società civile in prima persona e tramite la Rete per fare lobby politica organizzando gruppi di pressione per ottenere la svolta nell’impiego di nuove tecnologie, propagandando la propria posizione come interesse verso la collettività, lo svecchiamento delle mentalità, della politica e dell’amministrazione. L’indubbia rilevanza e attualità dei temi (ambientali, ecc.) contribuisce a celare agli occhi della pubblica opinione i presupposti e la natura di quell’impegno e di quella partecipazione.
Circa la Next Economy, Carlo Pelanda Co-Direttore di GLOBIS dell’University of Georgia, e giornalista non certo marxista, scrive: «La “prossima economia”, pur essendo solo futuribile, va vista come un oggetto rilevante per le strategie aziendali  del presente». Energie rinnovabili, trattamento dei rifiuti, mobilità sostenibile, Information technology per il business, biotecnologie ed e.commerce, Web 2.0 (i socialnetwork) ne sono i capisaldi. Marxianamente chi possiede gli strumenti di produzione è il padrone, nella prossima era ne avrà il dominio chi li controllerà culturalmente, rendendo il medium più integrato possibile al messaggio. Pelanda aggiunge: «E la politica, nella maggior parte del pianeta, è lontana da questo. Soprattutto presuppongono un aumento dell’istruzione media utile a capire e a gestire il nuovo. Ma se il consumatore deve essere più cognitivamente capace, il produttore dovrà diventarlo dieci volte di più: l’operaio di domani dovrà sapere tanto quanto un ingegnere di oggi. Tutti questi fattori lasciano prevedere che il cambiamento sarà rallentato da una forte spugnosità sociale…». Beppe Grillo dal 2004 insiste affinché l’attenzione sulle tecnologie ambientali sia una priorità degli amministratori. Tre delle Cinque sue stelle sono dedicate alle strategie ambientali: rifiuti, energia, mobilità. Molti degli attivisti dei meetup operano in questi ambiti professionali o negli indotti. Il grado di istruzione di coloro che dovrebbero amministrare è  – sostiene Grillo in una recente intervista a Gian Antonio Stella – la laurea. Non però quelle conseguite prima del 1990. Ha affermato infatti, con sprezzo, che molti dei nostri amministratori hanno ottenuto un laurea trent’anni fa! La mia prima ne ha 28. Allora non c’era alcun corso di laurea di informatica (ho provveduto a rifarmi solo tre anni dopo) o in biotecnologie, non c’erano superspecializzazioni, e gli studenti erano molto politicizzati, partecipavano alle assemblee in carne ed ossa con nome e cognome, non con l’avatar di Second life. Anni interessanti, se non fossero stati anche di piombo. La Casaleggio e Associati (che coordina l’attività professionale e politica di Grillo, Di Pietro, ora anche di Travaglio, dei meetup e di tutto ciò che ruota intorno alle denunce del malaffare dei gruppi industriali e finanziari del vecchio capitalismo) è legata a contesti culturali, finanziari ed economici la cui mission esplicita è la tutela dell’ambiente, il risparm
io energetico, la gestione dei rifiuti, la mobilità sostenibile, l’e.commerce, l’Information technology ((Btm) for business, i social network. E tutto – interesse, partecipazione, discussione, scelta del capo, acquisti – ha un preciso rimando alla Rete e solo alla Rete. Qualche riflessione più approfondita non fa quindi male poiché considero ciò che è in atto qualcosa di piuttosto serio, da osservare con la dovuta attenzione e con adeguati strumenti di analisi.

La coda lunga e l’e.commerce

"La coda lunga" è il titolo di un saggio di Chris Anderson, direttore della rivista “Wired”. Anderson ritiene che la Rete sia l’unica chance rimasta al consumatore per continuare ad essere tale e immensamente libero. È un consumatore senza mediazioni che non siano i trasporti e le logistiche di immagazzinaggio della merce che ordina in Rete (l’e.commerce) e che ottiene poche ore dopo, in sacchi che l’impresa di spedizione lascia sopra o sotto le cassette della posta. I beni possono essere le mutande firmate o libri indistinguibili, da Kafka  ai Dvd di Grillo. Il consumatore della "coda lunga" potrà (dovrà?) non uscire di casa per costituirsi una biblioteca virtuale o un guardaroba reale. La catena dei beni deve apparire infinita; il consumatore deve avere l’impressione che un universo di oggetti, di byte che assumono la forma dei suoi desideri, siano alla sua portata per costi e mezzo di ottenimento: la carta di credito e il click. Zygmunt Bauman in Homo consumens ha descritto la psicologia del consumatore arrivato ad essere tale dopo aver vissuto qualche anno nella condizione privilegiata del cittadino. Ne ha descritto la solitudine davanti agli scaffali di un supermercato. Nella nuova era della Next economy, la solitudine sarà totale; nella "coda lunga" del commercio in rete il consumatore non incontra nessuno di coloro che avrebbe incontrato al supermercato e nemmeno ci andrà più, al supermercato: il commercio in rete lo dispensa dal movimento e dall’incontro. “La coda lunga” e la possibilità infinita di scelta virtuale di beni diventano l’apoteosi dell’e.commerce e di tutto ciò che in Rete si muove.
All’e.commerce Casaleggio e Associati ha dedicato i suoi ultimi sforzi di ricerca, con dossier e statistiche accurate in cui prevale l’opinione che il futuro del commercio stia tutto lì, e che solo sofisticatissimi art director e webmaster possano aiutare a creare ricchezza, permettendo al cittadino del “basso” di non uscire di casa. Per convincerlo ci sono di certo le statistiche dell’inquinamento atmosferico e le prospettive inevitabili della mobilità sostenibile: andare in bicicletta diventa un imperativo come lo stare davanti al computer. Così, oltre a soddisfare i desideri con un click, il cittadino "del basso" dà il proprio contributo alla salvaguardia del pianeta.  Se poi si insiste – e il programma diventa allora anche politico – Comune, Prefettura e Questura saranno portati a produrti certificati in rete, “senza che tu esca di casa”. E questa è chiamata "efficienza".
La mobilità sostenibile è cruciale per il successo dell’e.commerce, così come per la democrazia “dal basso”. Come vitale sarà non fare più il minimo accenno alla decrescita e ai negozi di vicinato, ai servizi nei quartieri e nei centri storici. Meglio qualche supermercato di media dimensione qui e là, piuttosto che qualche negozietto che attiri pensionati e ragazzi sotto casa a scambiarsi uno sguardo e due parole. L’interazione umana è dannosa per l’e.commerce e per le dittature democratiche. Dobbiamo essere a chilometro zero: ma solo noi, gli “utilizzatori finali”; perché le logistiche e i trasporti di merci saranno inevitabili, come  i lavoratori a basso costo della vecchia delocalizzazione globale. Grillo non ha mai fatto sua la teoria della decrescita di Latouche, della rilocalizzazione produttiva e il ritorno alle botteghe. Quando da consigliere comunale lo invitai in Commissione Servizi sociali insieme al dr. Montanari per discutere di nanoparticelle, disse che «addirittura» aveva visto ragazzi con le spille in faccia parlare di decrescita. Come a dire: quella la lasciamo agli alternativi che di capitalismo non capiscono un acca. L’e.commerce è un business già notevole per il volume di pubblicità veicolata tramite i socialnetwork. Da una indagine statunitense risulta che il 90 per cento dei blog al mondo è costituito da siti fittizi, dietro ai quali ci sono persone fittizie, che scrivono cose fittizie per procacciarsi qualche migliaio di euro tramite il numero di click effettuati sui banner pubblicitari. Sono non luoghi nel nonluogo della Rete, intorno ai quali si stanno costruendo intere comunità di individui che – opportunamente suggestionati e perso ogni riferimento con la verità dei fatti e delle idee – la usano e tengono in vita come strumento di pressione e propaganda commerciale. E come non devono più servire i luoghi di piccola distribuzione (e mediazione) commerciale, così devono apparire superflui i luoghi di rappresentanza istituzionale democratica, quegli spazi di mediazione e scambio in cui i cittadini non sono fittizi e hanno ancora un nome, un cognome e una faccia non confondibile con le molteplici identità generabili dalla rete. Con le quali è permesso mentire, manipolare la realtà, fare lobbing, difendere interessi inconfessabili sotto mentite spoglie, mentre con la faccia e nome reali si difendono contemporaneamente interessi o ideali opposti. Tutto ciò che separa o allontana il cittadino dalla Rete e ne impedisce la diretta corrispondenza deve essere tolto di mezzo o scoraggiato.

