‘Ndràngheta, mafia e camorra sono tra le peggiori piaghe del nostro Paese. E non solo per gli atroci delitti commessi, ma perché condizionano la vita di interi paesi e regioni del mezzogiorno; perché diffondono la droga e schiavizzano le donne con la prostituzione; perché prosciugano con l’usura la vita di miglia di persone; perché, come hanno mostrato le indagini della magistratura milanese da tempo hanno anche tutto il nord condizionandone pesantemente la vita politica ed economica. Il danno morale ed economico per il paese è enorme. Drammatico il modello di vita che diffondono tra i giovani. Da tempo hanno messo le radici anche fuori dall’Italia al punto di indurre il Presidente degli USA ad inserirle tra le prime più gravi minacce criminali a livello mondiale. E tutto ciò si traduce per l’Italia in un grave discredito internazionale ed una fuga di capitali di investimento per il senso di insicurezza che tutto ciò comporta.
Di fronte a tutto ciò, una magistratura ed una polizia giudiziaria, di grande rispetto, si è trovata, e si trova, spesso sola a difendere il paese da questo cancro. Ed ha pagato e paga tutto ciò a caro prezzo. Ma la magistratura ha più volte ammonito che questa battaglia non la può vincere da sola se non ha accanto l’intero paese. Se la cultura dell’illegalità e del familismo amorale, di cui la criminalità organizzata si alimenta, non viene sconfitta nel corpo sociale del Paese.
Per questo motivo non sottoscriverò la petizione che, in questi giorni, alcuni hanno promosso sulla stampa, per la concessione degli arresti domiciliari ad un noto medico pavese – imputato di essere un esponente della ‘ndrangheta – perché presenterebbe condizioni di salute incompatibili con la vita carceraria. E non lo faccio perché nella stessa giornata della pubblicazione dell’appello, veniva pubblicata la notizia che il boss mafioso Pelle evadeva dall’ospedale di Locri dove era stato trasferito per grave deperimento perché da mesi, deliberatamente, non mangiava, preparando la fuga. O perché dalle intercettazioni del medico pavese, era risultato che questi, pochi poco più di un anno fa si era detto disponibile a stendere una perizia medica per favorire la scarcerazione di una nota politica pavese arrestata per sospetto riciclaggio. No, non sarebbe onesto.
Non firmerò – e insieme a tanti altri non intendo essere colpevolizzato o accusato di spirito forcaiolo – semplicemente perché credo che anche in questa occasione la magistratura debba essere circondata da tutta la nostra piena fiducia. E’ stato presentato un ricorso. Credo sia doveroso attendere che la magistratura assuma le sue decisioni sulla base di responsabilità e conoscenze certamente più complete di quelle che possiamo avere noi.
Credo che ciascuno sia libero di firmare ciò che vuole. Ma si farebbe un cattivo servizio alla magistratura stessa, e alla nostra città, se la petizione dovesse assumere il tono di una gara tra chi firma e chi non firma. Quasi un voler distinguere tra chi è più buono e chi meno buono, scomodando anche il Beccaria dei delitti e delle pene.
Alberto Ferrari, coordinatore provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà
Di come agisce Sel in tema di diritti umani, a Pavia lo sappiamo da quando, solo pochi anni orsono, alcuni post-comunisti o pre-vendoliani capeggiarono la cacciata senza paracadute dei Rom dal quartiere di San Pietro. All’epoca la discriminante etnica era “Rom uguale a ladro”, oggi aggiornata in “Chiriaco uguale a furbo”. Come ho già avuto modo di sottolineare, sono gli stessi pregiudizi coltivati dalla Lega o da Forza Nuova, pregiudizi nutriti da quella cultura forcaiola dimentica della Costituzione (il coordinatore provinciale di Sel Ferrari si rilegga almeno gli articoli 13, 27 e 32) nonché intenta a scavare quel solco che separa e sempre più separerà me da chi si fa beffe dei diritti alla persona e dai peracottari disinformati.
