Posts Tagged ‘Gian Michele Calvi’

Crollano le new towns a l’Aquila

3 settembre 2014

“Le case delle new towns a L’Aquila cadono a pezzi. “Jaromil” lo ha scoperto nel 2010″.

di Marco Bonacossa

E’ brutto dire “l’avevamo detto”. Ma è vero e ci dispiace. Non per essere stati tra i primi in Italia, non per averlo scritto sul numero sette della nostra rivista e sulla nostra pagine facebook ma per il contenuto dello scoop.
Nell’ottobre 2010 io e gli altri redattori di “Jaromil”, periodico dell’Università degli studi di Pavia, Marco Magnani, Federico Rossi, Alessandro Civardi e Tommaso Marano, ci siamo recati a L’Aquila.
Lo abbiamo fatto spinti dalla volontà di scoprire, di scoperchiare la verità con quella dose di incoscienza e spirito di avventura che i nostri 23 anni ci suggerivano.
La città sembrava il risultato di un bombardamento di guerra: edifici sventrati, centro storico distrutto, transennato, chiuso e presidiato dai militari. Le voci dei giovani nei pochissimi locali aperti erano quelle dei sopravvissuti: ogni discorso era incentrato sul “prima” e sul “post” terremoto: “prima del 6 aprile ci trovavamo in quel bar là”, “il miglior aperitivo era in quel posto ma ora non c’è più”, quando c’era l’università qua era pieno”.
Siamo andati ad Onna e abbiamo visto la devastazione, abbiamo parlato con anziani e famiglie che tornavano in paese per recuperare qualcosa che il terremoto aveva loro sottratto: la vita.
Siamo andati a vedere le famose newtown del progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili). Gli aquilani che abbiamo incontrato le chiamavano “le case di Berlusconi”, ma nel loro tono la sottolineatura della paternità di quegli edifici non rappresentava nulla di positivo.
Diciannove complessi dislocati attorno al capoluogo e come prima tappa del nostro tour scegliemmo Bazzano 5. Quelle erano le case che il governo Berlusconi fece vedere al mondo il 29 settembre 2009, il giorno del suo sessantatreesimo compleanno. Se fossimo stati in una dittatura avremmo potuto pensare che quella data non era casuale. Quando arrivarono le telecamere delle televisioni di Berlusconi v’erano le bandiere tricolori attaccate ai balconcini, la torta e lo spumante nel frigorifero. Quando arrivammo noi le bandiere erano sparite e le telecamere, pure. La prima impressione che ho avuto è quella delle case che da bambini si costruivano con il lego: colorate, finte.
Gli unici presenti in quei complessi dormitorio erano alcuni anziani che vagavano senza meta nella newtown: negozi, edicole, bar…tutto scomparso. Soltanto un paio di panchine per sedersi. Alle nostre domande su come si vivesse in quelle case ci raccontavano dei primi problemi: dell’acqua corrente che non sempre c’era, delle prime infiltrazioni sui muri, degli spifferi. Nelle loro parole percepivamo la loro consapevolezza di essere stati strumentalizzati dalla propaganda di governo e l’insicurezza, il disagio di vivere in quelle strutture che rivelavano, soltanto dopo un anno di vita, i primi problemi.
Il Piano C.A.S.E. non nasce dopo il terremoto abruzzese ma prima, deposto in qualche cassetto e tirato fuori in occasione dell’emergenza aquilana. Una vera manna per i costruttori: i prezzi al metro quadro delle new towns valevano circa il triplo del prezzo medio di zona di prima del sisma.
Prima di tornare a casa abbiamo visitato altre new towns: stessi problemi, stesse prime avvisaglie di un crollo imminente, non soltanto strutturale ma umano. Una signora ci disse: “non stanno facendo niente”. Sono passati quattro anni, si sono susseguiti quattro governi e le new towns sono ancora lì, non è stato ancora fatto niente Nei giorni scorsi la notizia del crollo del balcone di una casa della new town è stata trasmessa da tutti i media nazionali. Siamo stati tra i primi a raccontare questa storia. Ma non avevamo meriti speciali o capacità particolari, non c’erano Biagi e Montanelli fra di noi, ma abbiamo soltanto deciso di usare i nostri occhi per vedere se quello che ci raccontavano era vero e abbiamo preso carta e penna per intervistare chi in quelle case ci abitava e affrontava i problemi di ogni singolo giorno. Abbiamo semplicemente deciso di dare ascolto alla gente, al popolo e meno a quei politici, a quei dirigenti che dal terremoto hanno tratto guadagni economici e/o mediatici.
Ancora una volta torna il nome di un cittadino pavese ovvero l’ing. Gian Michele Calvi, membro nel 2009 della Commissione Grandi rischi, che ha presieduto il Consorzio ForCase, a sua volta fautore del “Progetto C.a.s.e.”, composto dalla pavese Fondazione Eucentre – che fa capo alla Protezione civile ed è diretta dallo stesso Calvi – oltre a due imprese di costruzioni, la Icop (la ricordiamo a Pavia nel precario restauro del ponte della Becca) e Damiani costruzioni, la stessa che ha costruito il Green Campus al Cravino, a cui era demandato l’acquisto dei materiali e il coordinamento dell’attività di cantiere in Abruzzo. Progettazione e direzione lavori sono rimaste ben salde sotto la guida di Gian Michele Calvi (contemporaneamente controllato e controllore). A L’Aquila Calvi è stato condannato a 6 anni di reclusione in primo grado insieme ad altri componenti la Commissione grandi rischi colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Provammo ad intervistarlo, nel 2010, ma non ci riuscimmo. Forse stavolta potrebbe essere lui il primo a parlare e magari a chiedere scusa agli aquilani. Lo ascolteremmo volentieri.