 La Rete e Web 2.0

Alle recenti “amministrative”, a Pavia sono stata candidata sindaco per una lista civica appoggiata da Grillo. Due giorni prima della chiusura della campagna elettorale, ho pubblicato sul sito della lista civica a Cinque stelle “Cittadini in Comune” la postfazione al saggio “Fuochi sulla città”, dedicato al pavese Festival dei saperi 2006, dal titolo “Asfissia etica”. Con una mail, il Gruppo mi ha fatto sapere che dovevo cancellarlo. Nel mio testo parlavo di autorefenzialità dei partiti e del coraggio di dire No, di indipendenza di giudizio, di Don Chisciotte… L’ho lasciato ben in vista lì dove l’avevo postato. Il programma elettorale doveva essere scritto da un autoorganizzatosi “Gruppo programma”. Cinque giorni prima della presentazione, insieme alla lista elettorale mi giungono otto pagine che illustrano le Cinque stelle e un riferimento alla Carta di Firenze. In tre giorni ho dovuto riscrivere il programma (diventato di tutti e diffuso “in pillole” firmate da altri) tarandolo sulla realtà pavese. La conoscenza dei luoghi e della loro riprogettazione, la qualità delle proposte realizzabili e autenticamente originali sembravano non contare. Contava invece l’omologazione delle proposte poiché risulta più facile non assumersi responsabilità conseguenti a scelte precise, ed è più semplice in tal modo “fare Rete” con realtà diverse.
Quest’ultima è strumento efficacissimo, ma distruttivo se controllato da interessi economici che traggono vantaggio dal fatto che chi frequenta la Rete non ha la consapevolezza dell’autentico significato di alcune parole chiave della civiltà: democrazia, dignità, eguaglianza e differenza, libert&
agrave;, rispetto, onestà intellettuale, identità e responsabilità individuali, memoria. Il berlusconismo ne ha già fatto scempio; il centrosinistra come sempre dà una mano (ricordiamoci la sicurezza e la paura percepita, e l’ambientalismo a colpi di autostrade). La massa degli spettatori novecenteschi, come li ha definiti Hannah Arendt, si rafforza come tale nell’attualità con la poderosa suggestione del farla sentire tutta composta da protagonisti della vita pubblica e del potere. Nella filosofia grilliana questa è l’essenza della “dittatura dal basso”. Con quel “basso” si liquidano però tutte le aristocrazie del sapere e del pensiero, le differenze vivaci e fondanti del pensiero diversificato, i conflitti vitali per la democrazia e per la sopravvivenza delle culture. Anzi, sulle personalità originali deve essere posto il controllo serrato dei Gruppi. La Rete, se opportunamente controllata, può arrivare – è questa l’ambizione – ad arrivare là dove nemmeno Berlusconi e Murdoch con le televisioni e l’acquisto di storiche case editrici si erano spinti: il controllo totale sulla qualità della conoscenza esaltando la mediocrità, l’istruzione tecnica per connettersi direttamente alla Rete, la disonestà intellettuale di chi è disposto a tutto pur di non svelare i retroscena dell’impegno, l’espressione delle carenze culturali suggellate come bellezza d’essere sé stessi. L’individualità è ridotta ad un bouquet di numeri di Ip anonimi che possono anche negarsi all’individuazione in Rete tramite proxy irraggiungibili. Un “cretino anonimo”, che copia e non capisce, è omologato ad un maitre a penser.
L’omologazione dell’individuo nella massa indistinta – che diventa folla partecipante nei comizi istrionici – è il fattore determinante dei modernissimi regimi autoritari generati via Rete. Tuttavia, in questa fase iniziale, l’istrionismo di piazza è ancora necessario al consenso. L’obiettivo è però quello di non averne più bisogno: la suggestione della democrazia diretta tramite la Rete, potrebbe rendere superflue le mediazioni popolari, così che anche i Grillo dovranno infine togliere il disturbo, come tutte le mediazioni.
Ma occorre rimanere in Rete il più a lungo possibile e trovare maschere di protezione. Una delle Cinque stelle grilliane è la “connettività”, che si ottiene tramite l’accesso alla banda larga per tutti. Questa va concettualmente unita alla “trasparenza”, l’altra stella, che non va intesa come legittima richiesta di partecipazione democratica, piuttosto come rappresentazione “spettacolare e mediatica”della scena istituzionale per delegittimarla. La ripresa dei Consigli comunali ha un duplice obiettivo: alimentare l’uso della rete, sollecitare l’indignazione che si smorza quando lo schermo si spegne (su quello di livestream, dal quale escono le immagini del Consiglio di Pavia, è comparsa la pubblicità – l’e.commerce). La comprensione di ciò che accade nel contesto politico e amministrativo conta poco; il controllo su chi capisce invece conta moltissimo. L’importante è che passi il messaggio che, in fondo, anche il Consiglio comunale è una istituzione inutile, così come lo sono, nell’universo di Grillo, le Province. In fondo basta qualche sondaggio in Rete per sapere cosa vogliano i cittadini “puri”, ed è sufficiente qualche banner pubblicitario per adeguare il cittadino virtuale al consumatore reale.
La maggioranza, che sia fittizia o calcolata su di una percentuale estemporanea, autorizza piccole azioni di gruppo anche per chi del gruppo non fa parte. Gran parte dei meetup esistono come siti (con interfacce in inglese tutte uguali) sui quali si incontrano pochissime informazioni, nessuna inchiesta, nessun affondo, ma tanti complimenti reciproci. I responsabili dei meetup, gli organizer, ho letto che pagano una quota mensile per essere tali. Si paga anche per essere semplice iscritto, come nei partiti. Sono piccoli socialnetwork omologati nel mondo del Web 2.0. Ad esempio, il meetup di Voghera è stato organizzato da Maurizio Benzi; ne è ancora il responsabile, così come lo è stato per quello di Milano. Benzi lavora stabilmente presso la Casaleggio e Associati di Milano. A nome suo è stato diffuso in Rete il comunicato stampa che annunciava la joint venture tra Casaleggio ed Ematics di Stamford, il 1° dicembre 2004. Lo stesso Benzi, diplomato a Pavia, ha lavorato in Webegg, la controllata di Telecom e poi al 50 per cento Finsiel e Olivetti, da cui provengono gran parte dei soci di Casaleggio. Telecom fornisce servizi di accesso a Internet: una banalità significativa. Benzi deve essere bravo nel suo mestiere, ha vinto anche dei premi sulle “Cyberidee” come Webmaster.

Next economy, post democrazia ed esoterismo

Molti in questi ultimi due anni si sono soffermati sul tipo di pubblicità che Casaleggio e Associati propongono, fatta di suggestioni esoteriche e mitologiche. Ho l’impressione, tuttavia, che la concretezza del business non sia mai stata in realtà persa di vista (ci mancherebbe, non sono una onlus).  Marco Canestrari (un esponente molto attivo dello staff di Grillo che è stato anche organizer del meetup pavese) lavora presso la Casaleggio e Associati, ed è stato organizzatore del meeting fiorentino dov’è stata presentata la Carta di Firenze (il programma amministrativo di Grillo). È quindi molto interessante sapere ciò che scrive Marco Canestrari sul suo blog (che non contiene alcun riferimento al comico genovese) circa la democrazia e la dittatura dal basso. Per esempio si legge: «Servono dei metodi di lavoro condivisibili da tutte le ideologie che riducano la distanza fra le esigenze dei singoli cittadini e i provvedimenti imposti dall’alto. La democrazia è in coma farmacologico. Tutti i cittadini del mondo devono decidere direttamente sulle questioni universali dell’uomo e devono avere accesso diretto alle informazioni. Non delegare la tua scelta: abolire i partiti e ragionare “a problemi”. Diminuire il potere dei Politici, diminuire i loro campi di scelta e le loro responsabilità a favore di scelte sempre più dirette. Equiparare i loro stipendi a quelli del pubblico impiego, evitare qualsiasi conflitto di interessi: Nessun potere sui Media o verso alcun Azienda». Ad una commentatrice rispondeva: «Vedi Eva, quello che sto cercando pian piano di far capire, (e non è affatto facile perchè è una cosa completamente nuova), è che l’unica soluzione che cambierà le cose sarà quella di avere un sistema dove nessuno ha più potere di un altro, dove cioè l’energia parte dal basso (sia la scelta che l’azione). Non è Utopia, la rete permette già delle strutture del genere, bisogna solo fare acquisire familiarità alle persone sugli strumenti che si possono utilizzare. In quest’ottica, non avremo più bisogno di cercare un "leader" senza individualismo, o “coerente”. Non dovremmo più occuparci di tutto ciò che ci può dividere. Il futuro è in questa direzione, è un processo obbligato, magari ci vorranno anni, magari ci saranno varie oscillazioni, ma infine l’energia si stabilizzerà in un punto di equilibrio, e quello attuale non è affatto di equilibrio. Qualsiasi pas
so che velocizzi verso questa direzione è benvoluto, indipendentemente dalle persone coinvolte, dalla loro coerenza o dal loro egoismo. Secondo me questi sono passi positivi: Si sta coinvolgendo il paese, si stanno disabituando le masse dalla passività, si sta diffondendo ad un minore coinvolgimento emotivo verso i partiti e più verso le "soluzioni". Sono tutti piccoli passi positivi. Spero pian piano si capisca quello che voglio dire, in maniera che si possa formare un primo nucleo di persone che ne colgano il senso e le implicazioni, in maniera di agire poi autonomamente con motivazione propria, senza attendere spiegazioni da qualcuno… Un sentito grazie per il tuo utile contributo, Marco Canestrari
».
Un piccolo problema sorge quando più in là Canestrari sostiene che non bisogna badare a chi contribuisce alla soluzione di un problema. Se una casa deve essere costruita anche un cattivo può portare il suo mattone. E mi chiedo, spero legittimamente, se per caso fosse un mafioso a portarlo quel mattone, cosa facciamo? Lo ringraziamo? (In Allegato 1 sono riportati anche i Dieci comandamenti del nuovo credo “Per liberare energia dalla rete e sfruttarla al massimo”, “Le soluzioni al capitalismo” e “La democrazia diretta mondiale”, tutti pubblicati sul blog di Marco Canestrari e quindi “creative commons”).

I fake citizen e la libera informazione

I fake citizen sono i cittadini fittizi, coloro i quali intervengono in rete lasciando commenti anonimi, o con nomi inventati, nei blog e nei social network che spesso servono i grandi gruppi di pressione economica. Sono coloro i quali aprono incessantemente migliaia di blog e siti al giorno, apparentemente con una utilità informativa, politica o di impegno, in realtà per manipolare l’informazione dirigendo l’opinione pubblica della rete verso un indirizzo di pensiero o un prodotto. Sono molto funzionali all’e.commerce, poiché le società che fanno pubblicità o vendono in Rete pagano i gestori di quei blog un tanto al click sui loro banner. All’uopo si costituiscono anche fittizie comunità di “cittadini” che fintamente si riuniscono in un comitato in Rete con lo scopo di parlar bene di un prodotto e male di quello concorrente. L’anonimato della Rete lo permette. Il fenomeno è descritto limpidamente nel volume di Keen, Dilettanti.com. Del resto siamo in un contesto che ha fatto grande pubblicità a Second life; è noto come sia Grillo che Di Pietro abbiano il loro avatar in Second life. Dietro la «democrazia dal basso», quella che secondo i nuovi cavalieri della Tavola rotonda e del portatile di ultima generazione, si potrà esplicare solo tramite la Rete, sono spontaneamente ammessi anche i fake citizen: il carnevale tutto l’anno, quello sponsorizzato dalle holding multinazionali della Next economy. La Casaleggio e Associati, molto preparata anche in fatto di sociologia, ha tra le sue attività «l’orientamento di gruppi e opinioni».
Un grande business all’orizzonte è quello della stampa online e, su di un altro versante, quello del giornalismo partecipativo. È noto che la stampa si stia reindirizzando verso le edizioni online 24 ore su 24. Questo apre porte sconfinate alla pubblicità e all’e.commerce. Tuttavia, sono ancora i grandi gruppi tradizionali che ne possiedono marchi e lettori. Indurre milioni di questi ad abbandonare la carta stampata non è semplice. Questo scriveva nel dicembre 2008 un giornalista su di un sito legato a Panorama.it (Gruppo Mondadori) e dal titolo Web 2.0: il nuovo volto dell’informazione online: «Questo per dire che le carte in regola ci sono tutte. Ciò che manca, piuttosto, sono i numeri. I lettori sono pochi, il mercato non decolla come dovrebbe: da qui una situazione di stallo che comincia a far storcere il naso a molti. Uno scenario su cui pesa la poca onestà necessaria a coinvolgere veramente le persone e avvicinarle ai nuovi media. Così, tra mezzi buchi nell’acqua e la ricerca spasmodica di una certa visibilità, l’obiettivo di portare Internet tra la gente è ancora lontano. Molto lontano». L’articolo prendeva le mosse da un’indagine condotta dal gruppo statunitense Bivings con sede a Washington e che opera da quasi vent’anni nel campo del lobbying, delle relazioni istituzionali e della consulenza strategica nell’ambito dei nuovi media e quindi leader nel Btm.  Bivings si occupa anche di lobbying politico; a proposito è interessante l’articolo La politica e i social network, le tecnologie della pubblica amministrazione, dove l’enfasi è posta su come i socialnetwork e Web 2.0 possano cambiare la politica e il loro ruolo nelle campagne elettorali. Sempre Bivings ha espresso la propria idea su Second life, quando ha osservato, con preoccupazione ma anche distacco, alcune imprese togliere la loro partecipazione poiché non aveva spostato un solo cliente. The Bivings Group è da molti ritenuto il modello a cui Casaleggio e Associati si rifà.
Il giornalismo partecipativo è invece un settore tutto da costruire, dove serietà e fiducia diventano fattori discriminanti e determinanti per la qualità dell’offerta, mancando il professionismo. Ogni cittadino può diventare giornalista creandosi uno spazio nei socialnetwork o nella blogosfera. Fin qui, è inutile sottolinearlo, va bene. Tuttavia in uno spazio con quelle caratteristiche, il senso di responsabilità, la preparazione personale, la coscienza diventano altrettanto dirimenti quanto la libertà di espressione. Ma se tutti i cittadini sono uguali nell’universo della Rete, tutti hanno anche diritto ad essere prima o poi fake. Inoltre, tutto ciò che si dice ha medesime credibilità e dignità e l’indifferenziazione ne diventa il logo. Da questo punto di vista, il lettore non ha tutele e l’unico modo per venirne a capo è farsi egli stesso protagonista, scrivendo e dicendo la sua. In questo spazio, esperti di Btm, It, e.commerce trovano deserti da reidratare e con i quali reidratarsi. Mi ricordo della battaglia di Grillo per abolire l’Ordine dei giornalisti, ma potrebbe essere solo una naturale e incontrollabile associazione di idee. La Gartner, un colosso nel mondo Btm, ha un proprio punto di vista costituito da cinque elementi su cosa occorra considerare rispetto alle tecnologie emergenti (Allegato 3), da cui risulta chiaro che non ci si debba fermare mai.

