Ladroni e Cosa nostra

by

di Giovanni Giovannetti

Le temerarie operazioni finanziarie del tesoriere lumbàrd Francesco Belsito, l’ex sottosegretario alla semplificazione amministrativa pizzicato a dilavare quattrini della ‘Ndrangheta e di Cosa nostra. L’iperbolico intreccio tra Romolo Girardelli detto “l’ammiraglio” (vicino alla ‘ndrina dei De Stefano), i siciliani Rinzivillo, il commercialista Pasquale Guaglianone, già tesoriere dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari, un movimento eversivo di destra) incarcerato nel 1987 per associazione sovversiva e oggi titolare della M.G.I.M. con sede a Milano in via Durini 14, la società che – oltre a riciclare conto-mafie – ha curato il trasferimento in Svizzera, in Tanzania e a Cipro di oltre 6 milioni d’euro verdelega. Lo si legge nella Relazione della Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria, quella che giorni fa ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale reggino.

Padroni o padrini a casa nostra? A Pavia destò scalpore e vasta eco nazionale quel flirt tra il capo della ‘Ndrangheta lombarda Pino Neri e “mister 18.910 preferenze” alle ultime Regionali. Il leghista Angelo Ciocca avrebbe negoziato con l’avvocato tributarista calabrese l’acquisto di un lussuoso appartamento in centro, a un prezzo singolarmente vantaggioso. Ma l’affare non si farà. Resta il fatto che i due si conoscevano, come documenta un video della Polizia, che riprende Ciocca in compagnia di Neri, Antonio Dieni (imprenditore edile di Sant’Alessio nonché “braccio politico” di Neri) e Francesco Rocco Del Prete, l’«uomo delle cosche» alla cui candidatura alle recenti Comunali «si era interessato anche Ciocca». L’assessore provinciale e futuro consigliere regionale, in una intercettazione del 22 giugno 2009, viene confidenzialmente chiamato «Angelo» dal capo della ’Ndrangheta lombarda.

Che dire poi del “cerchio magico” bossiano e del finanziamento pubblico alla Lega indebitamente utilizzato per le spese private di Rosy Mauro, dei Bossi e di altri. O di alcune temerarie operazioni finanziarie del tesoriere lumbàrd Francesco Belsito, l’ex sottosegretario alla semplificazione amministrativa pizzicato a dilavare quattrini della ‘Ndrangheta e di Cosa nostra, in un iperbolico intreccio tra Romolo Girardelli detto “l’ammiraglio” (vicino alla ‘ndrina dei De Stefano), i siciliani Rinzivillo e il commercialista Pasquale Guaglianone, già tesoriere dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari, un movimento eversivo di destra) incarcerato nel 1987 per associazione sovversiva e oggi titolare della M.G.I.M. con sede a Milano in via Durini 14, la società che – oltre a riciclare conto-mafie – ha curato il trasferimento in Svizzera, in Tanzania e a Cipro di oltre 6 milioni d’euro verdelega.
Orbene, il 9 novembre 2004 vede la luce Multiservizi, una società a capitale misto pubblico-privato controllata al 51 per cento dal Comune di Reggio Calabria (sindaco era Giuseppe Scopelliti), mentre il 33 per cento finisce via via nelle fauci di fiduciari e società riconducibili alle ‘ndrine De Stefano e Tegano. È lo scandalo che il 9 ottobre 2012 ha portato allo scioglimento del Comune reggino.
In Multiservizi figurano Giorgio Laurendi e Michelangelo Tibaldi. Dal 2008 direttore operativo è Pino Rechichi (l’«anima imprenditoriale» della cosca Tegano) incarcerato il 5 aprile 2011 per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Archi. Tutti quanti chiedevano consigli a Bruno Mafrici, il mediatore d’affari già consulente personale del viceministro leghista Belsito: «In tale contesto – si legge nella Relazione della Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria – non può non evidenziarsi la convergenza di una serie di interessi societari all’indirizzo di Milano, via Durini n. 14 ovvero non può non rilevarsi lo stretto collegamento tra il Tibaldi Michelangelo Maria e i nominati Mafrici Bruno Giovanni, Guaglianone Pasquale e Laurendi Giorgio». (p. 208)
La Relazione rileva che «In data 18 novembre 2011 viene portata a conclusione un’importante operazione di polizia giudiziaria – coordinata dalla Dda reggina – con la quale viene ricostruita l’infiltrazione della criminalità organizzata negli assetti proprietari della Multiservizi Spa. In estrema sintesi, infatti, le convergenti risultanze investigative hanno permesso di svelare come quota-parte del capitale sociale della impresa controllata dal Comune fosse, di fatto, nella piena disponibilità della criminalità organizzata locale. In particolare, è stato ricostruito il partecipe apporto offerto, in favore del potente clan De Stefano-Tegano, dal citato Giuseppe Rechichi, dai suoi figli Antonino e Giovanni e dal fratello Rosario. Le indagini giudiziarie, infatti, hanno consentito di svelare i ruoli di insospettabili prestanome e fiancheggiatori ricoperti dai menzionati soggetti a tutela degli interessi economici del sodalizio criminale sopra citato. Nello specifico, i fratelli Antonino e Giovanni Rechichi, sono risultati proprietari (attraverso la Re.Cim. Srl), per conto della famiglia mafiosa di riferimento, del 33 per cento del capitale sociale della Gst Srl titolare, a sua volta, del 49 per cento delle quote della Multiservizi Spa. A testimonianza della evidente permeabilità e contiguità tra quest’ultima e gli interessi economici della cosca di ‘Ndrangheta, si osserva che, come evidenziato anche nel corpo dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, la Multiservizi Spa ha la propria sede effettiva presso locali presi in affitto da una società (la Slca Srl, le cui quote sociali sono interamente detenute dalla Re.Cim Srl) riconducibile, attraverso i fratelli Rechichi alla medesima consorteria criminale sopra richiamata. In aggiunta a ciò, si osserva che a tale società, e dunque all’organizzazione criminale operante attraverso la stessa, la Multiservizi Spa, a far data dal 7 gennaio 2009, ha appaltato la gestione degli automezzi e delle attrezzature» (Relazione, p. 13)
Chiude il “cerchio magico”. Tra le carte e i file sequestrati a Guaglianone, la Dia di Reggio Calabria ha infine trovato una società di investimenti immobiliari – la Coast Service – riconducibile ai Rinzivillo di Gela e allo stesso Belsito.

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