Cosa non garba al Busiardìn?

26 marzo 2014

di Giovanni Giovannetti

Come già altre volte in passato, ancora una volta  “La Provincia Pavese” evita di pubblicare questa mia lettera in risposta a Marco Bellaviti. Proviamo allora a metterne un paio delle censurate in sequenza, così da evidenziare elementi comuni e magari capire meglio cosa non piace al Busiardìn. La replica a Bellaviti:

«Brandendo l’ordinanza della Corte di Cassazione sulla convenzione postuma tra Comune e Green Campus, in una inquietante lettera alla “Provincia Pavese” l’assessore all’Urbanistica Marco Bellaviti allude a corsie per chi si ripromette il “sacco” cittadino, spacciando tutto questo per «cultura dell’impresa», a partire dal Centro storico già sotto assedio delle betoniere. Infatti il nuovo Pgt ne annuncia la sostanziale distruzione: come leggiamo, «nelle aree libere di pertinenza» e persino «all’interno dei cortili» sarà consentito costruire ben 4 metri cubi per metro quadrato. Parola di Marco Bellaviti. L’assessore si concede una «breve riflessione sul ruolo avuto dall’amministrazione comunale» nel salvaguardare con la convenzione-sanatoria Green Campus i privatissimi interessi di taluni «su imput del sindaco Cattaneo» nella certezza che «l’interesse della collettività» a Pavia risponda a quello dei Calvi, dei Marazza, dei Damiani, dei Trotta, ecc., persone attualmente indagate. E dunque che c’era di male nel favorire plusvalenze milionarie nella compravendita di quei terreni, rivenduti da Calvi e Marazza ai Damiani per 6.203.200 euro; terreni che, solo pochi mesi prima, erano costati 1.813.000! Niente male. E se una mano lava l’altra, per detersivo mettiamoci due benemerite certificazioni comunali che attestano una falsa destinazione a espansione residenziale (classificandola zona “C”) quando in realtà i terreni erano per attrezzature ed impianti di interesse generale (zona “F”). Illecito nell’illecito, la ghiotta speculazione e la successiva truffaldina messa in vendita sul libero mercato immobiliare ignorano che, nel frattempo (19 novembre 2008, dunque prima dell’autorizzazione comunale a costruire, del 4 novembre 2009), era decaduto il vincolo pre-espropriativo a Servizi universitari (U1) introdotto dal Piano regolatore generale il 19 novembre 2003, con la conseguente derubricazione dei terreni. L’illecito cede così il campo alla ben più grave lottizzazione abusiva dei fabbricati: un reato molto serio, che ha provocato il sequestro dell’area, preludio alla confisca e al passaggio dei beni al Comune (semmai qui stava l’interesse collettivo). (more…)

A Pavia come a L’Aquila

5 febbraio 2014

L’incredibile puntata di Presadiretta (Rai3, 3 febbraio 2014) sulle imprese aquilane di Gian Michele Calvi, già direttore dei lavori Carrefour lungo la Vigentina a Pavia, della lottizzazione abusiva Green Campus al Cravino e del “recupero” del malandato ponte della Becca sul Po.

