Criminalità urbanistica

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Paolo Ferloni, Franco Maurici, Valter Veltri e Patrizia Zoppetti sugli abusi edilizi a Pavia. E se il Comune è inadempiente…

Altra «criminalità urbanistica» in via Langosco, nel centro storico
di Marco Vigo

Lo hanno denunciato Giovanni Giovannetti e l’avvocato Franco Maurici nel corso di una conferenza stampa tenuta dalla lista civica Insieme per Pavia. Una storica sentenza della Cassazione consentirà l’azione popolare in sostituzione del Comune inerte, ammessa anche nei casi di rilevanza penale.

Secondo il noto avvocato e docente di diritto penale Gian Enrico Paliero, nell’ipotesi di fatti di rilevanza penale non sarebbe ammessa l’azione popolare in sostituzione del Comune “inerte”. Di parere opposto il collega Franco Maurici. A fare chiarezza è intervenuta ora una “storica” disposizione della Suprema Corte di Cassazione che – annullando la sentenza di archiviazione sulle responsabilità penali del sindaco Piera Capitelli per l’abusivo abbattimento di un edificio-monumento dell’ex Snia sotto tutela – ha altresì chiarito che l’azione dei cittadini elettori «in via di surroga» si estende anche all’ambito penale.
Gli antefatti li racconta Giovanni Giovannetti nel suo libro Sprofondo nord: «18 Luglio 2007. L’amministrazione Capitelli dispone l’abbattimento di uno dei quattro fabbricati Snia sotto tutela, ignorando il vincolo del Piano regolatore (successivamente anche della Soprintendenza ai Beni monumentali) e senza il sostegno di perizie asseverate. Nonostante una tempestiva segnalazione, la Procura interviene a danno ormai fatto. Pochi giorni dopo, in contrasto con una sentenza della Cassazione, la Snia viene dissequestrata. Si ha notizia di una telefonata del procuratore reggente Salvatore Sinagra a Piera Capitelli, cioè il giudice telefona all’indagata. E lei, il sindaco, promette al procuratore capo reggente «di non farlo più».
Proprietà e pubblica amministrazione lo avevano già deciso da molto tempo, già nel corso dell’amministrazione Albergati (sindaco dal 1996 al 2005), ben prima dell’emergenza Rom che – numerosi – alla Snia mantenevano una temporanea nonché abusiva dimora (c’erano anche italiani). Anzi, ancora una volta sono state le vittime, l’appiglio che ha giustificato le ruspe: criminalizzare i Rom rumeni per poi invocare “l’ordine la sicurezza e la legalità”; distruggere la storica fabbrica, far lievitare la rendita dei suoli e utilizzare una parte dell’area per costruire un Centro commerciale. A denunciarlo è Irene Campari che – nel Consiglio comunale del 2 luglio 2007 – rende pubblico il Piano integrato di intervento della proprietà (Risanamento di Luigi Zunino, lo stesso della discussa lottizzazione milanese di Santa Giulia), un documento del 2004 da cui, nonostante i vincoli, scompare la fabbrica e al suo posto disegna un bel Centro commerciale. Tra i primi a segnalare l’intenzione di abbattere ricorderemo il consigliere comunale nonché funzionario dell’Arpa Sandro Assanelli (Forza Italia), ma viene subito tacitato dai maggiorenti del suo partito, in particolare da Pietro Trivi e da Sandro Bruni (nominato assessore nel 2010 in sostituzione di Trivi), che lo accusano di aver assunto una posizione “del tutto personale” lontana dalla “linea del gruppo consiliare di Forza Italia” favorevole all’abbattimento.
Ordinando la demolizione, Capitelli è andata ben oltre i suoi poteri. Lo ha confermato la perizia chiesta dal Pm Luisa Rossi all’architetto Roberto Maccabruni e all’ingegner Giovanni Contini: un vero e proprio atto d’accusa contro l’operato del sindaco.
Del lavoro di Contini e Maccabruni il Pm Luisa Rossi non ha voluto tenere conto, preferendo l’archiviazione», ora cancellata da questa bella sentenza della Suprema Corte, bella perché «animata da evidente passione civile», come ha osservato l’avvocato Maurici.
Secondo Giovannetti (intervenuto alla conferenza stampa insieme a Maurici e al coordinatore della lista civica Insieme per Pavia Paolo Ferloni), la sentenza «restituisce ai cittadini elettori margini di verifica e controllo sull’operato dei pubblici amministratori loro dipendenti», lamentando tuttavia che «la scelta giudiziaria purtroppo rappresenta la sconfitta della politica, oggi ammalorata dagli interessi particolari, dalla corruzione e dall’affarismo». Cinque anni dopo lo sgombero, la storica fabbrica versa in uno stato ancora più pietoso: «Ci auguriamo – insiste Giovannetti – che l’amministrazione Cattaneo obblighi la proprietà a mettere in sicurezza gli edifici per evitare che le infiltrazioni d’acqua o altro possano provocare il crollo dei capannoni monumentali».
Al dunque, qualora il Comune di Pavia si mantenesse inadempiente, alcuni esponenti della lista civica pavese si costituiranno sistematicamente parte civile in sua vece, a cominciare dal possibile rinvio a giudizio dell’ex presidente della Commissione comunale Territorio Alberto Pio Artuso. Azioni analoghe si annunciano per il centro commerciale di Borgarello, per le due lottizzazioni abusive di Punta Est al Vallone e di Green Campus al Cravino e per la «illecita edificazione di Cascina Spelta, nella Valle della Vernavola, a due passi dal corso d’acqua» (denuncia e intervento in istruttoria in sostituzione di Provincia e Comune).
Maurici e Giovannetti hanno poi raccontato un nuovo grave «episodio di criminalità urbanistica» in via Langosco, in pieno centro storico, nei pressi dell’antico convento di Santa Clara, là dove lo studio Calvi progetta la realizzazione di un invasivo complesso residenziale. Un disegno già approvato dalla Giunta comunale, «sopra un’area che il Piano regolatore prevede a parco pubblico inedificabile»: una destinazione, insiste Maurici, «assolutamente non cancellabile».
Paolo Ferloni ha infine ribadito il suo «legittimo godimento» per questa sentenza che, «prima ancora che una sconfitta della politica, rappresenta una vittoria dei cittadini», augurandosi che la classe dirigente pavese «torni a fare politica invece che affari».

