di Salvatore Settis
Il discorso di accettazione del Premio Angelini letto da Salvatore Settis nell’Aula foscoliana dell’Ateneo pavese il 29 novembre scorso.
Sono molto grato alla giuria del Premio “Cesare Angelini” e alla sezione Lions “Pavia-Le Torri” per questa assegnazione così onorevole, e ringrazio in modo del tutto particolare questa insigne Università e il suo Rettore prof. Fabio Rugge di aver voluto ospitare questo incontro in un’aula così bella e tanto carica di storia. Sono, infine, molto grato alla prof. Elisa Romano, che ho incontrato a Pisa molti anni fa, per la sua laudatio così generosa.
Sia dalla motivazione del Premio letta dal Rettore che dalla laudatio di Elisa Romano, è chiaro che questo premio prestigioso mi è stato assegnato come riconoscimento di ciò che in questi ultimi anni sto provando a fare, sul fronte del paesaggio e dei beni culturali, in linea con la Costituzione e in attuazione della Costituzione. E dunque il mio intervento sarà incentrato sul diritto alla cultura nella Costituzione italiana. Vorrei però cominciare ricordando una scritta che ho visto oggi su un muro di Pavia: Senza l’arte avremmo bisogno di troppe spiegazioni. Essa riflette quel “bisogno di arte” che il nostro tempo sta lentamente riconoscendo come un traguardo della vita civile, e che la nostra Costituzione ha già incardinato nell’orizzonte dei diritti. Lo stesso è vero per il paesaggio, e non posso mancare di ricordare, in questa circostanza, che Cesare Angelini è stato finissimo descrittore di paesaggi, in particolare di quei paesaggi lombardi che, ha detto di lui Gianfranco Contini, «paiono lavati col sale e col vino bianco». Di quel che Contini (che mi è stato maestro e poi collega alla Scuola Normale) diceva di Cesare Angelini vorrei ricordare almeno un’altra frase: quando, rammentando la familiarità che Angelini ebbe con la Terra Santa, soggiunge con un sorriso che la Terra Santa fu per lui «una specie di Oltrepò transmarino». (more…)