L’ingegnere pavese a L’Aquila ha presieduto il Consorzio ForCase, a sua volta fautore del “Progetto C.a.s.e.” (acronimo di Complessi Anti Sismici Ecocompatibili): 183 edifici, 4.449 appartamenti, 19 villaggi intorno al “cratere”; appalti per 809 milioni di euro, soldi elargiti dalla Protezione civile in qualità di committente (fra l’altro Calvi – già braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione Civile – nel 2009 sedeva nella Commissione Grandi rischi), integrati indebitamente da 350 milioni di euro in fondi europei. Il Consorzio vede la partecipazione della pavese Fondazione Eucentre – che fa capo alla Protezione civile ed è diretta dallo stesso Calvi – oltre a due imprese di costruzioni, la Icop (la ricordiamo a Pavia nel precario restauro del ponte della Becca) e Damiani costruzioni, la stessa che sta costruendo il Green Campus al Cravino, a cui era demandato l’acquisto dei materiali e il coordinamento dell’attività di cantiere in Abruzzo. Progettazione e direzione lavori sono rimaste ben salde sotto la guida di Gian Michele Calvi (contemporaneamente controllato e controllore). Come a Pavia: per gli edifici Green Campus, sostiene compiaciuto il Calvi, è stata infatti «adottata la stessa tecnologia antisismica sperimentata all’Aquila dopo il terremoto». A Pavia, le case Green Campus al Cravino sono «residenze di “Classe A”»: “Classe A” di certificazione energetica sul modello New Town di L’Aquila? Speriamo di no. Al riguardo, suona a monito la terribile inchiesta di Presadiretta  sul Progetto C.a.s.e. aquilano. C’è anche Calvi, lui e Berlusconi intervistati nel 2010 da Bruno Vespa, maggiordomo di entrambi.
A L’Aquila il Calvi lo hanno poi condannato a 6 anni di reclusione in primo grado insieme ad altri componenti la Commissione grandi rischi; è anche a giudizio per gli isolatori Alga fuori norma (la ditta di Montebello all’opera anche al ponte della Becca) di cui si parla nel filmato. A Pavia l’ingegnere è indagato per la lottizzazione abusiva di Green Campus insieme ai fratelli Damiani, ad Arturo Marazza, al notaio Trotta ed altri, loro discepoli. (G. G.)

«Sprechi e mafia nel dopo terremoto» aquilano

5 novembre 2013

I pavesi Calvi e Damiani hanno gestito ricostruzione e forniture

«L’Aquila, il dossier segreto Ue: sprechi e mafia nel dopo terremoto». È il titolo di un articolo di Attilio Bolzoni, qui ripreso da “Repubblica” il 4 novembre scorso. Bolzoni commenta il dossier dell’eurodeputato danese Søren Søndergaard sul discusso “Progetto C.a.s.e.” – 19 ameni villaggi costruiti in remote periferie aquilane – progetto a cura del pavese Gian Michele Calvi. Come si può leggere in Comprati e venduti (Effigie 2013, alle pp. 84-87), il professor Calvi è ormai noto alle cronache nazionali poiché in Abruzzo ha “onorevolmente” gestito la chiacchierata “ricostruzione” dopo il terremoto dell’aprile 2009. A L’Aquila Calvi ha presieduto il Consorzio For-Case, a sua volta fautore del “Progetto C.a.s.e.” (acronimo di Complessi Anti Sismici Ecocompatibili): 183 edifici, 4.449 appartamenti, 19 villaggi intorno al “cratere”; appalti per 809 milioni di euro, soldi elargiti dalla Protezione civile in qualità di committente (fra l’altro Calvi – già braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione Civile – nel 2009 sedeva nella Commissione Grandi rischi). Il Consorzio vede la partecipazione della pavese Fondazione Eucentre – che fa capo alla Protezione civile ed è diretta dallo stesso Calvi – oltre a due imprese di costruzioni, la Icop (la ricordiamo a Pavia nel restauro del ponte della Becca) e la Damiani costruzioni, la stessa che sta costruendo il Green Campus al Cravino, a cui era demandato l’acquisto dei materiali e il coordinamento dell’attività di cantiere in Abruzzo. Progettazione e direzione lavori sono rimaste ben salde sotto la guida di Gian Michele Calvi (contemporaneamente controllato e controllore). Come a Pavia: per gli edifici Green Campus è stata infatti «adottata la stessa tecnologia antisismica sperimentata all’Aquila dopo il terremoto». (more…)

