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Certosina imprecisione

5 ottobre 2013

Dopo aver bacchettato il ministro Orlando (Pd) sull’autostrada Broni-Mortara, il 29 settembre, nel suo “domenicale” dalla “Provincia Pavese”, Giorgio Boatti riprende anche Maurici e Borsa, latori di un progetto volto a valorizzare il complesso monumentale della Certosa di Pavia: «…non sono solo i ministri a sbagliare. Anche i volonterosi cittadini che aspirano a migliorare il proprio territorio a volte “deliberano senza conoscere”. O, almeno, propongono senza verificare. È il caso di un appassionato progetto, diffuso recentemente in rete, sul rilancio della Certosa di Pavia da parte di stimabili persone protagoniste di valide e preziose battaglie di tutela del territorio. Nello scenario, molto dettagliato e stimolante, di rilancio del monumento, vi è anche la proposta, sacrosanta, di far pagare un biglietto di ingresso: nel progetto si prevede un introito dai 3 ai 5 milioni annui. Davvero? Le Gallerie dell’Accademia a Venezia con 1.234.435 visitatori in un anno hanno incassato 5.812.935 euro. Castel Sant’Angelo con oltre 700 mila visitatori 2 milioni e mezzo, gli Uffizi con 1 milione e mezzo di visitatori. E potrei continuare. Ma non serve: il concetto, spero, si è capito. Conoscere per deliberare. O anche per progettare il nuovo. Altrimenti è solo un dare i numeri».
Vero, «non sono solo i ministri a sbagliare». All’amico Giorgio – che ama citare i numeri con chirurgica precisione – rimane infatti ignoto quello dei visitatori che annualmente visitano la Certosa. E si capisce, poiché, visto l’andazzo, un dato attendibile non si trova: se ne stimano da 300mila a 700mila, secondo le fonti.
Conoscere per criticare, «altrimenti è solo un dare i numeri». A Boatti replica Franco Maurici. (G. G.)

Caro Giorgio, conoscere è necessario non solo per deliberare e proporre, ma anche per criticare. Mi sembra che le tue critiche siano poco fondate.
Alla padovana cappella degli Scovegni si pagano 10 euro per una visita di 15 minuti. Non c’è chiesa a Venezia o Firenze dove le visite si paghino meno di 7 o 10 euro. Non parliamo delle mostre; in quella attuale a Pavia, di Monet, si pagano 15 euro, e a Pompei lo Stato incassa pur sempre 19 milioni l’anno.
Alla Certosa invece altri incassano, e parecchio, senza controllo. Quanti sono i visitatori della Certosa? Secondo l’ex assessore alla Cultura di Pavia, il leghista Gian Marco Centinaio, i visitatori sono 300.000, mentre una fonte “interna” – un monaco cistercense – nel 2010 a una giornalista del Tg1 ne aveva indicati 750.000.
Facciamo allora qualche calcolo: 300mila moltiplicato per 10 euro fa 3 milioni; 750mila per 5 euro fanno 3 milioni e 750mila; 750mila per 10 fanno 7 milioni e 500mila euro. Certo, si tratta di ipotesi. Ma è legittimo formulare ipotesi e poi sottoporle a verifica. Solo così si può accertare come stanno le cose effettivamente. Non è legittimo invece rinviare la verifica, cioè la vendita dei biglietti, argomentando che in assenza di essa manchino adeguate conoscenze.
Ma il punto, a prescindere dal problema biglietti, è un altro e su questo tu non scrivi nulla: la Certosa, “bene comune di tutti noi, versa in una condizione disastrosa in barba a intellettuali, giornalisti, studiosi, funzionari e politici che la visitano frequentemente e dunque ne conoscono il degrado e lo tollerano.
Quanto all’Expo, i turisti che verranno alla Certosa diranno: “ecco gli italiani, sono incapaci di gestire il turismo e i monumenti celebri”. Ed è vero, poiché gli italiani spesso si arrestano a conoscenze presunte, ma non sanno formulare le ipotesi, certo da verificare ma necessarie per cambiare le situazioni deplorevoli.

Cordialmente, Franco Maurici.