Caro Presidente

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Lettera aperta al nuovo Presidente del Consiglio Mario Monti
su etica pubblica, carceri e spese militari
di Giovanni Giovannetti

Gentile Presidente Mario Monti,
Al momento non mi riconosco tra coloro che pregiudizialmente hanno criticato la Sua nomina, e di fronte al baratro dell’emergenza nazionale sia economica che politica, volentieri mi turo il naso e resisto ai miasmi di un governo “tecnico” e non “politico” (Governo dei banchieri? Filonuclearisti e privatizzatori incalliti, indifferenti al plebiscito referendario? Si vedrà. Nonostante tutto restiamo una democrazia, resiste un Parlamento a cui l’esecutivo dovrà rispondere).
E poi, diciamocelo, con la Sua nomina il Paese ha voltato pagina (e questo è un bene) così che qualcuno tornerà stabilmente ad Arcore e da lì nelle più vicine aule dei tribunali. E qualcun altro razzista e balùba andrà all’opposizione, a meditare sui nuovi ministeri alla Coesione territoriale e all’integrazione, quest’ultimo affidato allo stimabile Andrea Riccardi, già benemerito fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
Caro Presidente, al riguardo, mi consenta una breve digressione sull’etica pubblica, dopo anni passati a registrare la minimizzazione delle travi (come la deriva economico-finanziaria) e la parallela enfatizzazione più che gridata delle pagliuzze, ovvero della criminalizzazione di marginali e migranti invece dei banchieri e dei finanzieri new economy a cui dobbiamo la catastrofe (per tacere di mafiosi e corrotti).
Proprio mentre i mercati si imbellettavano della finanziarizzazione borderline (quando non criminale) dell’economia, in Italia una legge come la “Bossi-Fini” nel 2002 ha trasformato in delinquenti i numerosi stranieri “clandestini”, fino ad allora perseguibili con una semplice ammenda; una legge come la “Fini-Giovanardi” nel 2005 ha sostanzialmente posto sullo stesso piano spacciatori e consumatori, criminalizzando i “tossici”, nascondendoli in carcere; una legge come la “ex-Cirielli” ancora nel 2005 ha sospeso le attenuanti generiche ai recidivi, allungando la detenzione e dunque la permanenza nel circuito carcerario (modifiche sconfessate dallo stesso primo firmatario, il senatore Salvatore Cirielli). Sono leggi malfatte e dal dubbio profilo costituzionale, poiché criminalizzano la povertà, la precarietà e la marginalità; leggi populiste e fuorilegge, volte a eludere problemi sociali (le tossicodipendenze sarebbero da affrontare fuori dalle aule dei tribunali), ma anche dinamiche mondiali come la globalizzazione degli umani. Nel sistema penitenziario italiano i tossicodipendenti sono oggi 16.600, il 25 per cento (ma nel 2010 per le carceri ne sono passati ben 24mila!) e gli stranieri – 25.000 – sono il 37 per cento, così che la condizione carceraria si rivela al collasso (70.000 detenuti stipati in anguste celle, in carceri che ne potrebbero contenere non oltre 45.000!). Insomma un disastro, come denuncia lo stesso capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha definito «drammatica» la situazione: una questione di «prepotente urgenza» perché le carceri italiane, così sovraffollate, «sono inumane».
Caro Presidente, chi l’ha preceduta ha privilegiato l’allarmismo invece della coesione, la repressione invece della integrazione, la marginalizzazione invece dell’aiuto; mantenendosi – lui sì – in flagranza di reato entro la deriva forcaiola, populista e securitaria della selezione, della catalogazione e dell’esclusione sociale soprattutto per tossicodipendenti e immigrati (il 60 per cento dei detenuti). Ma ormai è esclusione tout-court per il carcerato in quanto tale, così come nell’Ottocento, agli albori del capitalismo già era toccato ai mendicanti, ai bisognosi, ai folli e ai criminali. Parafrasando Foucault, è la stessa deriva biopolitica – malauguratamente condivisa da governi di centrosinistra e centrodestra – che ha profanato l’etica pubblica inseguendo gli umori forcaioli della piazza, fino a trasferire nel senso comune il pregiudizio, il razzismo e la xenofobia, senza più ostacoli o freni inibitori.