Vinum intermissum

15 ottobre 2013

Per Gian Michele Calvi neanche il tempo di brindare per il dissequestro di Green Campus al Cravino, la lottizzazione abusiva di cui è direttore dei lavori: spumante di traverso già nel primo pomeriggio, alla notizia del nuovo rinvio a giudizio a L’Aquila, questa volta per la grana degli isolatori Alga di Milano fuori norma, eppure collocati dall’operoso ingegnere qua e là a mo’ di palafitte nelle 19 new town post-terremoto. A giudizio anche Agostino Marioni, amministratore delegatodella società milanese con stabilimento a Montebello della Battaglia, in provincia di Pavia. Alga la ricordiamo tra le ditte chiamate da Calvi al capezzale del malandato Ponte della Becca. Ormai da mesi chiedo invano all’Amministrazione provinciale se i “quattro appoggi” made in Alga collocati solo tre anni fa a ristoro del Ponte sono gli stessi di cui l’ultimo bando di gara richiede l’urgente sostituzione. (G.G.)

L’ingegnere ha la lebbra?

9 ottobre 2013

Vietato avvicinare il nome di Gian Michele Calvi al duo Poma-Bosone

L’ingegner Gian Michele Calvi ora figura indagato anche in Sardegna. Come scrive Maria Fiore sul quotidiano locale, «la procura di Tempio Pausania ha chiuso le indagini per la mancata bonifica dell’area marina davanti all’ex arsenale militare della Maddalena, inviando 17 avvisi di garanzia a tecnici, dirigenti e funzionari. Tra loro, c’è anche Gian Michele Calvi, ingegnere sismologo, direttore di Eucentre a Pavia e, all’epoca della missione del G8 alla Maddalena, responsabile dei lavori su cui il magistrato Riccardo Rossi ha indagato per due anni». La Fiore ricorda poi altri recenti incidenti di percorso dello stimato ingegnere: condannato a sei anni di reclusione in primo grado a L’Aquila dopo il terremoto; indagato a Pavia per la lottizzazione abusiva di Green Campus al Cravino; ancora a L’Aquila, indagato per i costosissimi isolatori fuori norma della ditta Alga di Montebello, la stessa a cui l’ingegnere si era rivolto per la fornitura di «quattro appoggi» da collocare in sostegno del malandato ponte della Becca e ora da sostituire (o meglio, come leggiamo nel provinciale bando di gara, si rende urgente «la sostituzione degli apparecchi d’appoggio inadeguati»). Ma quest’ultimo dettaglio sulla “Provincia Pavese” non lo troverete.

Il ponte della Mucca

20 settembre 2013

Lorenzo Blone intervista Giovanni Giovannetti

Ponti e ristrutturazioni. La Provincia di Pavia sembra mantenere rapporti più che privilegiati con l’ingegner Gian Michele Calvi: sua la ristrutturazione della provinciale Sala dell’Annunciata; suo il progetto del nuovo ponte su Po e Ticino alla Becca; sua la (mancata) messa in sicurezza del ponte attuale: ben tre interventi per «somma urgenza» – costati oltre 8 milioni di euro – senza tuttavia venirne a capo, tanto che ora se ne richiede un quarto, la “soluzione finale”, consegnato a un Bando di gara. Non solo Gian Michele: l’avvocato Carla Casati in Calvi la ritroviamo poi tra gli abituali collaboratori, ben remunerati, della rivista “Imprendere”, pubblicata dalla Provincia.
Ma torniamo al malandato ponte della Becca e ai suoi guai. La Provincia di Pavia ha finalmente disposto la gara per la messa in sicurezza del malandato ponte della Becca, al cui capezzale fino a ieri ha vegliato in solitudine il Calvi, già autore delle “perizie giustificative” nonché della direzione lavori di «somma urgenza» (eppure durati tre anni) e perciò assegnati in via diretta, senza bando di gara: lavori, si diceva, costati complessivamente più di 8 milioni di euro, che non hanno risolto il problema. Ora di milioni se ne dovranno spendere altri 2 e 500 mila: in totale fanno 11, ventidue miliardi delle vecchie lire, opere eseguite dalla friulana Icop e dalla ditta Damiani di Villanterio. I Damiani – costruttori indagati per la lottizzazione abusiva di Green Campus – ormai li conosciamo, poiché stanno sempre più spopolando su questo blog. (more…)

Do Not Disturb

31 agosto 2013

Ponte della Becca e ditte indagate. Questa lettera, inoltrata alla “Provincia Pavese” il 30 luglio scorso, non è mai stata pubblicata.

