5. I responsabili della sconfitta. Depaoli?
No, i cittadini, il partito e la Lega
di Marco Bonacossa
Un fulmine a ciel sereno. Dieci punti di vantaggio bruciati in due settimane. Lo scrittore calabrese nel suo libro o “memoriale” imputerebbe la sconfitta al ballottaggio dell’8 giugno 2014 ai… pavesi: anziché votare il sindaco più amato, quel giorno andarono tutti quanti al mare o – valli a capire – a votare Depaoli; in subordine, ma non per importanza, verrebbe l’atteggiamento consapevolmente disfattista dell’intera coalizione, Lega Nord in primis.
Il senatore Centinaio verrebbe indicato dal noto politico forzista in vena di incontinenze come colui che ha costruito la propria carriera politica in cordata con Alessandro Cattaneo, per poi dileggiarlo anche pubblicamente. Lo scrittore-politico-trombato calabrese nel suo libro o “memoriale” lo afferma a chiare lettere, e porta l’esempio di una trasmissione televisiva poco dopo il ballottaggio: in quella sede Centinaio avrebbe esortato un suo collega di Ascoli a «non fare la stessa fine di Cattaneo» (e l’ùra? Dio ne scampi dai perdenti di successo).
Amareggiato per la sconfitta, il noto politico forzista avrebbe alfine cercato conforto non tanto nella fede o bottiglia ma nella scrittura altrui, dettando un libro-intervista o “memoriale” e dicendosi più che sollevato per non dover ancora sostenere il peso di altri cinque anni assieme a una maggioranza sistematicamente sottoposta a ricatti diciamo politici.
Indice puntato dunque sul partito di Salvini e Centinaio, in particolare sono presi di mira i cinque anni di Giunta in Comune. Secondo lo scrittore-politico-trombato calabrese la Lega, smentendo se stessa, avrebbe puntato dritto alle poltrone di peso anche «con accordi poco istituzionali di schieramento», pappandosi Asm e l’urbanistica, ingenerando così – sono parole del politico forzista – i veri problemi della scorsa amministrazione comunale.
Dunque, secondo l’inedito (per ora) portavoce degli amici di Neri e Chiriaco la responsabilità della sconfitta è da ascrivere alla Lega di latta e malgoverno e pure in doppiopetto e men che meno a lui o Ale. E sempre a suo dire alla Lega mal ne colse: il noto politico forzista avrebbe puntualmente rimarcato la forbice tra i risultati del Carroccio alle elezioni europee e quelle comunali pavesi, là dove lo stesso popolo padano ha sonoramente bocciato l’ex assessore all’urbanistica creativa Fabrizio Fracassi e l’allora presidente di Asm favori Gianpaolo Chirichelli (a proposito di Chirichelli: pare che in Procura…)
L’azienda municipalizzata sarebbe stata, per l’autore del libro o “smemoriale”, il vero rimpianto dell’amministrazione Cattaneo, che peccò di coraggio (?) nell’affrontare e risolvere quella che, sarebbero parole sue, fu una «gestione fallimentare».
Le accuse dello scrittore calabrese focalizzerebbero poi su alcuni componenti nonché colleghi della Giunta Cattaneo. Quasi tutti gli assessori verrebbero infatti descritti come velocisti, veri e propri sprinter da giochi olimpici nel rivelare ai giornalisti ciò di cui segretamente si discuteva in Giunta (ma che è ‘sta Giunta? un’associazione segreta? alla faccia della trasparenza…)
Una spina nel fianco, secondo il noto politico forzista, reca il nome di tale Ettore Filippi, descritto come un politico antropofago e dedito all’arte del «maneggiare» o meglio magneggiare, e non per caso era «molto attento al settore dell’urbanistica»; uno buono a carpire voti ma incapace di capitalizzarne i risultati. E l’ex polliziotto tra un arresto e l’altro gli ha reso la pariglia proponendo maliziosamente di chiamare lo scrittore o dettatore o detrattore calabrese “il socio”, e chissà perché…
Asm è stata e rimane una chiave fondamentale per aprire ai segreti della Giunta di centrodestra e proprio sulla gestione politica dell’azienda l’ex assessore Cristina Niutta consumò il suo strappo dalla maggioranza, candidandosi poi a sindaco in alternativa Al Cattaneo. Secondo lo scrittore calabrese – che non ricorderebbe un solo atto avverso alle delibere di Giunta da parte della Niutta – lei, l’ex assessore, più di altri lo riteneva il vero dominus del partito (altro che Richelieu!) e di ciò ne pativa.
