da Pavia, Enrico Sacchi *
Negli ultimi quarant’anni, il centro storico della nostra città è stato oggetto di una intensa attività edilizia, che, grazie a una normativa chiara, rigorosa e di semplice applicazione, ha permesso il recupero degli edifici rispettando le loro caratteristiche formali e tipologiche e, a parte il triste episodio del Borromeo femminile, salvaguardando le aree libere. Il nuovo Pgt, recentemente entrato in vigore, disconosce tutto questo e introduce una serie di norme così permissive e discrezionali nella loro applicazione da riportare la città storica alla vulnerabilità degli anni Cinquanta-Sessanta e da prefigurare quindi, nel volgere di pochi anni, la sua distruzione. Se cinquanta anni fa, essendo in atto un processo di elaborazione culturale e quindi un serrato confronto di idee diverse, potevano essere comprensibili posizioni di insofferenza per le istanze di tutela e resistenze ad accettare normative di protezione dell’intera città storica, oggi queste posizioni sono incomprensibili. Diventa quindi ovvio chiederci quali siano i motivi che hanno portato l’amministrazione a simile scelta. Se gli amministratori intendevano adeguare le norme alle istanze liberiste della parte politica di appartenenza, hanno conseguito un risultato opposto. Invece di poche regole, essenziali e immediatamente interpretabili, hanno prodotto un testo pletorico e talmente indeterminato da rendere del tutto arbitraria, discrezionale e quindi contestabile la sua applicazione. Tutti sappiamo che, ove manca la certezza del diritto, gli atti amministrativi assumono tempi indefiniti e scivolano su una china poco commendevole. Emerge quindi, e resta come unico dato caratterizzante il Pgt, la forte regressione culturale o meglio l’ignoranza, intesa come non conoscenza, dell’intenso processo che ha elaborato la salvaguardia dei centri storici. (more…)