La Provincia di Pavia ha finalmente disposto la gara per la messa in sicurezza del malandato ponte della Becca, al cui capezzale fino a ieri ha vegliato in solitudine l’ing. Gian Michele Calvi, già autore della “perizia giustificativa” nonché della progettazione e direzione lavori di «somma urgenza» (eppure durati tre anni) e perciò assegnati in via diretta, senza bando di gara: lavori costati complessivamente più di 8 milioni di euro, che non hanno risolto il problema. Ora di euro se ne dovranno spendere altri 2 milioni e 500 mila: in totale fanno 11, 22 miliardi delle vecchie lire!
Nel suo articolo sulla “Provincia Pavese”, domenica 21 luglio Maria Fiore scrive che le opere «sono state eseguite in parte dalla ditta Icop e in parte dalla ditta Damiani di Villanterio». Icop e Damiani li ricordiamo al seguito di Gian Michele Calvi nella “benemerita” opera di edificazione delle 19 New town di L’Aquila dopo il terremoto del 2009.
 E con loro Alga spa di Milano – ma con stabilimento a Montebello della Battaglia, in provincia di Pavia – altrettanto “benemerita”, e forse per questo motivo incaricata della «fornitura di quattro appoggi» per il malandato ponte pavese. È la stessa ditta ora indagata a L’Aquila insieme al Calvi per gli isolatori fuori norma (frode in pubbliche forniture, costate 7.124.752 euro), e molti dovranno essere sostituiti. Nel corso di alcuni test effettuati presso il laboratorio Srmd di San Diego (California) uno dei quattro isolatori Alga sotto esame si era «macroscopicamente» rotto e un altro aveva manifestato «in modo drammaticamente evidente il fenomeno dello stick slip» ovvero un saltellamento; fenomeno – lamentano i periti – «potenzialmente distruttivo che può essere presente anche nel moto reale di origine sismica».
Nel pavese Bando provinciale di gara, in “Premessa” si rileva urgente «la sostituzione degli apparecchi d’appoggio inadeguati»: sono forse i «quattro appoggi» made in Alga? Stessa “faccia” stessa “razza”? Non si capisce, e dunque chiediamo alla Provincia di chiarire.

Giovanni Giovannetti

Ponte della Becca. Bando alle ciance

22 luglio 2013

di Giovanni Giovannetti

La Provincia di Pavia ha finalmente disposto la gara per la messa in sicurezza del malandato ponte della Becca, al cui capezzale fino a ieri ha vegliato in solitudine l’ing. Gian Michele Calvi, già autore della “perizia giustificativa” nonché della direzione lavori di «somma urgenza» (eppure durati tre anni) e perciò assegnati in via diretta, senza bando di gara: lavori costati complessivamente più di 8 milioni di euro, che non hanno risolto il problema. Ora di euro se ne dovranno spendere altri 2 milioni e 500 mila: in totale fanno 11, 22 miliardi delle vecchie lire!
Nel suo articolo sulla “Provincia Pavese”, domenica 21 luglio Maria Fiore scrive che le opere «sono state eseguite in parte dalla ditta Icop e in parte dalla ditta Damiani di Villanterio». I Damiani – costruttori di Green Campus – ormai li conosciamo, poiché stanno sempre più spopolando su questo blog. Icop e Damiani li ricordiamo al seguito di Gian Michele Calvi nella “benemerita” opera di edificazione delle 19 New town di L’Aquila dopo il terremoto del 2009.
Nell’articolo tuttavia non si cita Alga spa di Milano – ma con stabilimento a Montebello della Battaglia, in provincia di Pavia – altrettanto “benemerita”, e forse per questo motivo incaricata della «fornitura di quattro appoggi» (a dirla tutta, non viene citato nemmeno il Calvi: un’ingiustizia…). È la stessa ditta ora indagata a L’Aquila insieme al Calvi per gli isolatori fuori norma (frode in pubbliche forniture, costate 7.124.752 euro), e molti dovranno essere sostituiti. Nel corso di alcuni test effettuati presso il laboratorio Srmd di San Diego (California) uno dei quattro isolatori Alga sotto esame si era «macroscopicamente» rotto e un altro aveva manifestato «in modo drammaticamente evidente il fenomeno dello stick slip» ovvero un saltellamento; fenomeno – lamentano i periti – «potenzialmente distruttivo che può essere presente anche nel moto reale di origine sismica».
Nel pavese Bando provinciale di gara, in “Premessa” si rileva urgente «la sostituzione degli apparecchi d’appoggio inadeguati»: sono forse i «quattro appoggi» made in Alga? Stessa “faccia” stessa “razza”? Non si capisce, e umilmente chiediamo lumi.