La Greeneconomy

Nell’aprile scorso, la Columbia University e la banca Jp Morgan (per inciso una delle due banche statunitensi che si sono salvate dal baratro della crisi aumentando anche i profitti) hanno organizzato un meeting dal titolo: The Next Economy: Green Economy Leadership. Jp Morgan è uno dei clienti della società Global Trends, fondata da Enrico Sassoon, figura di spicco della finanza milanese e nazionale, già nel board di Affari Internazionali insieme a Giorgio Napolitano, Giuliano Amato ed Enrico Letta, e dell’American Chamber of Commerce in Italy dove siede insieme a Romiti, Massimo Ponzellini, amministratori di Exxon e Coca
cola. Enrico Sassoon è socio di Casaleggio e Associati. Non è quindi una società qualsiasi, né improvvisata: sa quello che fa e lo sa fare. Se Grillo e Di Pietro hanno dimostrato in queste settimane di avere un progetto politico preciso che passa dal riposizionamento a sinistra a occupare uno spazio ormai vuoto per arrivare al centrosinistra di potere, non ci si può limitare a rilevare le contraddizioni tra ciò che urla Grillo circa l’affarismo, i conflitti di interessi e “le cariatidi” della politica e dell’economia. Si devono piuttosto intuire e comprendere le connessioni con la Next economy e con ciò che in Italia si muove a proposito. Global Trends si occupa di energie rinnovabili, «un’economia che sappia generare opportunità diffuse” e “rispetto per la natura» e Infomation technology. Fa parte del Network per lo sviluppo sostenibile, promosso da Unioncamere Lombardia, Camera di Commercio di Milano e Camera di Commercio di Bergamo, di cui è amministratore delegato la moglie di Sassoon, che nel 2006 era candidata nella lista dell’ex prefetto Ferrante per le elezioni al Comune di Milano. Il Network ha anche un magazine, “Planetwork”, diretto sempre dalla moglie di Sassoon ed edito da Global Trends che ne ha anche ideato il sito. Promuove la mobilità in bicicletta. La Jp Morgan è cliente della holding americana Btm-Enamics, socia dal 2004 di Casaleggio e Associati. Si occupa di tecnologie per il business e ha tra i suoi clienti almeno 12 grandi industrie: Marriott, Paccar, PepsiCo, Northrop Grumman, Sabre, US Dipartimento del Tesoro, WC Bradley, American Financial Group, Best Western, BNP Paribas (la proprietaria della Bnl dopo i fallimenti della scalata Unipol), Brinks, CompUSA, Exelon, French Social Security Services, IBM, e Grameen Solutions (dedita al microcredito). Ematics era della statunitense Meta Group, acquisita nel 2005 dal colosso Gartner. Gli azionisti maggiori di Gartner sono: Barklay (la banca inglese della regina salvata dallo stato), Morgan Stanley (possedeva in Italia una percentuale delle società di Luigi Zunino), Silver lake partners, State street corp., Wellington management. Ha sedi produttive a Barbados, Hong Kong, Irlanda, Singapore, secondo Transationale. Il suo presidente guadagnerebbe 1.350.000 di dollari l’anno. Stando ai siti dedicati, la Wellington management ha centinaia di subsidiary tra le quali anche la multinazionale Waste management che controlla interamente la IGM italiana. Si occupa di rifiuti. Tutte le altre società con le quali è in affari sono elencate nell’Allegato 2, non poche hanno sede alle Bermuda o alle Cayman. C’è anche Hallburton. Il vice presidente senior dell’Executive Programs di Gartner Inc. è stato anche nel Board of director di Ematics e uno dei supermanager di Meta Group. La stessa persona, laureata a Yale ed esperto nelle tecnologie informatiche applicate al business, è stato anche Advisory Partner del Millennium Technology Value Partners IV. Value partners è una delle società a cui è toccata un pezzo di Webegg cedutale da Telecom. Il Value team ha sedi in Brasile, Argentina, Turchia e due a Milano. Dice di sé il team di Value Team Partners italiano: «Value Team è la società di consulenza e servizi IT del Gruppo Value Partners. Value Team nasce a fine 2004 dalla fusione di VpTech, VpWeb, Webegg, TeleAp e Software Factory cui recentemente si aggiunge l’acquisizione di Etnoteam. La nostra missione è contribuire, attraverso scelte di tecnologia avanzata, alla creazione di valore per l’azienda». Acquisisce anche Etnoteam (e tramite questa Netikos) dal 1° giugno 2008, completando «il processo di integrazione iniziato un anno prima: un successo già confermato, dal punto di vista operativo e del mercato, dai brillanti risultati del 2007. Etmoteam. Value Team conta su oltre 2600 professionisti attivi dalle sedi in Italia, Europa e America Latina».

Allegato 1. I dieci comandamenti (liberamente laici) di Marco Canestrari

per liberare energia dalla rete e sfruttarla al massimo:

1. Ogni individuo partecipa direttamente alla realizzazione della soluzione ai problemi che sente di più. Ognuno contribuirà a seconda dei modi, dei tempi, e delle competenze individuali. Si deve sviluppare una nuova forza dal basso che propone nuove soluzioni, non è più sufficiente reagire alle proposte che vengono dall’alto. Nei sistemi controllati, La scelta nelle modalità imposte, non determina un cambiamento.
2. Ogni singolo individuo partecipa direttamente alla scelta della soluzione ai problemi che sente di più, a partire dalle questioni universali dell’uomo, fino alle soluzioni più dettagliate. Il processo di delegare le scelte a qualcun altro deve essere limitato il più possibile.
3. Sviluppare una rete che è predisposta ad agire “a soluzioni” e non più “a partiti” “a coalizioni compatte” o “a ideologie”. La necessità sentita da tutti deve essere il motore che spinge alla realizzazione. Si promuove la cooperazione di tutti gli altri esseri che sono spinti dagli stessi problemi. Le differenze di ideologia, credenza, fede religiosa o politica su altri argomenti non giustificheranno un freno alla soluzione della necessità sentita da tutti. Quindi tutte le piattaforme da sviluppare in rete, sia per fare scegliere i cittadini sia per organizzarsi sulle realizzazioni, non conterranno nessun accenno ad ideologie, ideali, o gruppi specifici.
4. Ogni singolo individuo deve promuovere, nelle sue possibilità, ogni forma di scambio diretto di informazioni fra tutti gli esseri umani del pianeta. Il contatto gratuito in rete, senza filtri, da ogni individuo e verso ogni altro individuo è un diritto sociale e inalienabile dell’uomo. Va favorito e promosso in ogni forma possibile.
5. Ogni singolo si impegna a fare informazione. Si impegna a diffondere, secondo le sue possibilità e competenze, le informazioni in suo possesso, le sue conoscenze, le sue esperienze, le sue opinioni. Mettendo particolare attenzione a tutte le informazioni che i media ufficiali hanno meno interesse a diffondere. Si deve sempre tutelare la serenità del dissenso e incoraggiare le persone a farsi delle opinioni personali sulle questioni importanti.
6. Ogni singolo si impegna a promuovere il monitoraggio costante e trasparente di qualsiasi gruppo o persona che abbia un qualche tipo di potere. Qualsiasi persona che svolga un’attività di responsabilità deve essere monitorata da tutta la rete che lo può controllare.
7. Ogni singolo si impegna ad informarsi, da più fonti possibili, sulle tecniche con cui si possono controllare le masse nei sistemi democratici, e su come non farsi controllare. E si impegna ad insegnarle e diffonderle il più possibile, soprattutto ai responsabili di gruppi attivi sul territorio. Deve promuovere ogni aspetto della vita che impedisce di farsi controllare dai media e spingere perché facciano parte dell’educazione di base di ogni bambino: La riflessione individuale, la sensibilità, l’altruismo, l’ascolto, la cooperazione, l’intelligenza fuori dal coro, la rag
ione, la cultura, l’arte, l’istruzione, e le libertà di esprimersi in tutte le maniere, dalle manifestazioni al dichiarare apertamente i propri pensieri anche diversi da quelli delle autorità. Al contrario bisogna limitare gli aspetti che favoriscono il controllo: L’istinto, l’invidia, l’aggressività, la furbizia, l’orgoglio, la determinazione, la competizione, seguire le autorità e aspettarsi punizioni o controlli, i metodi del branco, della piazza e del linciaggio pubblico.
8. Dal momento che sarà la maggioranza delle persone a scegliere e a realizzare, non sarà più necessario fidarci di un partito o di un capo che lo faccia per noi. Non si ragionerà in termini di iniziative favorevoli o contrarie a qualche ideologia o persona. Saranno invece incentivate e diffuse tutte le proposte e suggerimenti a favore di soluzioni pratiche ed azioni effettive verso i problemi comuni. Tutti possono contribuire alle soluzioni, e verrà discussa e valutata la soluzione e non la persona, nè l’ideologia nè la bandiera che fatto la proposta. Non va cercato il “politico santo” libero dall’individualismo, né va condannato il “politico egoista”. Nessuno di questi coinvolgimenti individuali dovrà essere un freno verso la creazione di un sistema che realizzi le soluzioni. La necessità comune va messa in pratica indipendentemente dalle persone buone o cattive che vi partecipano, o dai nostri coinvolgimenti verso le ideologie. Se ci serve costruire una casa, e una cattiva persona ci porta un mattone, noi lo incoraggiamo e non ci facciamo fermare da questo. Guardiamo il problema da risolvere, e non le preferenze che ci possono dividere. [E se il mattone te lo porta il mafioso? Domanda di Irene Campari all’autore del decalogo]