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4 Risposte to “Criminalità urbanistica”

  1. ggiovannetti Says:

    Demolizioni alla Snia, si riapre la vicenda
     
    La Cassazione annulla l’archiviazione del procedimento a carico dell’ex sindaco Piera Capitelli. «Adesso faremo azione popolare anche per Artuso»
     
    di Anna Ghezzi (“La Provincia Pavese”, 10 novembre 2012
     
    Dopo la sentenza della Corte di Cassazione si aprono scenari diversi: «Sul caso Artuso, l’ex consigliere del Pd su cui pende il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio, riconfermato dal sindaco nel Cda di Asm non è chiaro se il Comune si costituirà parte civile. No problem, lo faremo noi in sostituzione del Comune inadempiente ogni qualvolta si renderà necessario: Greenway, Green Campus, Punta Est, Cascina Spelta, Cascina Scova, Borgarello», spiega Giovanni Giovannetti.

    PAVIA La corte di Cassazione ha annullato l’archiviazione disposta dal tribunale di Pavia il 25 settembre 2009 del procedimento penale a carico dell’allora sindaco Piera Capitelli indagata per l’abbattimento il 25 luglio 2007 di una parte dell’ex Snia lungo viale Montegrappa nonostante i vincoli del piano regolatore generale. La sentenza sostiene che il Gip aveva deciso per l’archiviazione perché aveva ritenuto irricevibile l’atto di opposizione presentato da Paolo Ferloni, allora presidente di Italia Nostra, e Irene Campari, consigliere comunale, che invece per la suprema corte avevano il diritto, come ciascun elettore, di far valere in giudizio azioni e ricorsi che spetterebbero a Comune e Provincia in sede civile e penale «in via di surroga». Ovvero in sostituzione del Comune verso chi, in questo caso il sindaco stesso, «ha causato un danno alla collettività», spiega Ferloni. La sentenza stabilisce la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il tribunale di Pavia, ma c’è una nuova richiesta di archiviazione: «Noi faremo opposizione», tuonano Franco Maurici e Giovanni Giovannetti. Durante l’udienza preliminare il Gip dovrà decidere se, sentite le parti, disporre l’archiviazione, mettendo fine alla vicenda, chiedere una proroga delle indagini o l’imputazione coatta dell’ex sindaco. «La sentenza – spiega Ferloni – stabilisce che i cittadini possono agire al posto del Comune rimasto inerte per esercitare azioni, anche di tipo risarcitorio sul presupposto che il Comune abbia una specifica legittimazione ad agire come parte offesa del reato». Ma cos’era successo? Era l’estate dell’emergenza rom alla Snia. Il 25 luglio 2007 le ruspe eseguono un’ordinanza dell’allora sindaco Piera Capitelli e abbattono, per ragioni di incolumità pubblica uno dei tre capannoni tutelati dal piano regolatore del 2003 ma non dalla Soprintendenza. «Il pericolo per l’incolumità non c’era – attacca Giovannetti – come confermato da una perizia firmata Contini e Maccabruni. Ci auguriamo che ora venga fatta chiarezza e Capitelli sia giudicata per abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva. E che l’amministrazione Cattaneo obblighi la proprietà a mettere in sicurezza tutto per evitare il crollo di altri capannoni».