Lo so, i problemi sono tanti e primo fra tutti quello del lavoro che manca (foriero di insicurezze e ragione fra l’altro del palpabile decremento demografico). Ma a che servono un ministero alla Coesione territoriale (e dunque sociale) e uno all’Integrazione se non a governare almeno le fobiche paure indotte? Quanto vale oggi il principio costituzionale della cittadinanza disgiunto da quello di etnia (art. 3)? E, ancora su carceri e dettato costituzionale: che rimane degli articoli 13 (il diritto a non subire violenze fisiche o morali delle persone sottoposte a restrizioni di libertà), 27 (il carattere rieducativo della pena) e 32 (il diritto alla salute)?
Sempre in tema di etica pubblica, di crisi e gestione delle risorse economiche cognitive ed umane forse Lei, da economista, non sa che l’esercito italiano conta più comandanti che comandati: 180.000 militari di cui circa 9.000 sono schierati nelle missioni militari all’estero. Armati ed armamenti nel 2011 ci costeranno 3.453 milioni di euro (l’8,4 per cento in più rispetto al 2010, l’1,7 per cento del Pil!). Globalmente, le spese per la Difesa (ovvero il costo del personale – spesso in esubero – e del mantenimento di inutili obsoleti sistemi d’arma) nell’anno in corso hanno raggiunto la venerabile cifra di 24 miliardi di euro.
Gentile Presidente, il Governo precedente ha aumentato il finanziamento delle missioni all’estero (750 milioni di euro per i primi sei mesi 2011: il 50 per cento in più rispetto a pochi anni fa; solo il 10 per cento di questo importo è destinato ai tanto sbandierati aiuti umanitari).
Del resto, la racconta giusta il direttore di “Famiglia cristiana”: in Afghanistan «dopo 9 anni dall’inizio del conflitto si è costretti a mandare rinforzi e mezzi sempre più pesanti; una strategia che solitamente si segue quando si sta perdendo una guerra e non quando la si sta vincendo» (16 novembre 2010).
Ma la ciliegina sulla torta arriva dalla Lockeed Martin (sì, quella dello scandalo annisettanta per la fornitura degli aerei C130 da trasporto militare) con cui l’ex ministro alla Difesa Ignazio La Russa ha firmato un contratto per la fornitura di 131 cacciabombardieri Joint-Strike F-35: 131 milioni ad esemplare (tanto quanto il costo di cento asili nido), per un onere complessivo di 15 miliardi! Il nutrito programma di spese militari prevede anche l’acquisto di 10 elicotteri (200 milioni di euro dal 2010 al 2018), siluri per sommergibili (125 milioni) armamenti controcarro per elicotteri d’attacco (200 milioni), una nave di supporto subacqueo (125 milioni), mortai da 81 mm (22 milioni) e – tocco finale – il Dii (Defense Information Infrastructure, 236 milioni) ovvero un sistema di intelligence. Il totale lo faccia Lei, che di numeri se ne intende.
Lo stesso Governo Berlusconi che ha aumentato le spese militari, ha previsto un taglio all’Università di circa 1.500 milioni di euro in cinque anni, una media annuale di 300 milioni: si conterà una sola assunzione ogni cinque pensionamenti; gli scatti di carriera passeranno da biennali a triennali; le Università potranno trasformarsi in Fondazioni di diritto privato, ovvero assisteremo alla privatizzazione degli atenei, e conseguenti minori possibilità di accesso per chi ha redditi bassi.
Al dunque, gentile Presidente nonché illustre rettore bocconiano, in tempi di vacche magre è più utile il libro o il moschetto? Su quale architrave deve poggiare la rigenerazione nazionale? Cosa è “patriottico” e di interesse strategico per nostro futuro di italiani e in definitiva per il futuro della specie umana? L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha calcolato in almeno 11.512 dollari la spesa annuale ineludibile per ogni studente: gli Stati Uniti ne spendono 24.370; in Inghilterra 13.406; in Germania 12.446; in Italia 8.026…
E la scuola pubblica? (media Ocse della spesa pubblica annuale per studente: 8.400 dollari) Stati Uniti 8.400; Germania 10.200; Inghilterra 9.400; Italia… 5.400.
Cosa è dunque più patriottico? La risposta a me pare scritta nei fatti: invece di investire sul futuro di intere generazioni, fino ad ora è sembrato più utile finanziare la lobby degli armamenti.
Caro Presidente, provando a enumerare esempi in tema di etica pubblica forse sono uscito un poco dal seminato. O forse no. Veda Lei.
La saluto e Le auguro buon lavoro.

Suo G. G.

Una Risposta to “Caro Presidente”

  1. utente anonimo Says:

    … bellissima l'espressione "finanziarizzazione borderline"… La metto su facebook.
    Roberta

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