Tra i motivi della sconfitta si fa largo Pietro Trivi. L’avvocato pavese (sodale di Chiriaco e non di meno dipinto come «un bravo ragazzo») avrebbe pagato lui per primo e fatto pagare alla coalizione le sue velleità di (mancata) star della politica nonostante – sono parole dell’autore del libro o “memoriale” – i suoi evidenti limiti di capacità politiche e le acclarate fragilità caratteriali. Lo scrittore calabrese o “socio” ammetterebbe di essere rimasto molto deluso dalla sua persona già nel 2009: infatti sarebbe stato proprio Chiriaco (condannato a 12 anni di reclusione per fatti di mafia) a sponsorizzarlo quale candidato sindaco del centrodestra alternativo a Cattaneo.
“Er Richelieu de noantri” si arrogherebbe altri due meriti storici: la caduta della Giunta Capitelli (centrosinistra) e la candidatura di Alessandro Cattaneo. Durante il governo di centrosinistra “il socio” racconterebbe di essere stato lui a raccogliere le firme delle dimissioni dei ventidue consiglieri comunali per far cadere la Giunta, non prima di aver contattato e convinto Gian Carlo Abelli e di essersi recato a casa del vicesindaco Ettore Filippi (all’epoca col centrosinistra: con la Francia o con la Spagna…) per tramare l’accordo.
Anche la candidatura di Cattaneo sarebbe stata una sua iniziativa (e non di Berlusconi, perennemente occupato in cene eleganti e incontri di vertice fino a tarda notte con la nipote di Mubarak): iniziativa che “il Faraone” o pollo avrebbe acconsentito perché «certo» (?) della sconfitta di Cattaneo, il delfino sin da subito derubricato a pesce lesso, uno che volentieri si lascia guidare (detta così l’Abelli ci fa una ingiusta figura di palta). Soltanto durante la vittoriosa campagna elettorale Abelli ne avrebbe cavalcato l’onda montante, accreditandosi come padre padrino politico e fors’anche padrone del Cattaneo (e dire che dopo anni di malefatte targate centrosinistra e Filippi, quell’anno il centrodestra avrebbe vinto anche candidando a sindaco Paperino e assessori Qui Quo e Qua). L’ex sindaco avrebbe infine litigato più volte con il “Faraone” o pollo oltrepadano, smarcandosi dalla pennuta figura.
Dalle parole del noto politico forzista-Richelieu-rimasto-in-sottana si evince come l’ex governo cittadino di centrodestra somigliasse più a un ring del wrestling, dove tutti lottavano contro tutti e tutti erano in cerca di visibilità, potere politico reale o millantato, poltrone importanti e remunerative. Un’arena entro cui premeva cautelarsi non tanto dagli intrepidi bollori di un’opposizione arrapata e incline a… in quel posto quanto dalle senili caldane dei consiglieri amici (degli amici), sempre pronti a ricattare per così dire politicamente l’ex sindaco qualora non avesse dato fisica soddisfazione a ogni singolo componente di queste correnti intestine. Venticelli profumati che nascevano aggregando consiglieri comunali giusto il tempo necessario a perseguire il loro unico intento: entrare… lì in quel posto, nella stanza dei bottoni. Homo homini lupus. Parafrasando Battiato, Povera Pavia.