di Manuela Marziani*
Le avventure e il coraggio di Luchino Dal Verme, classe di ferro 1913. Il “conte partigiano” ha spento cento candeline. Da soldato a ribelle, da operaio a imprenditore.
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Per tutti è “il conte”, o meglio ancora “al cont”, in dialetto. All’anagrafe è Luchino Dal Verme, classe 1913, una leggenda vivente. Di famiglia nobile, durante la seconda guerra mondiale ha combattuto in Francia e sul fronte jugoslavo come ufficiale d’artiglieria a cavallo, quindi ha partecipato alla campagna di Russia riuscendo a scampare al disastro del Corpo di spedizione Italiano. Infine, ha preso parte alla Resistenza con il nome di “comandante Maino”. Finita la guerra, invece di intraprendere un percorso politico come gli avevano offerto, ha preferito tornare sulle sue colline, a Torre degli Alberi, dove ha fondato un’azienda avicola all’avanguardia in Europa. Per i suoi cent’anni, Giovanni Giovannetti ha pubblicato un libro: “Comandante Maino”.
Luchino Dal Verme ha commentato: «Spero che le vicende da me vissute e sofferte che possano essere un’utile testimonianza per i giovani. Mi hai aiutato a rendere un servizio per il futuro del nostro Paese per il quale sono molto preoccupato». Eppure il conte nella sua vita ne ha passate di tutti i colori. «Dopo l’8 settembre – ha raccontato – mi sono presentato a mia madre, e ho pianto: non sapevo più quale fosse il mio dovere». Tornato a casa, ha dovuto stare nascosto per due mesi. (more…)