9. Una volta che sono controllati i punti cardine per accentrare tutti i poteri sul leader e limitare i dissensi (Televisione, Forze dell’ordine, Manifestazioni, Scioperi, Giornalisti, Magistrati, Scuola, Leggi elettorali ecc……), di fatto, non si è più in democrazia. Sotto queste condizioni, la possibilità di votare non determina una condizione di scelta reale. Quindi se sentiamo ingiustizie o mancanze di libertà, non siamo noi l’anomalia, non siamo noi gli strani in mezzo ad un popolo di normali. Quando sentiamo dire che tutte le azioni del leader sono giustificate perché siamo in democrazia, questo non deve mai limitare la nostra ribellione pubblica. Non deve mai scoraggiarci a cercare un sistema migliore.

10. Ognuno dei punti deve essere portato avanti a livello mondiale. Il primo passo è trovare persone che intuiscano le potenzialità e le implicazioni di questi comandamenti, in maniera che possano, con motivazione propria, mettersi in contatto e portarli avanti in rete. Le diverse leggi dei paesi non costituiscono una legge etica maggiore del diritto umano di essere liberi. Il denaro ha la possibilità di viaggiare fra le nazioni e il suo potere ha valore ovunque. Quindi una vera soluzione non ci sarà mai finché si agisce solo nei limiti di una nazione.

Soluzione al Capitalismo: Democrazia Diretta Mondiale

Prima la vita
Gli Stati Uniti, da soli, potrebbero sfamare ogni essere umano nel mondo, mentre un quarto del cibo prodotto dagli USA è sprecato…
Se la parte più povera e debole del mondo, quella che vive quotidianamente con il problema della fame, della sete, delle malattie, avesse deciso per se stessa, è impossibile che avrebbe scelto la propria morte e dei propri figli, questo dimostra con estrema chiarezza che esiste un sistema che permette lo sfruttamento, infatti un piccolissimo gruppo di uomini, non solo ha da mangiare e da bere, ma può comprarsi interi partiti politici, intere aziende, o intere nazioni.
Se ognuna delle persone del mondo potesse decidere per uno, sulle questioni della dignità e dei diritti umani, dove tutti siamo uguali, ci sarebbero una stragrande maggioranza di persone, specialmente quelle povere e sfruttate, che con una energia enorme darebbero la propria scelta per non fare morire il proprio figlio di sete, per non vivere da sfruttati, per vivere nella libertà.
Sulle questioni universali della qualità della vita, della sicurezza, della salute, della libertà, nessun uomo ha più autorità di un altro. Nessun uomo ha l’autorità di negare ad un altro il diritto di vivere, nessuna ideologia, né legge, ne iter burocratico può elevarsi al di sopra della vita.

L’origine dello sfruttamento: la delega
meditazione-luce

Perché siamo arrivati a questo punto? Perché abbiamo delegato le decisioni ad altri, e questi pochi che decidono per tutti sono stati corrotti. Come è naturale per l’uomo, hanno preferito la propria sicurezza individuale e ricchezza a scapito della maggioranza. Il problema del capitalismo nasce nel momento in cui noi deleghiamo un piccolo gruppo di potenti a scegliere i dettagli per noi. I problema non è quale politico o ideologia scegliere, il problema è che noi non possiamo più scegliere altro che simboli. La madre il cui bambino muore di fame, di fatto non ha scelto. Se non esistessero affatto partiti politici o gruppi che decidono le leggi per noi, e ogni cittadino scegliesse per UNO, allora anche un colosso economico potentissimo non avrebbe nessun gruppo limitato da poter corrompere, e non potrebbe esistere lo sfruttamento del debole su larga scala. Tutti sarebbero liberi di arricchirsi, ma senza nessuno da corrompere, gli istinti individualistici dell’uomo non avrebbero la struttura per degenerare.
Tutti i cittadini del mondo devono decidere direttamente sulle questioni universali dell’uomo e devono avere accesso diretto alle informazioni. Nelle democrazie antiche era impossibile fare decidere istante per istante ogni cittadino per ogni tema della società, allora si è dovuta creare creare una catena di deleghe fino a chi governava. Questo problema oggi non esiste più, la tecnologia permetterebbe facilmente ad ogni cittadino della terra di esprimere direttamente la propria opinione istante per istante. Dobbiamo essere noi stessi i primi ad occuparci della nostra salute, dell’educazione, della qualità della vita, della nostra libertà. Se lasciamo che altri lo fanno per noi, non abbiamo la garanzia che mettano sempre in primo piano le nostre esigenze.

Democrazia diretta mondiale

Non esiste altra soluzione, finché crediamo alla necessità di un padre buono che decida per noi, sempre più persone saranno sfruttate da pochi, vivranno nello stress, negli stenti o addirittura nella fame. Non dobbiamo immaginare sistemi fantapolitici del futuro. Nel costruire un nuovo sistema sociale, come quando dalla monarchia si è passati alla repubblica, si comincia con gettare prima le linee guida come ad esempio quelle sulla libertà e uguaglianza, e poi tutti i dettagli superficiali verranno naturalmente da queste basi.
Tutti i problemi del capitalismo saranno risolti senza violenza una volta che la maggior parte del mondo né capisce il nocciolo e non accetta più di delegare le proprie vite ad altri.

1. Ogni cittadino del mondo è libero di scegliere direttamente partendo dalle questioni dei diritti universali.

2. I media sono patrimonio dell’umanità, di ogni essere vivente, e per questo devono essere favoriti e completamente liberi.

In quel momento il capitalismo perderà di significato e la coscienza collettiva gli riconoscerà il posto che ha all’interno del resto della vita. E queste cose saranno insegnate nelle scuole. Chi vuole essere ricco potrà tranquillamente farlo. Se l’informazione è distribuita, il sociale, la salute, la libertà, l’istruzione, e  l ‘educazione è garantita, a quel punto non si crea una divisione progressiva fra la massa sfruttata e una casta che controlla. Il potere economico in quel momento è inserito stabilmente all’interno della struttura sociale senza possibilità che si accentri.
Chi sceglie per noi, naturalmente, ha interesse a mantenere il potere e non promuove queste informazioni. Con il potere dei media cerca di influenzare le masse per fagli credere che solo quei pochi intelligenti ed esperti possono risolvere i problemi per te, che i media sono liberi, che è impossibile oltrepassare il sistema del mondo diviso in nazioni, che non possiamo abbandonare le nostre abitudini ecc…

Piccoli passi

Se abbiamo capito che esiste un unica soluzione al problema che coinvolge il mondo, allora ogni piccola scelta che facciamo sarà verso quella soluzione. La somma di pochi piccoli passi permetterà ad altri di farne di più e più rapidamente innescando una reazione a catena. Evitiamo di cercare il politico o il partito santo e non demonizziamo quello egoista, cerchiamo di promuovere un approccio verso il problema, senza essere coinvolti emotivamente nell’appartenenza ad un partito.  L’intelligenza non ha bandiera.

Cosa possiamo fare per iniziare? Ecco dei piccoli esempi di principi di base da diffondere in rete o in qualsiasi canale libero.

A. NON DELEGARE LA TUA SCELTA: Abolire i partiti e ragionare “a problemi”. Diminuire il potere dei Politici, diminuire i loro campi di scelta e le loro responsabilità a favore di scelte sempre più dirette. Equiparare i loro stipendi a quelli del pubblico impiego, evitare qualsiasi conflitto di interessi: Nessuna facoltà verso i Media o verso alcun Azienda.

B. AVERE ACCESSO ALLE INFORMAZIONI: Deve passare il concetto che le informazioni libere e diversificate sono un diritto dell’umanità e i media non possono essere usati da privati per controllare le masse. Promuovere la rete e Abolire qualsiasi tipo di controllo e mediazione politica nell’informazione.
Anche quando i media fossero liberi, il senso comune mondiale plasmato e modellato ad arte per anni non cambierà istantaneamente, avrà bisogno di molto tempo per riacquisire timidamente la sensibilità dimenticata. I giovani la cui personalità si è già formata in questo periodo sono quelli che fra qualche decennio ci governeranno.
Quindi:
Promuovere ogni aspetto della vita che impedisce di farsi controllare dai media e spingere perché facciano parte dell’educazione di base di ogni bambino: La riflessione individuale, la sensibilità, l’altruismo, l’ascolto, la cooperazione,  l’intelligenza fuori dal coro, la ragione, la cultura, l’arte, l’istruzione, e le libertà di esprimersi in tutte le maniere, dalle manifestazioni al dichiarare apertamente i propri pensieri anche diversi da quelli delle autorità.
Il mondo cambierà in questa direzione, e nessun colosso economico muoverà un dito per perdere guadagni. Sta a noi singoli individui fare del nostro meglio per rendere più vicina possibile questa rivoluzione non violenta né ideologica. Io ho cercato di dare il mio contributo in questa maniera,
Marco Canestrari

Allegato 2

Wellington’s subsidiaries
Abbott Laboratories   United States of America 3.2 
AbitibiBowater ex-Abitibi Consolidated Inc. Canada  8.7 

