«Sul Centro commerciale di Borgarello l'ex commissario prefettizio Michele Basilicata ha violato le leggi». Lo sostengono Italia Nostra e Legambiente in un ricorso al Presidente della Repubblica Napolitano.
Ora hanno fretta. La società che propone un enorme Centro commerciale presso Borgarello ha invitato il neosindaco Nicola Lamberti ad un incontro urgente per discutere la «non più procrastinabile intenzione» a dar corso alla realizzazione dell'invasivo progetto “Factoria” di 217mila mq, che ormai nessuno vuole più: non lo vogliono i comitati e le associazioni in prima linea contro l'ecomostro (Italia Nostra, Pavia monumentale, Legambiente, associazione Parco Visconteo, comitato Città e Legalità); non lo vogliono i limitrofi Comuni di Pavia e di San Genesio (per viabilità e impatto ambientale il progetto è sovra-comunale); non lo vuole la Provincia, da cui dipende l'approvazione della variante stradale senza la quale il progetto non può partire (loro la chiamano «riqualificazione»); non lo vuole più la nuova Giunta comunale di Borgarello, uscita vincente alle recenti elezioni grazie a un programma marcatamente ambientalista.
Stranamente, la proposta di Costantino Serughetti per conto della bergamasca “Progetto Commerciale” (società dall'esiguo capitale sociale di 250.000 euro) aveva ottenuto il via libera dal commissario prefettizio Michele Basilicata, nonostante fosse in palese contrasto con le norme in materia di valutazione d'impatto ambientale (legge regionale n. 5, 2 febbraio 2010) sopra coltivi tutelati dal Piano territoriale regionale d'area dei Navigli lombardi (PITRA) entrato in vigore il 6 gennaio 2011, prima cioè dell'ultima conferenza dei servizi e dell'autorizzazione commerciale; lo leggiamo nel ricorso di Italia Nostra e Legambiente al Presidente della Repubblica (ricorso che presto pubblicheremo). Il commissario Basilicata avrebbe dunque violato le leggi; un comportamento viziato da «eccesso di potere».
Al Comune di Borgarello il commissario Basilicata era arrivato dopo che il 21 ottobre 2010 il sindaco Giovanni Valdes (Pdl) è stato incarcerato dall’antimafia: avrebbe truccato un’asta per favorire la Pfp, società immobiliare della costellazione Chiriaco (Valdes a Chiriaco: «È un po’ sporca ma la facciamo». L'aggravante mafiosa è stata poi annullata da una sentenza di Cassazione del 6 aprile 2011, mutuata dal milanese Tribunale del riesame il 22 luglio scorso. Rimane l'accusa di Turbativa d'asta).
Occhi della Dda puntati anche sulle campagne sopra cui si prevede l’apertura del cantiere per il discusso Centro commerciale “Factoria” nelle vicinanze della Certosa (il monumento più celebre della Lombardia), il cui piano di lottizzazione curiosamente viene adottato dal Consiglio comunale la sera del 12 luglio 2010 (8 voti favorevoli, 1 contrario, 2 astenuti), solo poche ore prima della retata antindrangheta.
Il progetto del mega-centro commerciale di Borgarello reca la firma dell’ingegner Beppe Masia, un consulente del Comune che ritroviamo tra gli estensori del Piano di governo del territorio, nonché incaricato della Valutazione d’impatto ambientale del progetto. Controllore o controllato? Lo stesso ingegnere era tra i componenti la commissione che il 16 gennaio 2010 ha assegnato alla Pfp di Chiriaco l’appalto per l’edificazione dell’area Peep di Borgarello in via Di Vittorio, l’affaire che ha portato in carcere il sindaco Valdes, il Salvatore Paolillo presunto prestanome di Chiriaco e il suo finanziatore Alfredo Introini.
Inutile sottolineare l’impegno del Valdes nel promuovere il progetto “Factoria”: come ammette lui stesso, certe porcherie «le sto facendo per tutti». Stupisce invece – e non poco – lo zelo con cui il commissario prefettizio Basilicata ha avallato l'operazione, nonostante la scarsa trasparenza sulle fonti di finanziamento e la palese violazione di alcune norme. Come è prevedibile, tutto questo avrà un seguito. Vedremo.
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