  2. ggiovannetti Says:

    “Sbagliato demolire i capannoni” Area Snia, ex sindaco sotto inchiesta.

    La decisione è della Corte di Cassazione e si riferisce a una vicenda che risale al 2007

    di Manuela Marziani (“Il Giorno”, 10 novembre 2012)

    Pavia – Quei capannoni non dovevano essere abbattuti e bene hanno fatto due cittadini ad opporsi a tutela dell’interesse collettivo. La decisione è della Corte di Cassazione e si riferisce a una vicenda molto nota a Pavia, che risale al 2007. All’epoca, quando il sindaco era Piera Capitelli, venne disposto l’abbattimento della parte storica e monumentale dell’ex Snia, nonostante il piano regolatore generale la vincolasse. «Quei capannoni sono pericolanti» era stata la motivazione alla base della decisione.

    L’ex consigliere comunale Irene Campari e l’ex presidente di Italia Nostra Paolo Ferloni, però, non ci hanno creduto e hanno presentato un esposto ipotizzando il reato di lottizzazione abusiva e d’abuso d’ufficio. Il giudice per le indagini preliminari, però, ha disposto l’archiviazione del procedimento a carico del sindaco Capitelli. Archiviazione che ora decade, quindi l’ex sindaco torna ad essere indagata.
    «Campari, navigando in internet — ha spiegato Giovanni Giovannetti di “Insieme per Pavia” — allora aveva scoperto che il piano integrato d’intervento proposto dalla Tradital Risanamento prevedeva di realizzare all’ex Snia un centro commerciale da 9000 e non da 3000 metri quadri come consentiva il piano regolatore. Autore del progetto era il consulente dell’immobiliarista Zunino, Michele Uglioli, lo stesso che sembra essere legato all’ex presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni».
    Nonostante una perizia chiesta dalla Procura che rincarava quanto sostenuto nell’esposto da Campari e Ferloni, però, il Gip aveva ritenuto che non ci fosse alcuna ipotesi di reato. Con l’appoggio dell’avvocato Franco Maurici, i cittadini avevano deciso di andare avanti nella loro opposizione, convinti che il piano Zunino prevedesse l’abbattimento di quasi tutta la Snia, cancellando una testimonianza della civiltà industriale.

    «Diversamente da quanto sostenuto dal Gip — ha sottolineato Maurici — Campari e Ferloni non hanno voluto rivestire la condizione di persona offesa dal reato, bensì quella di soggetti legittimati ad agire in via di surroga in vece del Comune inadempiente in relazione alla posizione di indagato del sindaco Capitelli. Ora la questione si riapre e spero che il Gip in questo caso riconosca a carico di Capitelli il reato di lottizzazione abusiva e abuso d’ufficio». Perché adesso con la sentenza pronunciata dal giudice Renato Grillo in luglio, ma comunicata solo ora, l’Alta Corte ha dato ragione ai ricorrenti.
    «È una vittoria del cittadino e un orientamento alla politica alla luce dei cattivi esempi dati dai governi — ha sottolineato Ferloni —. È stato riconosciuto l’abuso perché il piano regolatore indicava che i capannoni dovevano essere tutelati, distruggerli è stato intollerabile perché si è cancellata la storia industriale di Pavia. La Snia è nata tra il 1905 e il 1910 e ha avuto un ruolo importante in città, tanto che Michelangelo Antonioni sull’intero ciclo produttivo della viscosa nel 1944 ha girato un film. Ma oggi gli archivi di Necchi, Neca, Neca Campiglio sono stati cancellati, perduti come se Pavia non avesse mai avuto un passato industriale. Per tutelare almeno gli edifici abbiamo dovuto agire in vece di un Comune inerte».
    di Manuela Marziani

  3. ggiovannetti Says:

    Palazzina in centro storico Scambio per un terreno

    Per domani sera il coordinatore provinciale del Pdl, Carlo Nola (foto) ha convocato una riunione degli amministratori comunali e dei vertici del partito per fare il punto della situazione. All’ordine del giorno figurano sia la situazione politica regionale (dove si sta sempre più profilando una contrapposizione tra Pdl e Lega per il dopo Formigoni) sia quella del Comune di Pavia. L’ultima sussulto è arrivato con il Consiglio comunale saltato a causa dell’assenza di alcuni consiglieri del Pdl. Per verificare se vi siano problemi politici, dunque, la segreteria provinciale ha deciso di riunire le parti coinvolte per appianare eventuali incomprensioni. La settimana scorsa, una riunione simile era stata effettuata a casa del deputato Giancarlo Abelli. Era stato lui stesso a darne notizia in una intervista.

    di Fabrizio Merli

    PAVIA Una palazzina da tre piani, con parcheggi interrati, in via Langosco in cambio di un’area nella zona di via Sora. Lo scambio tra Comune e privato è stato sancito da una decisione della giunta. Si tratta di un’iniziativa che già aveva preso avvio all’epoca dell’amministrazione Capitelli ed ora è arrivata all’attenzione dell’esecutivo guidato da Alessandro Cattaneo. Secondo quanto si legge nella delibera, la società “Delta Spa” ha presentato una proposta di intervento al protocollo del Comune il 5 agosto 2011, con successive integrazioni, «per la realizzazione di una palazzina di tre piani fuori terra e autorimesse interrate, a destinazione residenziale, per una superficie lorda di pavimento massima consentita pari a metri quadrati 1218,30, nonché opere di urbanizzazione primaria». La data di deposito è dell’agosto 2011, ma di questa iniziativa si era già parlato quando sindaco era Piera Capitelli, per cui o si tratta di un progetto “riciclato” rispetto al passato, oppure il proponente attuale è un soggetto diverso da quello di tre anni fa. Come prevede la legge, in cambio del permesso a costruire l’imprenditore si impegna a cedere delle aree che vengono destinate a un utilizzo pubblico. Stando ai calcoli degli uffici, dunque, la società Delta Spa dovrebbe cedere al pubblico un’area di circa 2.300 metri quadrati. I tecnici del Comune hanno svolto un accertamento in via Langosco e «l’istruttoria ha evidenziato che parte delle aree da cedere in loco non è idonea a perseguire l’interesse pubblico». Di conseguenza «è stata valutata altra area – in parte in proprietà e in parte nella disponibilità della società Delta Spa – ubicata in via Sora, in contiguità con l’area già ceduta al Comune di Pavia, nell’ambito della convenzione 1 luglio 2010, a rogito notaio Trotta, per l’attuazione di una porzione della scheda normativa via Sora, con finalità di edilizia residenziale convenzionata». Nel calcolo della superficie da cedere, tuttavia, è intervenuta un’altra circostanza. In via Langosco, il privato cederà al Comune un’area di 1.182 metri quadrati che verrà destinata a viabilità e parcheggio. Resterebbero esclusi dal computo altri 1.300 metri quadrati circa. Tuttavia, poiché l’area di via Sora ha una destinazione agricola (e, quindi, un valore inferiore rispetto a una superficie che si trova nel centro della città) il valore verrà triplicato. Quindi il privato si impegnerà a cedere al Comune un’area della superficie di 3.390 metri quadrati, in località Sora, e con destinazione agricola. Di questa parte di terreno, 488 metri quadrati appartengono direttamente alla Delta Spa, mentre 2.902 metri quadrati sono di proprietà di un’altra società, la Immobiliare Nuova Srl, ma rientrano comunque nella disponibilità della prima società. Fra i soggetti coinvolti nell’operazione immobiliare è stata comunque firmata una convenzione. «La porzione di aree di via Sora – precisa la delibera di giunta – può essere valorizzata urbanisticamente, ad esempio mediante la realizzazione di edilizia residenziale pubblica, così perseguendo una continuità con l’intervento di edilizia residenziale convenzionata recentemente assentito». In parole meno burocratiche, quindi, i terreni di via Sora che passeranno sotto la proprietà del Comune di Pavia potranno essere utilizzati per costruire case popolari.

