Posts Tagged ‘Luchino Dal Verme’

Leggenda vivente

9 gennaio 2014

di Manuela Marziani*

Le avventure e il coraggio di Luchino Dal Verme, classe di ferro 1913. Il “conte partigiano” ha spento cento candeline. Da soldato a ribelle, da operaio a imprenditore.

Per tutti è “il conte”, o meglio ancora “al cont”, in dialetto. All’anagrafe è Luchino Dal Verme, classe 1913, una leggenda vivente. Di famiglia nobile, durante la seconda guerra mondiale ha combattuto in Francia e sul fronte jugoslavo come ufficiale d’artiglieria a cavallo, quindi ha partecipato alla campagna di Russia riuscendo a scampare al disastro del Corpo di spedizione Italiano. Infine, ha preso parte alla Resistenza con il nome di “comandante Maino”. Finita la guerra, invece di intraprendere un percorso politico come gli avevano offerto, ha preferito tornare sulle sue colline, a Torre degli Alberi, dove ha fondato un’azienda avicola all’avanguardia in Europa. Per i suoi cent’anni, Giovanni Giovannetti ha pubblicato un libro: “Comandante Maino”.
Luchino Dal Verme ha commentato: «Spero che le vicende da me vissute e sofferte che possano essere un’utile testimonianza per i giovani. Mi hai aiutato a rendere un servizio per il futuro del nostro Paese per il quale sono molto preoccupato». Eppure il conte nella sua vita ne ha passate di tutti i colori. «Dopo l’8 settembre – ha raccontato – mi sono presentato a mia madre, e ho pianto: non sapevo più quale fosse il mio dovere». Tornato a casa, ha dovuto stare nascosto per due mesi. (more…)

Una lettera da Luchino

2 gennaio 2014

Dopo la pubblicazione di Comandante Maino, mi scrive Luchino Dal Verme.

Caro Giovanni, non posso che ringraziarti per aver scritto le vicende da me vissute e sofferte. Spero che possano essere un’utile testimonianza per i giovani. Mi hai così aiutato a rendere un servizio per il futuro del nostro Paese per il quale sono molto preoccupato. Ti ringrazio e mi farà piacere se vorrai venire a trovarmi.

Immagini e parole resistenti

9 dicembre 2013

a cura di Giovanni Giovannetti

A integrazione di Comandante Maino ora in libreria per Effigie (un omaggio a Luchino Dal Verme, che ha compiuto cent’anni) ho provato a tracciare questo itinerario filmografico-bibliografico. Sulla Resistenza italiana si è detto e scritto molto. Ma il tempo passa e, per chi non ne sa, forse può essere utile l’indicazione di qualche buon libro e alcuni film. Sia chiaro: è una personale asciutta selezione, senza alcuna pretesa di esaustività. Ringrazio gli amici di Politica a Pavia per le loro tempestive segnalazioni. In particolare sono grato a Enea Boria, Riccardo Catenacci, Corrado Del Bo, Fabio Nassi, Marco Sannella, Mauro Vanetti e al gruppo Farepoesia.

Saggi, memoria, romanzi

La Resistenza prima della Resistenza. Non solo esilio e confino: in Preferirei di no (Einaudi, 2001) Giorgio Boatti racconta la storia dei 12 professori universitari (su 1250) che rifiutarono di giurare fedeltà al regime fascista, pagando la loro coerenza con la perdita della cattedra.
Vivido caposaldo di ogni memoria resistenziale restano le Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (Einaudi, 1952), insieme a Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza, a cura di Mimmo Franzinelli (Mondadori, 2005).
Una Storia della Resistenza in due volumi riccamente illustrati è uscita nel 1965 da Editori Riuniti, a cura di Filippo Frassati e Pietro Secchia. Notoriamente, le fotografie possono diventare foto segnaletiche nelle mani sbagliate. Lo sapevano bene i partigiani, che l’avevano bandita: infatti, molte immagini sulla lotta di Liberazione sono ricostruzioni avvenute dopo il 25 aprile. Questo argomento è ampiamente trattato da Adolfo Mignemi in Storia fotografica della Resistenza (Bollati Boringhieri, 1995). (more…)

Oggi Luchino Dal Verme compie cent’anni

25 novembre 2013

Che la festa continui con questa sua riflessione a tratti amara sul “suo” Oltrepo. Quell’Oltrepo montano oggi a misurarsi con l’abbandono delle terre, e un’agricoltura «di rapina» da reinventare intorno a nuovi modelli produttivi, più rispettosi del territorio. Una storia di stringente attualità. (G. G.)