[per approfondimenti » Cemento, aquile e avvoltoi]

Taci, l’amico ti ascolta

12 luglio 2013

Green Campus. Il sindaco nasconde documenti
da Pavia, Giovanni Giovannetti

Dopo aver sottoscritto una temeraria Convenzione con la società Green Campus sulla nota lottizzazione abusiva al Cravino (l’Università aveva declinato l’invito), la Giunta Cattaneo ora secreta una parte del parere legale chiesto dal Comune all’avvocato prof. Aldo Travi. Non resta che sollecitare il sindaco a divulgarla, o la Procura pavese ad acquisirla.

Tornare da Strasburgo, dopo aver incontrato il presidente del parlamento europeo Martin Schulz, e ritrovare Pavia tale e quale: sospesa tra convergenze affaristico-criminali (mafiose e no) e un sindaco ad autonomia limitata, prigioniero di chissà quali “obblighi” assunti con si sa chi: poteri forti, comitati d’affari, grandi elettori o peggio. E tanti saluti al pubblico interesse. Le mezzebarbe non provano nemmeno a salvare le apparenze e librano il loro svettante nanismo nel ratificare una Convenzione tra Comune e Green Campus, nonostante l’accusa di lottizzazione abusiva che pende su quest’ultima. Un guanto di sfida alla Procura pavese – che nei mesi scorsi aveva posto l’area sotto sequestro – proprio ora che piazza del Tribunale dichiara concluse le indagini. Sono dieci gli avvisi di garanzia inoltrati: ai dirigenti comunali Francesco Grecchi e Angelo Moro (a riprova del coinvolgimento di Palazzo Mezzabarba), nonché a cittadini “di rispetto” quali Gian Michele Calvi e signora, il faccendiere Arturo Marazza, i fratelli costruttori Alberto e Paolo Damiani, il notaio Antonio Trotta e altri ancora.
Non paghi, questi Robin Hood all’incontrario, spendono pubblici quattrini in consulenze presso accreditati studi legali, salvo poi secretarle qualora il parere risultasse sfavorevole per amici e sponsor economici.
Ad esempio, del parere richiesto dal Comune di Pavia all’avvocato professor Aldo Travi da Busto Arsizio conosciamo la Relazione del 21 gennaio 2013, ovvero prima del sequestro dell’area; secretata invece una sua più aggiornata “nota integrativa”. Forse non per caso, chi tra gli assessori l’ha potuta leggere – l’avvocata Cristina Niutta ad esempio, lei è del mestiere – si è poi resa irreperibile al momento del voto.
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La Procura ha sequestrato Green Campus