Accenture Ltd   Bermuda 6.9 
ACE Ltd.  Bermuda 13.9  (lobbing and corruption- 1 caso) posseudta anche dai Lloyd’s
Adaptec, Inc   United States of America 2.72 
ADVO, Inc   United States of America 6.3 
Aetna Inc.   United States of America 3.3 
AFC Enterprises, Inc  United States of America 5.7 
AGCO Corp.   United States of America 4.2 
Aladdin Knowledge Systems Ltd   Israel 1.3 
Alberto-Culver Co  United States of America 1.9 
Alcan Aluminium Ltd.  Canada  2.4 
ALCOA (Aluminum Company Of America)   United States of America 5.9 
Allergan  United States of America 2.3 
Altera Corp United States of America 5.3 
Altria ex-Philip Morris Co.   United States of America 1.7 
AMC Entertainment Inc   United States of America 2.5 
American Eagle Outfitters, Inc United States of America 1.7 
American Tower Corp    United States of America 8.3 
American Vanguard Corp   United States of America 3.69 
AMR (American Airlines Corp) United States of America 2.8 
Anadarko Petroleum Corp   United States of America 2.3 
Anthem Insurance Co.   United States of America 2.7 
Arrow Electronics, Inc    United States of America 11.1 
Arthur J. Gallagher & Co  United States of America 1.8 
Ashland Inc.   United States of America 1.7 
ASML ex-ASM Lithography Holding NV   Netherlands 1.8 
Avery Dennison Corp.   United States of America 5.7 
Axcelis Technologies, Inc   United States of America 6.5 
Bausch & Lomb Inc.   United States of America 10.7 
Baxter International Inc.  United States of America 3.6 
bebe stores, inc   United States of America 1.4 
Beckman Coulter Inc  United States of America 11.89
Becton Dickinson & Co.   United States of America 5.4 
Beverly Enterprises, Inc United States of America 6.7 
BHP Billiton Australia 0.54 
Biogen Idec Inc.   United States of America 1.9 
Biovail Corporation   Canada  7.5 
BLADEX (Banco Latinoamericano de Exportaciones)  Panama  4  
Borders Inc United States of America 4.73 
BostonFed Bancorp, Inc United States of America 2.2 
British Airways plc  United Kingdom 11 
Bunge Ltd   United States of America 9.4 
Burberry Group    United Kingdom 4.5 
Cadence Design System Inc.   United States of America 2.84 
Canadian National Railway Co Canada  6.1 
Canadian Pacific Railway Ltd.   Canada  2.8 
Cardinal Health Inc.   United States of America 5.8 
Casual Male Corp United States of America 8.96 
Caterpillar Inc.  United States of America 4.8 
CBS Corp.   United States of America 1.87 
Celanese Corp  United States of America 5.26 
Celera Genomics Group United States of America 11.2 
Cephalon    United States of America 14 
Charming Shoppes, Inc United States of America 3.7 
Cherokee Inc   United States of America 8.82 
ChevronTexaco Corp.    United States of America 1.1 
China National Offshore Oil Corp. CNOOC   Hong-Kong  0.2 
Citigroup Inc.   United States of America 3  
Clark Inc.   United States of America 7  
CMS Energy Corp.  United States of America 5  
CNF Inc  United States of America 7.2 
Columbia HCA Healthcare Corp.   United States of America 4  
Comerica Inc.  United States of America 2.7 
Consol Energy Inc  United States
of America 4.41 
Consolidated Water Co. Ltd  Cayman Islands   4.3 
Constellation Brands Inc  United States of America 10.7 
Continental Airlines   United States of America 12.8 
Converium Switzerland  7.68 
Costco Wholesale Corp   United States of America 1.8 
Countrywide Financial Corp  United States of America 3.12 
Covance, Inc., ex. Hazleton Labs  United States of America 2.95 
Credicorp Ltd   Peru  0.1 
Crown Castle International Corp   United States of America 3.5 
CSC Computer Sciences Corp.  United States of America 5.1 
CSX Corp.   United States of America 3.3 
Cummins Inc   United States of America 3.5 
CVS Caremark Corp.    United States of America 4.3 
Cytec Industries Inc.  United States of America 3.3 
D.R. Horton Inc    United States of America 6.76 
Dana Corp. United States of America 2.17 
Dell Computer, Corp.    United States of America 1.3 
Delta Air Lines, Inc   United States of America 7  
Deutsche Bank AG   Germany 0.15 
Digi International Inc  United States of America 1.1 
Dillard’s Inc.   United States of America 13.6 
Dollar Tree Stores, Inc   United States of America 4.7 
Dow Chemical  United States of America 2.5 
Dr. Reddy’s Laboratories Ltd   India  0.88 
DuPont de Nemours   United States of America 2.8 
Durban Roodepoort Deep Ltd. South Africa 0.7 
E*Trade Financial Corp   United States of America 5.2 
Eastman Kodak Co.   United States of America 1.8 
Easyjet Airline Co Ltd    United Kingdom 4.2 
EchoStar Communications Corp   United States of America 1.5 
Eddie Bauer Holdings, Inc ex-Spiegel, Inc   United States of America 13.8 
El Paso Corp   United States of America 1.5 
Elan Corp.   Ireland  1.1 
Eli Lilly & Co.   United States of America 3.2 
EMC Corp.   United States of America 1.2 
Emerson Electric Co.  United States of America 2.2 
EnCana Corp   Canada  3.5 
EPCOS AG   Germany 0.9 
Equitable Resources, Inc  United States of America 2.1 
Everest Re Group Ltd  Bermuda 5.8 
Exelon ex-Peco Energy Co.  United States of America 6.6 
Fairchild Semiconductor International, Inc   United States of America 6.9 
Fannie Mae United States of America 1.8 
Federated Investors Inc United States of America 3  
FedEx Corp.  United States of America 3.4 
First Solar Inc  United States of America 1.46 
FirstEnergy Corp   United States of America 1.4 
Flextronics International Ltd    Singapore   1.3 
Florida Power & Light  United States of America 9.9 
Fluor Corp. United States of America 3.4 
Foot Locker Inc.   United States of America 8.4 
Forest Oil Corp  United States of America 1.9 
Foster Wheeler Corp.  Bermuda 12 
Franklin Resources, Inc   United States of America 2.2 
Furniture Brands International, Inc    United States of America 2.6 
Gannett Co.  United States of America 2.8 
Gartner Group  United States of America 3.9 
GBC Bancorp (General Bank)   United States of America 1.9 
GenCorp Inc.   United States of America 3.2 
Genentech Inc.    United States of America 0.9 
General Dynamics  United States of America 5.1 
General Mills Inc. United States of America 4.8 
Genzyme Corp  United States of America 10.5 
Gilead Sciences, Inc  United States of America 4.3 
Gol Linhas Areas Inteligentes S.A  Brazil 11.65
Graftech International Inc   United States of America 3.6 
Halliburton Co.  United Arab Emirates 3.3 
Hartford Financial Services Group, Inc   United States of America 3.2 
HealthSouth Corp.  United States of America 3.2 
Hewlett-Packard Co.  United States of America 1.6 
Hologic Inc. United States of America 8.29 
Humana Inc  United States of America 9.9 
IBM (International Business Machines)   United States of America 1.6 
IDX Systems Corp.   United States of America 10.6 
IMC Global Inc  United States of America 2.5 
Imsa Grupo  Mexico  1.6 
Ingram Micro Inc. United States of America 3.8 
InterActiveCorp   United States of America 1.9 
Intuit Inc    United States of America 1.8 
IPC Holdings, Ltd   Bermuda 10 
ITT Educational Services  United States of America 2.2 
JetBlue Airways Corp  United States of America 2.5 
Johnson Controls   United States of America 1.3 
Jones Apparel Group Inc.   United States of America 2  
KB Home Corp.    United States of America 5.2 
Kellogg Co. United States of America 1.6 
Keycorp  United States of America 2.8 
Kimberly-Clark Corp.    United States of America 3.2 
KPMG Consulting, Inc    United States of America 8.6 
K-Swiss Inc United States of America 2.4 
Lamar Advertising Co.   United States of America 5.7 
Legg Mason Inc.   United States of America 7.5 
Lennar Corp.   United States of America 5.1 
Liberty Global ex. Liberty Media Corp  United States of America 3  
Live Nation Inc  United States of America 4.56 
Manpower   United States of America 5.12 
Marathon Oil Group   United States of America 3.1 
Marsh & McLennan Companies United States of America 4.6 
Marvel Enterprises, Inc. United States of America 3.06 
Maxtor Corp.   United States of America 12.7 
McDonald’s United States of America 1.7 
McKesson HBOC Inc.  United States of America 12.6 
McLeodUSA Inc    United States of America 3.12 
Medtronic Inc.  United States of America 1.4 
Microsoft Corp.    United States of America 1.6 
Myriad Genetics   United States of America 9.9 
Nextel Communications Inc.    United States of America 5.5 
Nike Inc.    United States of America 3.2 
Noble Corp Cayman Islands   3  
Noble Energy, Inc United States of America 10.43
Noble International Ltd   United States of America 7.24 
Norsk Hydro As    Norway  0.4 
Northrop Grumman Corp.   United States of America 1.72 
Northwest Airlines Corp United States of America 9.9 
Nuance Communications, Inc   United States of America 2.39 
ON Semiconductor Corp United States of America 0.46 
Optibase Ltd   Israel 1.9 
Pacific Sunwear of California, Inc  United States of America 4.2 
Pall Corp    United States of America 7.9 
Parker Hannifin    United States of America 6.5 
PartnerRe Ltd.  Bermuda 3  
Peabody Energy Corp    United States of America 2.9 
Peoplesoft Inc.  United States of America 2.15 
PepsiCo Inc.   United States of America 1.43 
Petrobras   Brazil 2.2 
Pfizer, Inc.   United States of America 1.9 
PG&E (Pacific Gas & Electric) Corp.   United States of America 1.5 
Pilgrim’s Pride Corp.  United States of America 7.32 
Pitney Bowes Inc. United States of America 3.3 
Plantronics Inc  United States of America 3.7 
Playboy Enterprises, Inc United States of America 11.4 
PLDT (Philippine Long Distance Telephone) Philippines  2.8 
PNC Financial Services Group Inc.    United States of America 2.8 
Polycom, Inc   United States of America 2.8 
PPG Industries Inc.   United States of America 2.2 
PPL Corp    United States of America 1.5 
Precision Castparts Corp.   United States of America 7.8 
Procter & Gamble, Co.   United States of America 1.3 
Progress Energy, Inc  United States of America 2.9 
Questar Corp   United States of America 3.7 
Qwest Communications International Inc.   United States of America 3.5 
RADVision Ltd  Israel 2.2 
Reed Elsevier PLC  United Kingdom 0.1 
Regent Communications Inc    United States of America 9.7 
Regis Corp United States of America 2  
Reinsurance Group of America, Inc   United States of America 9.7 
RenaissanceRe Holdings Ltd.   Bermuda 7.1 
Repsol YPF   Spain 0.8 
Republic Services Inc.   United States of America 7.3 
RF Micro Devices, Inc    United States of America 3  
Rio Tinto PLC   United Kingdom 0.2 
Rohm & Haas Co. United States of America 4.3 
Ross Stores, Inc   United States of America 8.6 
Saint Jude Medical Inc.   United States of America 6.88 
Salton Inc.   United States of America 8.4 
SanDisk Corp  United States of America 3.8 
Sapient Corp   United States of America 2.9 
Sara Lee Corp.    United States of America 1.5 
Scientific-Atlanta, Inc  United States of America 3.49 
Scripps E.W. Co.   United States of America 6.2 
Seagate Technology, Inc.   Cayman Islands   1.2 
Sigma-Aldrich Corp   United States of America 4  
Smithfield Foods Inc.  United States of America 1.7 
Smurfit Stone Container United States of America 11.6 
Soitec Silicon   France 4.42 
SonicBlue Inc   United States of America 2.6 
Sony Corp. Japan 1.2 
StanCorp Financial Group, Inc United States of America 2.8 
Staples Inc.  United States of America 1.7 
Steven Madden, Ltd   United States of America 4.8 
STMicroelectronics NV    Switzerland  0.49 
Sunoco Inc.  United States of America 3.9 
Supervalu, Inc.    United States of America 3  
Synovus Financial Corp   United States of America 0.8 
Technip  France 1.3 
Temple-Inland Inc  United States of America 2.65 
Tenneco Inc.   United States of America 3.88 
Teradyne    United States of America 3.3 
Terex Corp United States of America 6.3 
The Gap Inc.   United States of America 2.8 
The J. Jill Group, Inc  United States of America 6.2 
The Rouse Co  United States of America 3.5 
Timberland Co.    United States of America 2  
Time Warner   United States of America 3  
Timken Co   United States of America 2.1 
TJX Companies Inc.   United States of America 5.4 
Total SA  France 1  
Tyco int. ltd., Bermuda 2.5
UGI Corporation   United States of America 13 
Union Pacific Corp.   United States of America 2.7 
Unisys Corp.   United States of America 1.8 
United Technologies Corp.   United States of America 2.7 
Universal Corp.    United States of America 3.4 
Universal Forest Products, Inc United States of America 6.4 
University of Phoenix Online    United States of America 3.1 
Vale ex-CVRD (Companhia Vale do Rio Doce)  Brazil 1.3 
Valero Energy Corp   United States of America 3  
Ventana Medical Systems, Inc United States of America 4.66 
VeraSun Energy Corp    United States of America 5.31 
VeriSign, Inc   United States of America 11 
Verizon Communications  United States of America 1.3 
Vishay Intertechnology, Inc  United States of America 3.7 
Wachovia Corp.   United States of America 1.5 
Waddell & Reed Asset Management   United States of America 2  
Walter Industries Inc  United States of America 2.9 
Waste Management Inc. United States of America 5.4 (possiede la IGM Italiana) http://www.ethishop.org/brands/igm-igm.php
Watson Pharmaceuticals Inc.   United States of America 5.1 
Weatherford International, Inc United States of America 5.44 
Western Digital, Corp.   United States of America 13.4 
Wet Seal, Inc   United States of America 4.8 
Weyerhaeuser Co.   United States of America 7.1 
Willbros Group, Inc.   Panama  2.4 
Wilsons The Leather Experts Inc   United States of America 12
Wisconsin Energy Corp   United States of America 1.5 
Xerox Corp.  United States of America 3.7 
Xilinx, Inc   United States of America 2.5 
XL Capital Ltd Bermuda 3.2
XTO Energy Inc    United States of America 4.91 
Yankee Candle Co  United States of America 4.5 
Zebra Technologies Corp   United States of America 3.66 
Acquisizioni della Gartner:
META Group (2005 April)
Leading provider of information technology research, advisory services and strategic consulting.
SECTOR 5 Summit (2002 August)
A security event that focuses on the prevention of cyberterrorism.
People3 (2002 June)
Specialized human resource consulting, research and software solutions for IT organizations.
Aims Management Consultants (2001 October)
India-based research, measurement and consulting services in information technology and telecommunications.
Enterprise Summit (2001 September)
Events that partner senior IT executives at midsize companies with vendor products and services.
Solista Global. (2000 October)
Strategic management consulting services that merge technology and business expertise.
Integrator Forum Europe. (2000 May)
Strategic management consulting services that merge technology and business expertise.
Rendall and Associates, Inc. (1999 December)
Vertical market consulting group specializing in telecommunications and broadband technologies.
The Warner Group (1999 August)
Management consulting specializing in the use of IT in the public sector.
System Builder Summits (1999 June)
Events that partner private label brand PCs with vendor products and services.
INTECO, Corporation (1999 April)
Research and advisory services focused on internet technologies and e-Commerce used by consumers.
G2R Incorporated (1999 January)
IT market research and consulting.
Wentworth Research (1998 December)
IT executive programs in the United Kingdom and Hong Kong.
National Institute of Management Technology (1998 December)
IT custom consulting in Cork, Ireland.
Griggs-Anderson Research (1998 October)
Custom market research.
Vision Events International (1998 September)
Events that bring together computer vendors, distributors and VARs with system integrators and retailers.
Mentis Corporation (1998 September)
Vertical research concern specializing in evaluating IT within the financial services industry.
The Research Board (1998 May)
Exclusive member-only research organization comprised of the top CIOs worldwide.
AICC Consultores and Technology (1998 May)
IT and management consulting services in Argentina and Chile.
Interpose, Inc. (1998 January)
Provider of total cost of ownership (TCO) measurement and analysis software tools and training. TCO products are used by IS professionals to understand the costs, benefits and value associated with procuring, owning, and using IT components over time.
Norbert Miconnet Information Technology Advisors (1998 January)
IT measurement and benchmarking concern based in France with a financial services markets focus.
Informatics MCAB (1997 November)
Management consulting firm based in Sweden.
Datapro Information Services (1997 July)
Database of comparative product and vendor information including product features, functions, strengths and weaknesses, and pricing.
Le Gendre (1997 June)
Publisher of French IT journals that provides conferences, custom consulting, and IT executive programs.
Productivity Management Group (1996 August)
Consulting concern that complements GartnerMeasurement with project management software.
Dataquest, Inc. (1995 December)
A leading provider of market research, statistical and forecasting data to IT vendors, manufacturers and investors.
Nomos Ricerca S.r.l. (1995 November)
Provides custom consulting, market research and technology assessment services to the Italian IT industry.
MZ Projekte (1995 April)
Research and advisory services focused on the German, Swiss, and Austrian technology market.
Real Decisions (1993 December)
Provides benchmarking, measurement and evaluation of IT systems and functions. Benchmarking assists companies in analyzing the effectiveness of their use of IT systems compared to other organizations, peer groups, and the industry.
New Science Associates (1993 September)
Provides subscription-based research and analysis of the IT industry.
Allegato 3 Gartner’s Hype Cycle
There are five distinct categories that occur in the emergence of any new technology:
   * Technology trigger. A breakthrough, public demonstration, product launch or other event that generates significant press and industry interest.
   * Peak of inflated expectations. a phase of overenthusiasm and unrealistic projections during which a flurry of publicized activity by technology leaders results in some successes but more failures as the technology is pushed to its limits. The only enterprises making money at this stage are conference organizers and magazine publishers.
   * Trough of disillusionment. The point at which the technology becomes unfashionable and the press abandons the topic, because the technology did not live up to its overinflated expectations.
   * Slope of enlightenment. Focused experimentation and solid hard work by an increasingly diverse range of organizations lead to a true understanding of the technology’s applicability, risks and benefits. Commercial off-the-shelf methodologies and tools become available to ease the development process.
   * Plateau of productivity. The real-world benefits of the technology are demonstrated and accepted. Tools and methodologies are increasingly stable as they enter their second and third generation. The final height of the plateau varies according to whether the technology is broadly applicable or only benefits a niche market.