Oggi l’agricoltura di montagna è un’agricoltura di rapina: il grano non paga le spese che si fanno. La parte fieno non ne parliamo: sono tonnellate che partono dalla montagna e vanno verso la pianura. Alla pianura non conviene produrre fieno, ma produzioni più ricche, più alte di unità foraggere-ettaro: per esempio, il mais allo stato ceroso. Con le macchine, coi terreni fertili, con le grandi estensioni, col mais trinciato la stalla di pianura si alimenta a costi molto più convenienti. Però è indispensabile un po’ di fieno, altrimenti nascono dei problemi. E così il fieno si va a prendere in montagna. E i paesi ricchi sono sempre più ricchi, i paesi poveri sempre più poveri. Il fieno continua ad andare giù, e alla terra non viene restituito nulla: un impoverimento continuo del territorio. (more…)

Luchino Dal Verme compie cent’anni

20 novembre 2013

Terza e ultima parte

A guerra finita io ero preoccupato delle mie formazioni partigiane: «che cosa succede adesso a questa gente? Chi la riporta oggi ad inserirsi nella vita?» Avevamo degli automezzi presi a Pavia, roba abbandonata dai tedeschi, o dall’esercito italiano. Volevo che questo materiale non andasse disperso: l’ho raggruppato e ne ho fatto una cooperativa di autotrasporti, con i partigiani. Ma non ero preparato a passare dalla parte militare alla parte di organizzazione civile, e i mezzi erano terribilmente eterogenei, e poi ognuno aveva una sua esigenza e mentalità (la mentalità del camionista è tutta diversa). Dopo poco ne sono uscito, e loro han portato avanti ancora questi automezzi, allora indispensabili, perché non ce n’erano molti in giro. Questa è stata la prima cosa. E ho capito che non era la mia strada, non potevo fare quel mestiere, dovevo far tutt’altro. (more…)

Luchino Dal Verme compie cent’anni

18 novembre 2013

Seconda parte

Il nostro impegno nelle formazioni partigiane era quello di aprire un fronte in modo da sottrarre energie ai tedeschi, già impegnati sul fronte del Sud. Quindi, più noi li disturbavamo sulla via Emilia, più loro erano obbligati a viaggiare in colonna e ad impegnare più tempo ed energie. Queste erano le direttive degli Inglesi e degli Americani. Naturalmente, con quelle azioni di provocazione, loro dopo un po’ non ne potevano più, venivano su e facevano i rastrellamenti. In principio sbagliando, perché loro venivano con i fucili e noi avevamo le pistole; loro venivano con le mitragliatrici e noi avevamo i fucili; loro venivano con i cannoni, e noi eravamo sempre in ritardo! Le poche armi che avevamo, le avevamo prese nelle loro caserme, o giù sulla via Emilia… Tutto questo avveniva in un ambiente favorevolissimo per la solidarietà totale della popolazione nella nostra zona. (more…)

Luchino Dal Verme compie cent’anni

17 novembre 2013

Luchino Dal Verme, già comandante partigiano della divisione garibaldina Gramsci, il 25 novembre compirà cent’anni. Vive nell’antica torre d’avvistamento dei dal Verme a Torre degli Alberi, nell’Oltrepo pavese. L’ho incontrato una prima volta nella primavera 1983. Stavo lavorando a un libro (Genti, formicona editrice, uscito sul finire dello stesso anno) e ho voluto raccontare la storia di quest’uomo, l’autorevolissimo comandante Maino che, dismesse le armi e rimboccate le maniche, nel dopoguerra ha fondato un’azienda agricola all’avanguardia in Europa. Un racconto distribuito su più giorni, in parte affidato al registratore, in parte scritto a penna. Una storia che qui ripropongo – divisa in tre parti – in occasione di questo suo nuovo straordinario traguardo. (G. G.)

Spero che ognuno si renda conto di quanto poco sia partigiano far parole e discorsi: resistenza è azione, è comportamento, è impegno, è stile di vita – è tutto tranne che parole. Al ricordo delle speranze del ’45 e al rimpianto dei compagni perduti, si aggiunge l’amarezza di questi anni, pieni di ingiustizie sociali, di corruttela e di violenza.
Ecco allora che parlare di resistenza non è patetico revival da reduci di guerra, ma un’occasione per cercare di capire errori fatti e scelte da fare, un’occasione per onorare chi ci ha creduto fino in fondo. Dobbiamo rifarci all’8 settembre, alla fuga generale, con l’Italia trasformata in un campo di battaglia fra stranieri, vuoto totale al vertice, fame alla base, l’arroganza tedesca su tutto, lo spettro fascista. (more…)