    (“La Provincia Pavese”, 21 ottobre 2012)

    Santa Clara, un contesto in grave pericolo No al cemento in centro

    La Provincia Pavese di domenica 21 ottobre dava notizia dell’imminente varo di una lottizzazione a Pavia in pieno Centro storico. Si tratta di un terreno confinante con il Monastero quattrocentesco di Santa Clara che i restauri in corso intendono destinare a sede della futura Biblioteca Civica. Il terreno coincide con l’area anticamente riservata al Monastero dove la storiografia locale ricorda la presenza di giardini e ortaglie irrigue ben rappresentate anche nella famosa mappa “a volo d’uccello” del Ballada. La lottizzazione, ignorando tutto ciò, sembra prevedere delle palazzine a tre piani, strade, parcheggi e sistematiche asfaltature in cambio della cessione di alcuni terreni agricoli fuori città, alla Sora, da destinare, come enunciato, a edilizia popolare. Non si dice però nulla della ricaduta degli esiti della lottizzazione sul contesto circostante. Siamo convinti che spariranno in un sol colpo diversi valori ambientali della zona. Sparirà innanzitutto un brano di paesaggio urbano irripetibile per qualità. Con lui sparirà la testimonianza di quello stretto e antico legame che connetteva il Monastero di clausura ai suoi giardini. Sparirà l’unica possibilità di aggregare alla costosissima e incompiuta biblioteca il valore aggiunto di un parco che ne giustifichi maggiormente l’onere finanziario. L’articolo fa risalire tutto a una decisione della Giunta Capitelli che, a ben vedere, sembra contraddire le disposizioni del Prg in vigore che, giustamente, destina l’area a verde pubblico. Siamo quindi di fronte a una “elusione” dello strumento urbanistico addirittura peggiore di quelle più recenti di Punta dell’Est o di Green Campus, dove gli obiettivi universitari vengono confusi con quelli dell’imprenditoria immobiliare. Si infrange così, in modo tacito, un principio urbanistico che si credeva acquisito: non costruire più nelle aree inedificate del Centro storico, quindi nei suoi giardini, negli orti e in tutte le aree libere che sembra essere, purtroppo, l’indirizzo del Pgt in fase di formazione. Anche lo scambio delle aree che viene proposto risulta inaccettabile, perché è lampante che un qualsiasi terreno agricolo alla Sora da destinare a edilizia popolare, con una necessaria variante, non è minimamente comparabile a una zona particolarmente pregiata in Centro storico. Ma al di là dei conti, comunque da sindacare, il sistema perequativo applicato consentirebbe invece a una Amministrazione orientata al buon governo della città di acquisire quel verde all’uso pubblico in cambio di una edificabilità, appunto, alla Sora. Invertendo così i termini del problema si riuscirà a salvare il contesto di Santa Clara, lasciando contemporaneamente una innegabile testimonianza di buon senso urbanistico e amministrativo. Da parte sua, il Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano di Pavia, da sempre attento alla tutela dell’identità del centro storico, ha chiesto al Sindaco, per la prossima Giornata Fai di Primavera 2013, di poter aprire al pubblico il Monastero di Santa Clara, apertura sempre negata dalle precedenti Amministrazioni; si offrirà così alla cittadinanza pavese l’occasione di vedere il prezioso monumento con la sua pertinenza verde in oggetto e di poter valutare quanto l’intero complesso sia meritevole di salvaguardia.

    * capodelegazione Fai di Pavia

    (“La Provincia Pavese”, 27 ottobre 2012)

  4. Anonimo Says:

    e della zona agricola in zona sora non commenta nessuno???!!! a me sembra molto grave sacrificare suolo (agricolo o naturale che sia) come ahimè sta succedendo da 8 anni a questa parte al quartiere di pv ovest….la pelizza è diventato un quartieraccio anonimo e squallido, un mega-dormitorio (il campo dell folgore prima era circondato dagli alberi, dalla evegetazione, ora invece si vede dalla strada per colpa dell’immensa lottizzazione appoggiata da Albergati proposta da un noto palazzinaro pavese) per non parlare poi di via chiozzo e della sora che prima erano oasi di pace e treanquillità in mezzo al parco. Si perchè il parco del ticino non è solo il greto del fiume (come credono la maggior parte dei vili ed ignoranti politicanti)!!!!! pavia ovest era parco del ticino un tempo!!! vogliono costruire alla piscina Chiozzo, vogliono persino spostare (Volevano almeno..) la fabbrica Cerliani per costruirci, le zone verdi che sono state tutte classificate come “ad alto pregio ambientale con disturbo di fauna ed erpetofauna livello 4” sulle schede del pgt, sono considerate solamente degli spazi vuoti da riempire (parole di Cattaneo dalla provincia pavese di metà novembre, non ricordo il giorno). altro che recupero di aree dismesse!!!! pavia con l’offerta abitativa che ha tuttora potrebbe andare avanti per 30 anni ma si continua comunque a speculare….che schifo

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