* Circolo Pasolini, Pavia

L’elogio del totalitarismo di Beppe Grillo

19 luglio 2009
di Paolo Bracalini

Certe notizie non le scrivono le penne a otto carati di Marco Travaglio o di Michele Santoro, ma giornalisti di sinistra come il sottoscritto o di destra come Paolo Bracalini, autore dell’articolo che qui riprendiamo; non le leggiamo su “L’Unità” o “Liberazione”, ma su questo e su altri blog di sinistra (Direfarebaciare, Insieme per Pavia, Circolo Pasolini e Primo amore) o ahinoi sul “Giornale” berlusconiano. Alla dicotomia destra / sinistra verrebbe voglia di opporne altre come, ad esempio, verità / menzogna, trasformismo / coerenza, dignità / volgarità… Che su Grillo, Di Pietro e dintorni sia un giornale di destra a segnalare i pericoli di un progetto sostanzialmente autoritario è forse troppo. Ma al peggio non c’è mai fine, e nel Pd troviamo chi sogna «un partito che vada da Grillo alla Binetti…». Io e molti altri il Partito democratico lo vorremmo antifascista e antirazzista; un partito che combattesse le mafie e gli speculatori e che stesse dalla parte dei più deboli e non a discutere dei populisti miliardari e perditempo (Grillo è una chiavica; il pericolo sono i Di Pietro e l’intreccio affaristico-finanziario fintoambientalista e affarista, trasformista e razzistoide, che cucca a sinistra, in ascesa dietro la Casaleggio e associati, i propugnatori della finta democrazia per web in rapporti con Di Pietro e Grillo); un partito che alle cinque stelle di Grillo sapesse aggiungere quelle ben più fondanti dei valori democratici costituzionali. Ma sono tempi in cui le parole non contano più, caro Moretti. Tempi di una radicale e profonda mutazione antropologica della sinistra e del suo linguaggio, tempi in cui un trasformista come il mandatario di Grillo Antonio Di Pietro può candidarsi a colonizzare la sinistra e immaginare un partito unico, «un partito che vada da Grillo alla Binetti…». (G.G.)

