Archive for the ‘Freccia d’Europa’ Category

Un cammino di civiltà

6 settembre 2013

I camminanti di Freccia d’Europa al Festivaletteratura
Mantova, 8 settembre, ore 15, Chiesa di Santa Maria della Vittoria

Due anni fa hanno ricucito l’Italia, camminando da Milano a Napoli e ritrovando passo per passo il senso dell’essere un paese insieme a tutte le persone che si sono unite durante il percorso. L’anno dopo hanno scelto di compiere un viaggio che li ha portati da ogni punto cardinale della penisola verso il suo cuore devastato dell’Aquila (Stella d’Italia. A piedi per ricostruire un paese). Nel 2013 si sono trasformati in una freccia e hanno puntato dritto al centro dell’Europa: sono partiti da Mantova pensando ai preistorici amanti di Valdaro – ritrovati abbracciati e ignari delle tragedie che avrebbero segnato la storia del nostro continente – e sono arrivati a Strasburgo, tra i palazzi delle istituzioni europee, per testimoniare di una cittadinanza attiva, in movimento, che sogna un’Europa trasformata in un laboratorio di civiltà, oltre le miopie dei singoli stati. Al Festival si tiene, come ormai da tradizione, un racconto partecipato, con gli interventi dei protagonisti di questa terza camminata civile. L’incontro verrà introdotto da un film documento delle fatiche, dei riposi e delle emozioni di quelli che hanno camminato (a cura di Luisa Voltán).

[guarda qui « la versione HD]

Freccia d’Europa al Festivaletteratura di Mantova

16 agosto 2013

Così come l’anno scorso per Stella d’Italia (dai punti cardinali del Paese verso L’Aquila, paradigma della domanda di rigenerazione nazionale) e due anni fa per Cammina cammina (da Milano a Napoli Scampia, per ricucire l’Italia con i nostri passi), anche l’edizione 2013 del mantovano Festivaletteratura domenica 8 settembre ospiterà la nostra esperienza di cammino civile (ore 15, chiesa di Santa Maria della Vittoria) questa volta verso nord, verso Strasburgo, per una Europa delle genti. Il video che segue fissa l’incontro con Martin Schulz il 2 luglio nella sala Protocollo del Parlamento europeo. Nell’occasione, al presidente abbiamo consegnato un nostro documento, di seguito ripreso in sintesi.