Il medico Ferrari s’informi: secondo il suo collega Scaglione, perito del Tribunale, il «noto medico pavese» Carlo Antonio Chiriaco (accusato del concorso esterno in associazione mafiosa) «assume scarso cibo non tanto per sua volontaria decisione quanto per un disinteresse» per la vita e per la propria persona. «Il diabete che lo affligge necessita di trattamento con farmaci, e gli stessi sono impostati per una alimentazione “normale” … Concretamente, devesi in qualche modo interrompere tale china per la quale egli rifiuta (seppur non coscientemente) il cibo e conseguente dimagrimento». Il perito rileva altresì che, rispetto alla sua precedente visita, «il quadro patologico che affligge il signor Chiriaco Carlo abbia avuto una evoluzione in pejus», con la «fondata impressione che il quadro emerso sia assolutamente genuino». Oltre al diabete e alla profonda depressione, come ho già più e più volte ricordato Chiriaco è anche affetto da tumore al colon, glaucoma ad entrambi gli occhi, protrusioni delle vertebre che hanno ormai intaccato il midollo esponendolo al rischio di paralisi. Il dimagrimento – da 85 a 57 chili – ha ormai intaccato la massa magra. Correttamente la perizia segnala ai giudici il progressivo peggioramento di Chiriaco, indicando «con forza» le cure urgenti; disposizioni riprese dal Tribunale nella sua Ordinanza di rigetto, e tuttavia disattese dai carcerieri. Questo si segnala al Tribunale: che una sua Ordinanza rimane inapplicata, esponendo il recluso al rischio della vita. Da quando è a Monza (900 detenuti pigiati l’uno sull’altro, il doppio di quelli che quel carcere potrebbe ospitare) non si registrano interventi terapeutici – la sua cartella clinica è incredibilmente ferma al 2 agosto, data del suo trasferimento in Brianza – e il motivo è semplice: Chiriaco non è più curabile in carcere ed è davvero in pericolo di vita. Del resto, l’ex direttore sanitario dell’Asl pavese è arrivato a Monza da Torino, il 2 agosto, che già aveva perso 27 chili. E quello torinese è considerato un centro medico d’eccellenza. Dunque, se anche lo internassero in un carcere attrezzato (sarebbe già qualcosa), conciato com’è temo che non servirebbe a nulla. A maggior ragione oggi, dopo quel suo ulteriore calo del peso e l’aggravarsi delle altre patologie.
Ancora una cosa. Dopo l’arringa del suo segretario politico Alberto Ferrari, sento il dovere di rinnovare stima e amicizia a Franco Osculati (stessa “parrocchia”, non tutti da Sel brandiscono il cappio o il forcone) fra gli altri al mio fianco in questa piccola ma grande umana manifestazione di civiltà.
Giovanni Giovannetti
23 settembre 2011 alle 07:30 |
Ma possibile Giovanni Giovannetti che non riesci mai a sostenere un confronto con qualcuno che non la pensa come te senza insultare e senza usare toni da giudizio universale?
23 settembre 2011 alle 07:44 |
Caro Alberto, ma possibile che non riesci mai a confutare fatti invece di sparare a salve alcune tue più che discutibili opinioni? E poi firmati và, che è meglio.
23 settembre 2011 alle 08:35 |
Adesso Giovanni Giovannetti ti fai anche direttamente i commenti a sostegno?
23 settembre 2011 alle 08:38 |
E i commenti dell'utente anonimo non sono di Alberto Ferrari. Perchè mai dovrebbero esserlo? Hai anche la sindrome del complotto?
23 settembre 2011 alle 08:50 |
Dalla fabbrica di Vendola esce il primo manufatto. Viene quasi voglia di invitare la Polizia postale a verificare l'identità dell'anonimo. Eh, Alberto Ferrari? (forse lo ignori, ma al gestore del blog è possibile accertare la fonte dei commenti: tutti e tre partono dallo stesso computer…). Ciao pirla.
23 settembre 2011 alle 09:07 |
A proposito del fatto che non riesci a parlare senza offendere… e pensando anche che tu la sai sempre più lunga degli altri. Se non vuoi commenti anonimi, non accettarli.