6 marzo 2013

Dopo la confisca, le si destinino a case popolari
da Pavia, Giovanni Giovannetti

«Un sequestro preventivo finalizzato alla confisca che non ha precedenti nella storia giudiziaria di Pavia». Il procuratore capo Gustavo Cioppa così commenta i sigilli posti alle 5 palazzine Green Campus al Cravino. Criminalità urbanistica, la vera metastasi cittadina (altro che ‘Ndrangheta!).
Lo avevamo denunciato da questo blog, dalle pagine del settimanale “Il Lunedì” e poi in Procura: come per Punta Est, anche al Cravino lorsignori hanno posto in vendita sul libero mercato appartamenti destinati in affitto a studenti, professori, dipendenti dell’Università. Nessuna convenzione con l’Ateneo, obbligatoria poiché – lo ha ribadito il colonnello Sangiuliano – «andava tutelata la natura di servizio» degli edifici. Avviso di garanzia per i costruttori Alberto e Pietro Damiani, nonché per il direttore dei lavori Roberto Turino, per il progettista Gian Michele Calvi e per Arturo Marazza, titolare della Arco Srl
insieme alla signora Casati in Calvi, società dall’esiguo capitale sociale che, nel 2008, aveva acquistato i terreni vincolati per 1.813.000 rivendendoli 13 mesi dopo alla società Green Campus per 6.203.200; in mezzo due false certificazioni comunali e la decadenza dei vincoli ben prima della concessione edilizia il 4 novembre 2009, che ha reso abusiva la lottizzazione.
Nell’atto di compravendita col quale Green Campus srl rileva da Arco srl terreni e diritti edificatori al Cravino si legge che la società acquirente si obbliga a mantenere la destinazione d’uso di quelle unità abitative «a residenza universitaria, e pertanto ad affittare unicamente alle seguenti categorie di locatari: studenti iscritti all’Università di Pavia o allo Iuss; dipendenti o assimilati dell’Università di Pavia, dello Iuss o di enti con essi convenzionati per attività di ricerca e didattica; docenti, ricercatori, specializzandi, studiosi, studenti in visita presso l’Università di Pavia, lo Iuss o enti con essi convenzionati per attività di ricerca e didattica». E invece le hanno vendute a chiunque – anziché affittarle «unicamente a…». Da Green Campus abbiamo ricevuto numerose denunce e querele “di facciata”, tutte soccombenti. Fra l’altro, proprio dalla richiesta al Tribunale affinché disponesse la cancellazione da Direfarebaciare delle nostre inchieste  (il giudice Frangipani lo ha negato, condannando Green Campus a onorare le spese processuali) è poi emersa la ben più gravosa lottizzazione abusiva. Lo raccontiamo nel testo che segue.

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Mignotti

22 gennaio 2013

di Giovanni Giovannetti

La puntata di “Presadiretta” su L’Aquila di domenica 20 gennaio (Rai 3, disponibile in rete) andrebbe mandata a memoria da chi, a Pavia – dopo la sentenza di condanna a 6 anni dei sette componenti la Commissione grandi rischi – nell’ottobre scorso ha sottoscritto l’appello in solidarietà del pavese Gian Michele Calvi, uno dei condannati. Nonché da chi ha per lungo tempo minchiato di «processo alla scienza» invece che agli scienziati di corte o cortile coinvolti in un così drammatico episodio di sciatto e colposo mignottismo baronale.
Una sentenza storica: condanna in primo grado per omicidio colposo plurimo e lesioni, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il 31 marzo 2009 – solo cinque giorni prima del devastante terremoto – i sette avevano “tranquillizzato” la popolazione sulla sequenza sismica in corso, da mesi percepibile nel territorio aquilano, negando il rischio di un terremoto distruttivo o comunque di magnitudine superiore a quelle fino ad allora registrate.
Conversando al telefono con l’assessore abruzzese alla Protezione civile Daniela Stati, il 30 marzo – una settimana prima del terremoto – Guido Bertolaso la sollecita a «zittire qualsiasi imbecille» e a placare illazioni e comunicazioni: «Domani vengono a L’Aquila i luminari del terremoto in Italia … è più una operazione mediatica che altro … Loro che sono i massimi esperti di terremoto diranno … è una situazione normale … sono fenomeni che si verificano … cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà la scossa che fa male … non è perché siamo spaventati e preoccupati … vogliamo tranquillizzare la gente … e facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia». Il 6 aprile 2009 a L’Aquila 309 esseri umani sono morti; 1.500 i feriti.
Nelle Motivazioni si legge che dopo la riunione sono state fornite «informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame», vanificando le attività di tutela della popolazione.
Ai commissari la pena di sei anni; ai baroni e baronetti sodali solidali l’“obbligo” ad un così utile ripasso. E se ne avete lo stomaco, soffermatevi quel tanto che serve sulle testimonianze dei famigliari, persone indotte dagli azzeccagarbugli istituzionali a restarsene in casa e così morire. Guardateli bene negli occhi, poi tornate pure a omaggiare il Calvi. In nome della scienza.