Un programma ce l’ha, aveva fiutato bene il suo sodale Di Pietro che giustamente se l’è scelto come ideologo di riferimento, ma ci ha visto giusto anche la Serracchiani che all’Unità dice «dobbiamo fare in modo che il Pd sia davvero il contenitore anche per Grillo», come ha capito tutto pure il comico Crozza, il quale lo voterebbe alla segreteria Pd perché «almeno un’idea lui ce l’ha». Ce l’ha, ce l’ha, altroché se ce l’ha. Eccolo il programma del neo iscritto piddino e candidato autoimposto alla leadership del Partito democratico, Beppe Grillo: «Ci vuole una dittatura, una dittatura dal basso. La democrazia sta fallendo, dobbiamo trovare un nuovo modello, la dittatura democratica sarebbe meravigliosa».
Meravigliosa una «dittatura democratica», dice lui, la democrazia ormai è da buttare, dice lui, l’unica strada è un regime autoritario gestito dalle masse connesse a internet, dice lui. Altro che democrazia, è la dittatura del proletariato computerizzato la via maestra per liberare la società dal giogo delle Caste. Non male per uno che si candida segretario del partito Democratico. Non male, l’elogio del totalitarismo, per uno che si identifica con gli appelli dell’Idv contro la «dittatura alle porte» del governo di centrodestra. La bestialità concettuale, l’ossimoro da giullare aizzatore di piazze, l’ultima buffonata di un Saint-Just da osteria è quella che Beppe Grillo in persona ha spiegato poco più di un mese fa ai microfoni di una tv locale di Pavia, TelePaviaWeb, pensando forse di non essere sentito fuori dalle mura pavesi. Prima di un comizio/show nella piazza cittadina, siamo al 28 maggio scorso (prima di buttarsi nella mischia del Pd), il leader in pectore del Partito democratico spiega il suo grande progetto riformatore (riportiamo testualmente il passaggio, per seguire l’intero sproloquio potete vedere sul sito http://www.telepaviaweb.tv). «Sarei favorevole a una dittatura se chiunque avesse accesso alla dittatura. La democrazia sta fallendo, stiamo cercando qualche altro sistema e non c’è. La dittatura dal basso, democratica, potrebbe essere meravigliosa. Se tutti avessero la possibilità di accedere per fare i dittatori io sarei d’accordo. Qui siamo davanti a una grande rivoluzione che i media non hanno capito».
Ammettiamo subito di non capire nemmeno cosa sia una «dittatura democratica», nozione finora sfuggita ai teorici delle dottrine politiche, probabilmente sforniti di connessione internet e perciò ottusi dai poteri forti. Meno male che c’è Grillo a riformare la politologia con concetti nuovi, come questa idea di un totalitarismo degli smanettoni web, un regime autoritario organizzato attraverso circoli di cittadini-dittatori – lo dice lui -, qualcosa di simile (di preoccupantemente simile) alla rete dei meet up, i comitati di grillini sparsi per tutta l’Italia. Il problema è che questa non è l’ultima battuta di un comico in età da pensione, non è lo scherzo spiacevole di uno showman che da almeno 20 anni campa e guadagna (milioni) sulla dietrologia d’accatto e sull’immagine da Savonarola anti-sistema. Questo fa sul serio, organizza liste civiche, fa eleggere consiglieri comunali (anche in grossi comuni come Bologna), in combutta con Di Pietro e con il loro comune stratega delle web community, Gianroberto Casaleggio e la sua Casaleggio Associati. Qui c’è un comico che sta mettendo in crisi il primo partito d’opposizione per spianare la strada all’Idv, o a chissà che altro, una «dittatura dal basso» per esempio.
Il Giornale ha già descritto le manovre sotterranee di questo gruppo, le contraddizioni continue e madornali tra propaganda e interessi, la strategia precisa dietro la parvenza di ribelli per puro amore della libertà. Ieri altri si interrogavano sull’emergere del grillismo-dipietrismo come fenomeno di massa. Europa, per esempio, quotidiano dell’ex Margherita, nell’editoriale di prima pagina azzardava un paragone inquietante tra i «nuovi untorelli» (Grillo, Di Pietro, Travaglio… ) e la contestazione Anni settanta: il grillismo-dipietrismo sarebbe, secondo il quotidiano del Pd, «un estremismo di sinistra che può riconoscersi in uomini di destra con tratti di autoritarismo». Le piazze di Grillo come remake delle piazze sessantottine, col paradosso però di trovarsi come leader naturale l’ex poliziotto Di Pietro. È a questo che pensa Grillo quando parla di «dittatura dal basso»? Anche La Stampa analizza il fenomeno Grillo come un caso politico che non fa per niente ridere, ed è Massimo Granellini a descrivere il comico come «l’ideologo di una piccola minoranza che si sente il centro buono del mondo: la classica malattia dei drogati di Internet che sopravvalutano la Rete, sovrapponendo la vita che scorre lì dentro a quella reale».
Grillo, grazie al suo sito che è tra i primi in Europa per numero di accessi (glielo ha fatto Casaleggio, uno che con la sua società traffica con enormi banche d’affari, multinazionali, tutti i grandi nemici di Grillo per intenderci… ), ha creato una comunità di «grilliani» abbeverati del suo verbo, un popolo a cui lui vende dvd, libri, spettacoli, e un’ideologia dal packaging attraente: la rivoluzione attraverso la Rete. È lo stesso messaggio che anche Di Pietro utilizza sul suo blog e sul sito dell’Idv, accusando l’informazione di regime delle tv e dei giornali, ed è ancora lo stesso progetto che diffonde la Casaleggio Associati (ripetiamolo: consulenti di Grillo e Idv) attraverso video visibili sul loro sito, video come «Gaia, il futuro della politica», dove si preconizza un mondo in cui la politica è governata direttamente dagli utenti di internet, senza Parlamenti o istituzioni rappresentative. Il contrario della democrazia rappresentativa, forse l’alba di una nuova Casta, la Casta (o il regime) tecnologica. Deliri, fantascienza da smanettoni, forse, ma è quello a cui pensa Grillo.
Già, Grillo e la dittatura dei mouse, l’autoritarismo via internet, una barzelletta detto da lui che qualche anno fa cominciava gli show sfasciando un pc con una mazza. Ma ci ha abituato all’incoerenza, un capitolo talmente lungo che va diviso in paragrafi. Uno è quello dell’ambientalismo e delle energie rinnovabili: ricorderemo solo che la villa di Grillo (lo rivelò l’ex amministratore dell’Enel Chicco Testa) consuma 20 kilowatt contro i 3 medi di una famiglia italiana. In altre parole l’ecologista Grillo consuma energia come sette famiglie italiane. Ma non era per il risparmio energetico? Ma fosse solo questo. Paragrafo giustizia. Ricordate la campagna per il Parlamento pulito? Se applicassimo l’idea di Grillo e tenessimo fuori da Camera e Senato i pregiudicati, Grillo non potrebbe essere eletto. Tutta colpa di quel brutto incidente in cui morirono tre persone e da cui Grillo uscì con una condanna (Appello e poi Cassazione) a un anno e quattro mesi col beneficio della condizionale. Ma non era contro i pregiudicati? Bazzecole, ricordiamoci di quell’altra buffonata, quella del terrazzo di cento metri quadrati fatto costruire a Sant’Ilario, nella bella villa che possiede, alla faccia dei regolamenti: mise tutto a posto con un bel condono, sì proprio i condoni di abusi edilizi che denuncia sul suo blog. È ancora lo stesso Grillo, quello che sostiene la democrazia (pardon, la dittatura) dal basso, il web che supera i limiti degli Stati corrotti, a scrivere sul suo sito – a proposito di immigrazione – che «una volta i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati», come fosse il leader di Forza nuova. Ed è sempre lui, il paladino degli oppressi, a navigare su yacht, a sedersi su Ferrari, Porsche e Maserati, e a dichiarare al fisco nel 2005 4.272.000 euro. Una sofferenza, lo comprendiamo, se diamo retta ai racconti sulla sua incredibile taccagneria.
Torniamo al discorso pavese di Grillo, l’appello per una dittatura che spazzi via la democrazia. Quel giorno lì, in piazza, Grillo invitò altri oratori grillini tra cui la candidata sindaco della sua lista civica a Pavia, Irene Campari. Iniziò il suo discorso, la candidata sindaco, dicendo che alle cinque stelle di Grillo (i punti del suo «programma» politico) andava aggiunta un’altra stella, la democrazia. Raccontano che il suo discorso finì lì, dopo nemmeno 3 minuti, perché il microfono le fu gentilmente tolto dallo stesso Grillo. E sul sito del meet up pavese, tra i video di quel giorno di comizi in presenza del grande leader Beppe, quello della Campari dura solo 20 secondi. Ecco forse un primo assaggio di dittatura dal basso, o «dittatura democratica»

(Sulla prima pagina de “Il Giornale”, 19 luglio 2009)