23 settembre 2011 alle 09:14 |
E perché mai dovrei rifiutarli. Se uno come te si vuole nascondere avrà i suoi più che buoni motivi. Ciao Alberto, tu sei in pensione e hai molto tempo da sprecare; io invece devo correre al lavoro. A dopo. Intanto fai qualcosa per te, ti prego ti prego ti prego
23 settembre 2011 alle 20:22 |
io non sono Ferrari. Giuro, Fai verificare dalla polizia postale o se preferisci dal Grande Fratello la mia mail. Sto dalla parte di qualcuno che potrebbe trovare discutibili le tue improvvise e violente prese di posizione. Ok, quello di Chiriaco é diventato un caso umanitario: che torni a casa o che stia dove sta, per me é del tutto indifferente, L'importante é che non torni a fare il capo della ASL,. Questo almeno ce lo deve. E poi, aggredire Vanetti, Ferrari e chiunque non ti capisca, mi sembra pià un atteggiamento fascista che non giornalistico.
ciao, Giovanni. I nostri Rom (c'ero anch'io) erano un altra cosa
23 settembre 2011 alle 21:55 |
Caro il mio anonimo che non sei Ferrari ma sei anonimo lo stesso, hai ragione: i nostri Rom erano forse un'altra cosa, diversa per me e per te: io a rivendicare scuola per i bambini e diritti per tutti. E tu? tu…
Fascista e chi assume comportamenti fascisti, facendo di tutta l'erba un fascio littorio: ieri "Rom uguale a ladro", oggi "Chiriaco uguale a furbo". Salutami tanto la Costituzione, sana e robusta, direbbe il Mussolini.
24 settembre 2011 alle 13:36 |
Caro Giovanni non è mia abitudine ( non se se sia la tua) non firmare ciò che scrivo. Il tuo narcisismo (primo nel denunciare e primo nel perdonare perchè l'importante è essere "il primo") ti impedisce un sereno confronto con le persone. Ma non ha senso parlare con chi antepone se stesso al ragionare.
Quanto agli insulti a SEL ti inviteri ad usare un buon dentifricio. Meglio se due volte al giorno. Ne hai bisogno.
Un caro saluto.
Alberto Ferrari
30 settembre 2011 alle 13:29 |
Caro Alberto, se non è tua abitudine postare commenti "anonimi" allora non li postare i commenti anonimi. E se sono stato "il primo" (a denunciare pubblicamente le mafie locali; a rivendicare anche per Chiriaco gli stessi diritti validi per tutti gli altri), come è evidente, la stessa cosa non la si può dire di te, venuto qui a dare i numeri (a chi corre e si sbatte) restando tu ai blocchi di partenza sul predellino dello starter (nel senso di pistola). Su, fatti un bel clistere, su su, fino alla tua coscienza sporca e mai del tutto dilavata dopo la cacciata dei Rom dalla Snia e da San Pietro da parte di Forza Nuova, Locardi e soci.
30 settembre 2011 alle 15:41 |
Caro Giovanni
come riporti più sopra
"Art. 32 «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività» .
E tu nel tuo delirio berlusconiano, sotituendoti alla magistratura di Milano, ti senti " La Repubblica".
alberto ferrari
30 settembre 2011 alle 16:22 |
E questo qui l'hanno fatto coordinatore provinciale di Sel… Ciao pistola, ripigliati, e salutami tanto il compagno Locardi.
30 settembre 2011 alle 19:40 |
giovanni, scusa, ma volare un filino più in alto? Lasciare magari perdere il c..o e tutte le pratiche ad esso riconducibili? Nessuno si lava la coscienza cominciando da lì.
30 settembre 2011 alle 23:44 |
mavadavialcù. Ciao quaglia.