L’Aquila. Sei anni a Gian Michele Calvi

22 ottobre 2012

Il Tribunale dell’Aquila (giudice unico, Marco Billi) ha condannato in primo grado Gian Michele Calvi a 6 anni di reclusione. Uguale pena per gli altri sei componenti della Commissione “Grandi rischi”, accusati di omicidio colposo plurimo e lesioni: sono Franco Barberi (nel 2009 presidente vicario della Commissione), Bernardo De Bernardinis (già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile), Enzo Boschi (presidente dell’Ingv), Giulio Selvaggi (direttore del Centro nazionale terremoti), Claudio Eva (ordinario di fisica all’Università di Genova) e Mauro Dolce (direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile).
A Barberi, Boschi, Dolce, De Bernardinis, Selvaggi, Eva e Calvi il giudice ha concesso le attenuanti generiche. I sette sono stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Quella odierna è una sentenza storica. Il 31 marzo 2009 – solo cinque giorni prima del devastante terremoto (309 morti e 1.600 feriti) – i sette commissari avevano “tranquillizzato” la popolazione sulla sequenza sismica in corso, da mesi percepibile nel territorio aquilano, negando il rischio di un terremoto distruttivo o comunque di magnitudine superiore a quelle fino ad allora registrate. Nel capo d’imputazione si legge che «dopo la riunione sono state fornite informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione».
A L’Aquila Calvi presiede il Consorzio ForCase, a sua volta fautore del “Progetto C.a.s.e.” (acronimo di Complessi Anti Sismici Ecocompatibili): 183 edifici, 4.449 appartamenti, 19 villaggi intorno al “cratere”; appalti per 809 milioni di euro, soldi elargiti dalla Protezione civile in qualità di committente. Il Consorzio vede la partecipazione della pavese Fondazione Eucentre – che fa capo alla Protezione civile ed è diretta dallo stesso Calvi – oltre a due imprese di costruzioni, la Icop (la ricordiamo a Pavia nel restauro del ponte della Becca) e la Damiani costruzioni, la stessa che sta costruendo il “Green Campus” al Cravino, a cui era demandato l’acquisto dei materiali e il coordinamento dell’attività di cantiere in Abruzzo. Progettazione e direzione lavori sono rimaste ben salde sotto la guida di Gian Michele Calvi. Come a Pavia: per gli edifici “Green Campus” al Cravino è stata infatti «adottata la stessa tecnologia antisismica sperimentata all’Aquila dopo il terremoto».

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Cemento, aquile e avvoltoi 5

19 febbraio 2012

Le mani sugli appalti
Dossier sulle infiltrazioni mafiose nel dopo terremoto, a cura di Libera

Tra le ditte aggiudicatarie del Progetto C.a.s.e. figurano, spesso in Ati con altre ditte, diverse aziende abruzzesi appartenenti alla galassia di società che ruotano intorno al Gruppo Edimo: il totale degli appalti supererà i 50 milioni di euro. Nata a Poggio Picenze, uno dei comuni terremotati, come ditta edile a conduzione familiare, alcuni anni fa la Edimo ha registrato un’improvvisa quanto repentina crescita, giungendo anche ad aggiudicarsi sostanziosi appalti per l’aeroporto di Malpensa e aprire sedi e almeno 9 società in Italia e all’estero, dalla Romania alla Libia. Una delle società del gruppo Edimo, la taddei spa, insieme alla Maltauro costruzioni (la società di cui si è parlato per la villa di Berlusconi nell’isola di Antigua) ha costituito la Edimal, aggiudicataria a sua volta di appalti nel Progetto C.a.s.e.: a una sua ditta subappaltrice, la Icg di Gela, nell’estate 2009 è stato ritirato il certificato antimafia.
Dopo il caso Di Marco, si parla di oltre 300 tra imprese siciliane, calabresi, pugliesi, napoletane e abruzzesi da accertare, comprese diverse con sede al nord ma intestate a figli o a nipoti di mafiosi o camorristi di seconda e terza generazione. Sono molte, infatti, le dichiarazioni allarmanti lanciate dai magistrati della Dna, del pool antimafia che segue il terremoto e della stessa Procura, che si aggiungono le prime inchieste giornalistiche e alle interrogazioni parlamentari, come quelle di Pisanu e Toto (Pdl). A luglio, l’on. Giuseppe Lumia, chiede al Ministro dell’interno se «risulta che un’impresa di Gela, priva dei requisiti antimafia rilasciati dalla Prefettura di Caltanissetta, stia invece lavorando in Abruzzo». (more…)