La politica degli psiconani, del papi e delle pupe

28 Maggio 2009
di Giovanni Giovannetti

I partiti politici? Sono «tutti ladri». I sindacati? Complici degli affaristi e di un governo di «nani e mignotte, puttanieri e ruffiani, guidato dalla Camorra e dalla P2». La democrazia? «Sta fallendo, meglio la dittatura». Dittatura? «Sì, dittatura, una dittatura democratica…» Dopo i ripetuti tonfi alle amministrative di un anno fa (a Roma la sua lista ha ottenuto un magro 2 per cento e nessun candidato eletto, nonostante due ‘comizi’) Beppe Grillo è passato per piazza Vittoria, a dire che a Pavia – come in Italia – siamo tutti ladri e tutti corrotti, con la benemerita eccezione di quelli certificati da lui medesimo; quelli unti dal verbo di uno che sembra camminare sulle acque, il messianico e razzistoide tenutario della verità rivelata che – dal suo blog – arringa i fedeli a credere obbedire e combattere i Rom, scrivendo di «sacri confini della Patria che la politica ha sconsacrato», di «immigrazioni selvagge» paragonate a un «vulcano, una bomba a tempo che va disinnescata», di «un Paese che scarica sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di Rom della Romania che arrivano in Italia».
«Informatevi. Solo chi è informato fa paura» ha detto dal palco. E allora Grillo e grulli si informino: decine di migliaia di Rom? Il capo genovese dei setta nani e i suoi lacché sanno di che cosa stanno parlando, quando danno i numeri? I Rom immigrati in Italia dalla Romania sono circa 30mila, bambini inclusi! (e buona parte degli altri zingari sono italiani da oltre 7 secoli!). Come dire che gli adulti di etnia Rom attualmente tra noi sono circa 15mila. Tutti delinquenti? Parrebbe di sì, a sentir loro.
Come capita a chi mangia pane e populismo a colazione pranzo e cena, lo psiconano venuto da Genova a vendere perline ai pavesi fa di tutta l’erba un fascio littorio, frullando insieme ambientalismo e razzismo, populismo e qualunquismo, con buona pace dell’antirazzista Campari, la “sua” candidata sindaco che – dal palco – ha provato a rivendicare il “proprio” antirazzismo e il “proprio” antifascismo, presto tacitata dal dispensatore genovese di ‘bollini blu’ ai pavesi, che si è affrettato a sottrarle microfono e scena.
Come Mussolini, anche Grillo o chi gli scrive i testi deve aver letto Psicologia delle folle di Gustave Le Bon. Ma la sua rozza critica ai partiti vorrebbe rappresentare non tanto le masse plaudenti, quanto nientemeno che l’opposizione morale e sociale alla partitocrazia. Peccato che in democrazia tutto questo passi attraverso il consenso elettorale e – fino a prova contraria – i due principali schieramenti (razzisti o no, populisti o no) la titolarità a governare se la sono presa lì, speculando sullo stato di democrazia apparente di un Paese dove l’unica  persona che crea un qualche disagio politico al ‘papi’ che va con le ‘pupe’ sembra essere Veronica Lario. Ma a Grullo che gli frega, lui è per la dittatura, e di certo non per la dittatura del proletariato.
E il Partito Democratico? Più che un soggetto politico inedito si è rivelato un confuso assemblaggio di nomenklature Margherita e Diesse, con questi ultimi a un passo dalla bancarotta, salvati dalla vittoria elettorale 2006 e dallo sforzo non esattamente “militante” di uno staff di abili commercialisti. Che il Pd sia riformista o riformabile, socialdemocratico o democristiano, che sia di destra di centro o di sinistra ormai poco importa. Importa almeno che esca dall’illegalità, che sia guidato da gente seria e onesta, votata al pubblico interesse; importa che sia un punto d’incontro tra la società e la politica, e non la cinghia di trasmissione di alcune lobby economiche e finanziarie; importa che sia un partito democratico di massa, e non un partito xenofobo di massa; importa che provi a contenere gli umori forcaioli della piazza e non a fomentarli; importa che combatta il razzismo (oggi entrato nel senso comune, non senza sue responsabilità e non senza la responsabilità degli affabulatori qualunquisti e populisti alla Grillo) e che la smetta di criminalizzare poveri e nuovi immigrati, come è successo, e combatta invece mafie e speculatori. Importa che sappia fare a meno dei Cioni e dei Bassolino, ma anche dei Caltagirone e dei Romeo. Importa che torni a combattere le diseguaglianze sociali. Importa tutto questo e molto altro ancora.
La rigenerazione della politica passa dall’assunzione di responsabilità. Il futuro sta nell’impegno che ciascuno di noi è disposto a mettere in gioco. Ma quale etica pubblica e politica possiamo permetterci al giorno d’oggi? Quella di chi è allegramente keynesiano con le banche e tristemente liberista con i lavoratori? Quella di una società ormai priva di mobilità sociale che vede sempre più dilatarsi la forbice delle diseguaglianze? Quella della società cetuale – cioè basata su ceti immobili – che si sta palesando all’orizzonte? Quella dell’ambientalismo populista, razzista e inconcludente di uno psiconano  genovese? Quella delle tangenti, dei favoritismi e dello spreco del pubblico denaro? Quella dei “monarchi” dispensatori di brioches? Quella dei partiti in mano a persone più equilibriste che equilibrate?
Parliamoci chiaro: o i militanti onesti del Pd avranno la forza di fare pulizia senza aiutini dalla Magistratura oppure il loro partito è fottuto (come è stato per la Dc e il Psi) e ancora più remota la prospettiva di una sinistra etica e di governo. Dovrebbero bastare l’ideale di moralità o l’amore per il bene comune. Ma, se non per altro, almeno lo facciano per il partito: föra di ball i cialtroni dell’antipolitica, fuori dalle balle quelli che antepongono il loro personale tornaconto al bene comune. E insieme a loro, fuori dai coglioni anche i messianici populisti razzistoidi, la finta antipolitica da marketing scuola Casaleggio, che vede nella politica uno spazio commerciale e di autopromozione a costo zero, che mutua il dettato di un altro Zero, il Renato e i suoi sorcini.
A Pavia parliamoci ancora più chiaro. Dal Festival dei Saperi all’urbanistica, dall’emergenza umanitaria alla Snia al caso Giurato, negli ultimi quattro anni l’opposizione politica, giornalistica, istituzionale e da marciapiede la si può riassumere – con poche eccezioni –  in due nomi e uno è quello di Irene Campari: dov’erano i grullini quando è stato scoperchiato il pentolone del Festival dei Saperi? C’erano forse loro o quelli del sedicente Partito democratico alla Snia, a predicare diritti e doveri e a rivendicare l’obbligo scolastico per i minori? E l’urbanistica? Snia, ex Fiat, Landini… Chi ha denunciato il pervasivo intreccio tra la politica e l’affarismo speculativo? E Giurato? E i traffici dell’Ufficio Traffico? Chi si è beccato le querele (querele poi archiviate, perché era tutto vero) – querele unte di minacce – dei Portolan, delle Morlotti, dei Pingitore, delle Balduzzi e delle Capitelli per aver raccontato i fatti e denunciato i nomi? Chi ha condotto e ancora conduce informate inchieste sulle mafie e sul business dei rifiuti a Pavia e dintorni?
Uno dei due sono io, l’altra è una mia consorella, la stessa alla quale Grillo l’altra sera ha tolto il microfono quando Campari per un momento gli aveva sottratto la scena (la candidata a sindaco è lei, non Grillo!) per parlare di antifascismo, antirazzismo, diritti, legalità, lavoro e mafie, nelle molteplici accezioni locali. Poco distante qualcuno l’ascoltava, senza applaudire.

Beppe Grillo e la Mappa del suo Potere

17 aprile 2009
Omissioni e censure sulla Casaleggio Associati
di Mason

Ho sempre riconosciuto le parole e le battaglie di Beppe Grillo come giuste ed utili. Ma questo non mi può far accettare qualsiasi suo comportamento.
Beppe Grillo, assieme alla società che lo supporta, la Casaleggio Associati, ha creato quella che è chiamata ‘mappa del potere’. In pratica è un sito nel quale si possono consultare quali connessioni esistono tra i vari consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa.
Lo stesso Grillo lo pubblicizza spesso e ne va fiero, perché in effetti mette in evidenza il marcio e la corruzione di questo sistema, nel quale troppe persone sono in più di un consiglio d’amministrazione, con evidentissimi problemi di conflitto d’interessi.
C’è una domanda che volevo fare a Beppe, riguardo questa mappa. Perché non la faccio direttamente a lui? in realtà ci ho provato, ma non ci sono riuscito. Gli ho posto questa domanda tramite un commento sul suo blog, più d’una volta a dire il vero, ma stranamente… molto stranamente, quanto gli ho scritto non compare tra i commenti.

Il tuo discorso al parlamento europeo è stato fantastico! La mappa del potere è veramente utile, però mi chiedevo un paio di cose. Perché nella mappa non compare nessuno della Casaleggio Associati né la società stessa? Soprattutto Enrico Sassoon. Sarebbe interessante vedere che una persona che collabora con te è ‘Director’ nella CHAMBRE OF COMMERCE ITALY, società che collabora ed ha all’interno personaggi della Microsoft corporation italia, ExxonMobile, Cisco System. E soprattutto Giuseppe Cattaneo che fa parte dell’Aspen Institute.
Nel comitato esecutivo dell’Aspen, per esempio, troviamo: Luigi Abete, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Francesco Caltagirone, Giuseppe Cattaneo, Fedele Confalonieri, Francesco Cossiga, Gianni De Michelis, John Elkann, Cesare Geronzi, Enrico Letta, Gianni Letta, Emma Marcegaglia, Paolo Mieli, Mario Monti, Tommaso Padoa Schioppa, Corrado Passera, Riccardo Perissich, Romano Prodi, Cesare Romiti, Carlo Scognamiglio, Giulio Tremonti, Giuliano Urbani.
Certo queste non sono società a scopo di lucro, non sono quotate in borsa, mi dirai. Bella scusa: per una mappa che si chiama ‘del potere’ sarebbe fondamentale invece sottolineare i collegamenti che ci sono tra questi personaggi e queste società!
La Aspen ha come scopo (cito dal loro sito web) «l’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso “il ‘metodo Aspen’ che privilegia il confronto ed il dibattito ‘a porte chiuse’». Alcuni di quei personaggi fanno parte del Bilderberg Group, della Commissione Trilaterale e il Consiglio per le Relazioni Estere.
Vuoi farci credere che una società che ha al suo interno membri del genere che si vedono ‘a porte chiuse’ non sia importante? Che non abbia abbastanza potere da inserirla nella mappa?
Molti potrebbero pensare che invece stai appositamente nascondendo una parte del potere, guarda caso proprio quella che è collegabile alla Casaleggio e quindi a te.
Beppe, che cosa ci stai facendo??!!

Qualcuno sa spiegarmi il motivo per cui quanto sopra non sia mai comparso tra i commenti al blog di Grillo?

http://farabutto.splinder.com/

Corvi neri e grulli grilleggianti

22 marzo 2009
di Giovanni Giovannetti

 

Avete notato? CP, PP, WB, GZ, ER, ICfasclub, sigle e merdenere varie – e cioè l'anonimo  cameratesco e grullesco squadrismo della rete che per qualche settimana ha imperversato su “Direfarebaciare” – sono improvvisamente e simultaneamente scomparsi. Il caso vuole che le incursioni coordinate dei teppistelli neri o a pois fossero cominciate dopo la pubblicazione di un articolo di Sergio Baratto (sconfinamenti, 03 marzo 2009), Il grillo ragliante, che riprendeva un tristemente noto intervento anti-Rom di Beppe Grillo. Dal suo blog il comico genovese aveva blablanato di «sacri confini della Patria che la politica ha sconsacrato», di «immigrazioni selvagge» paragonate a un «vulcano, una bomba a tempo che va disinnescata», di «un Paese che scarica sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di Rom della Romania che arrivano in Italia…», intervento mai ritirato né rettificato. «Decine di migliaia di Rom»? Al di là del contenuto irresponsabilmente razzistoide delle sue esternazioni e del peso che a volte hanno le parole, specie quando è un comunicatore a usarle, domandiamo: il capo genovese dei “setta nani” sapeva di cosa stava parlando quando ha dato i numeri? Evidentemente no: i Rom immigrati in Italia dalla Romania sono circa 30mila, bambini inclusi! Gli adulti rumeni di etnia Rom attualmente tra noi sono circa 15mila. Tutti delinquenti? A sentire i grulli parrebbe di sì.
Lo abbiamo detto e ripetuto: l’antirazzismo è la discriminante del nostro tempo, quella che separa il bene dal male. Il razzismo, con la sua ossessiva ricerca del capro espiatorio etnico, si fa sempre più incombente. Si imopone un argine: o si sta di qua o di là, senza se e senza ma. Sia pure tardivamente, Beppe Grillo dovrebbe chiedere scusa ai Rom e agli antirazzisti, e mandare questo segnale almeno a quelli che vivono con disagio la vicinanza alle sue liste, messi in difficoltà dal suo tracimante e immotivato populismo e qualunquismo anti-Rom, uguale a quello della Lega e di Forza Nuova. Non è mai troppo tardi. Si ravveda e la chiudiamo.

Il nostro blog è nuovamente “zona derattizzata”. Ci scusiamo con i lettori più deboli di stomaco, e soprattutto ci scusiamo con Pina Grassi, moglie di Libero, che ha visto il suo racconto lordato da questi infami.