1 ottobre 2011 alle 18:22 |
Denigrare era un'arte del ventennio. O sbaglio!
alberto ferrari
1 ottobre 2011 alle 18:25 |
Denigrare, quando si è a corto di argomenti, mi ricorda un triste periodo della storia italiana. O sbaglio.
alberto
1 ottobre 2011 alle 19:40 |
Ma smettila di spaccare le balle. E impara a cogliere l'abisso che separa le tue piccolinerie da questioni quali la vita e la morte delle persone. Se a te piace, stai pure lì rasoterra, quaglia tra quagle, a coltivar robetta da ometti.
2 ottobre 2011 alle 17:07 |
Quandi l'intervento di un'altra persona che dissente dalla tua opinione, viene presentato con il titolo "Il trsversale partito della forca", si è solo in malafede e a corto di argomenti. Io ho solo scritto che non firmavo il tuo appello perchè confidavo e confido nella Magistratura ( ed in particolare in quella di Milano coordinata dalla Bocassini) e credo che come sia capage di contrastare la mafia, altrettanto sia capace di decidere responsabilmente sulle perizie mediche senza le tue sollecitazioni. Tu poni il "dubbio" che non lo sappia fare. E questo a mio parere manda un messaggio non propriamente corretto sull'operato della magistratura.
Pensaci
alberto
2 ottobre 2011 alle 21:05 |
Gia che ti hanno insegnato a leggere, allora leggi quanto ho scritto nel pezzo in testa al blog. Anzi, per semplificarti la vita te lo riposto proprio qui.
Chiriaco è ancora recluso nel carcere di Monza. Ma non c'era un ordine del Tribunale che imponeva l'"immediato" ricovero in un Centro clinico? «Il 50 per cento delle carceri va chiuso … il nostro sistema è fuori dalla Costituzione». E chi lo denuncia? Giovannetti? Pannella? No, l'affermazione è per bocca del ministro della Giustizia Angelino Alfano. E come dargli torto. La soluzione? Il taglio del 50 per cento ai fondi destinati al Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria da cui dipende la gestione delle carceri: se da un lato aumentano i detenuti (67.900 – il 40 per cento di loro è in attesa di giudizio – quando i penitenziari ne potrebbero contenere non più di 48.000) dall'altro si registra una carenza di organico calcolata in 3.000 fra educatori e assistenti sociali, con buona pace del carattere rieducativo della pena (art. 27 della Costituzione).
Il 22 settembre 2011 il Tribunale di Milano ha disposto che Carlo Chiriaco – gravemente ammalato – fosse «immediatamente trasferito» dal carcere di Monza (dove era arrivato il 2 agosto dal carcere di Torino, dopo una brevissima tappa a Vigevano) ad «un Istituto penitenziario dotato di centro clinico». “Immediatamente” significa «senza il benché minimo indugio» (Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli). Dall'Ordinanza sono intanto trascorse due settimane, ma nulla è stato fatto: Chiriaco lo ritroviamo sempre più male in arnese a Monza, uno dei peggiori, in una cella di 7 mq per tre persone (angusto spazio incredibilmente condiviso con il capo della Locale milanese Cosimo Barranca, ai vertici della 'Ndrangheta lombarda): lo stesso carcere in cui, per oltre due mesi, Chiriaco non ha ricevuto alcuna assistenza medica, abbandonato a se stesso nonostante le disposizioni del Tribunale estivo.
Un'ultima annotazione: secondo l'Alta corte dei diritti dell'uomo, 7 mq è lo spazio minimo a persona oltre il quale la pena declina in tortura. Con tanti saluti ai diritti costituzionali inalienabili anche, se non soprattutto, per i detenuti. (G. G.)
Caro il mio medico della mutua, come vedi (e come fingi di ignorare) siamo qui a rivendicare anche per Chiriaco l'applicazione delle Ordinanze del Tribunale, ovvero il minimo sindacale indicato dalla nostra Costituzione. Ignori anche la drammatica situazione delle carceri italiane, alla base della nostra richiesta dei domiciliari per Chiriaco. Ma l'ignoranza non è reato. Lo fosse, ti troveresti a condividere con un tossico o con un immigrato una cella di mq. 4×2.
Pensaci. G.