In cammino da Mantova a Strasburgo, siamo stati postini di proposte per il Parlamento europeo. Martin Schulz ci ha accolti con calore il 2 luglio. Quel nostro documento avremmo potuto spedirlo o inoltrarlo via mail, ma consegnarlo di persona dopo aver camminato per oltre mille chilometri, passando le Alpi e attraversando quattro nazioni – come si è visto – lo ha reso molto, molto più efficace. Il presidente ci ha ricevuti per una mezz’ora nella sala Protocollo del Parlamento: «Qui solitamente ricevo i capi di stato» ci ha detto. Già un mese prima, alla partenza da Mantova ci aveva fatto giungere un suo saluto, niente affatto rituale. Poi, cammin facendo, l’invito a “palazzo”.
Da Mantova siamo partiti in cinquanta il 1° giugno scorso. Perché Mantova? Da quelle parti, anni fa sono stati ritrovati i resti preistorici di due giovani amanti, sepolti insieme, abbracciati. Questa paleolitica “camera degli sposi” ci è parsa l’immagine più radicale e positiva, potente e struggente dell’Europa prima dell’Europa, dei sentimenti e delle possibilità, lontana – e non solo nel tempo – dalle sovrastrutture ammorbanti, ingabbianti e totalizzanti dell’attuale dimensione «puramente economica, senza una visione politica in senso nobile e alto, senza cuore, senza anima». Lo ha scritto Antonio Moresco nel documento ai parlamentari europei e a Schulz; un testo elaborato in cammino, nutrito da periodiche discussioni collettive.
In esso si denuncia «il nuovo totalitarismo di tipo economico e finanziario» che sta avendo «il sopravvento, restringendo ogni cosa a un’unica dimensione, trasformando i cittadini europei in sudditi e pedine di un gioco che non sono in grado di comprendere, gestito da una nuova casta di super-esperti, i soli in grado di intenderlo e manovrarlo, riducendo ogni possibilità di partecipazione civile e di trascendenza e l’esercizio democratico a un rito di sola facciata, mentre le decisioni vengono prese altrove e i veri giochi avvengono fuori da ogni possibilità di conoscenza e controllo».
«L’economia – come ci hanno ricordato i primi che hanno immaginato un’Europa unita – deve servire gli uomini, non gli uomini l’economia. L’economia non deve diventare tirannia e terreno per le stesse guerre tra stati che hanno dilaniato l’Europa nel corso dei secoli. Questo piccolo gioco economico e finanziario che ci viene presentato come unico gioco possibile sta soffocando ogni cosa e rischia di trasformare l’Europa futura in qualcosa di simile a un terreno desertificato dopo il passaggio di una nuvola di cavallette, un piccolo continente-cimitero in mezzo ad altri continenti in ascesa».
Da convinti europeisti e lettori di Cattaneo e Mazzini, Rossi e Spinelli, questa Europa a noi non piace: «Ci ha mosso l’idea che occorre dare vita a un nuovo continente europeo sperimentale ancora capace di invenzione e visione, perché le strade seguite finora hanno portato in un vicolo cieco. Perché senza una visione non solo le singole vite ma anche i continenti sono destinati a perire».
«Noi continuiamo a sognare un continente dove si possano inventare nuove possibilità di vita in questo momento cruciale per la nostra stessa presenza come specie su questo pianeta che ruota attorno alla sua stella in un braccio secondario di uno dei miliardi di galassie che popolano l’universo».«Con questo nostro cammino – il terzo di un ciclo iniziato tre anni fa – abbiamo inteso compiere un gesto prefigurativo, un gesto di non rassegnazione nel clima di frustrazione cattiveria e cinismo che si sta respirando un questi anni in Europa e del quale è questione di vita o di morte sbarazzarsi. Anche l’Europa può essere un continente prefigurativo che tende a un altrove. La nostra piccola Repubblica nomade vuole essere prefigurazione di una Repubblica nomade infinitamente più grande, che venga a coincidere con i confini di un intero continente e del mondo».
«Non sta a noi definire in dettaglio i modi e le forme di questa possibile rigenerazione. Proviamo solo ad elencare alcune parole che ci possano indicare come noi vorremmo l’Europa: Sperimentale, e cioè che non abbia paura di imboccare nuove strade mai tentate prima, in ogni campo, che abbia il coraggio e la libertà e che si dia gli strumenti per poter intraprendere questo nuovo cammino.
Prefigurativa, e cioè che non abbia paura di sognare e di trasformare i propri sogni in realtà. Nomade, e cioè capace di spezzare le barriere nazionali e di permettere ai suoi cittadini il più alto grado di circolazione e fusione. Che dia il segnale di questa ripresa di movimento con un grande cammino continentale e una benefica e reciproca invasione barbarica che rimetta in circolazione i suoi popoli e soprattutto la sua parte più giovane, più sognatrice e più inquieta.
Repubblicana, e cioè che non abbia paura di liberare la propria potenza popolare, contro il logoramento e la ritualizzazione dell’esercizio democratico di sola facciata, che non abbia paura di indire elezioni e referendum su base continentale e non solo nazionale, di eliminare gli eserciti dei singoli stati per arrivare a una difesa continentale comune.
Cavalleresca, e cioè nobile, ardita, donchisciottesca, se necessario, che non imponga e non pretenda nulla – a differenza di come si è comportata in passato – ma che eserciti il magistero della libertà e dell’esempio. Visionaria, e cioè che abbia l’ardire di tentare una rigenerazione e che senta su di sé l’onore e il dramma di essere portatrice di una grande visione.
Stellare, e cioè che – come ha le stelle nella sua bandiera – cosi senta la propria presenza non solo tra gli altri continenti ma anche su questo pianeta, presenza sempre più difficile e precaria per l’ottusità e la rapacità che ha finora caratterizzato la nostra irripetibile e folle specie. Un continente stellare che abbia la forza di avere una visione non solo mondiale ma anche cosmica e che faccia sentire con forza questa affratellante condizione alle donne e agli uomini che lo abitano». (G.G.)

Europa, datti una mossa

6 agosto 2013

Freccia d’Europa ai microfoni di radio24.ilsole24ore

Mia madre lavorava in Svizzera

31 luglio 2013

Freccia d’Europa tra memoria e sentimento

22 giugno 2013, durante la tappa da Aigle a Vevey, in Svizzera. Sosta sul lungolago, con vista sul castello di Chillon. Giovanni Giovannetti legge brani sull’emigrazione da Operai e contadini di Clemente Ferrario, e dal poema Libers… di scugnî lâ – Liberi… di dover partire di Leonardo Zanier

Una piccola repubblica nomade

12 luglio 2013

di Antonio Moresco

La Freccia è arrivata. Non so bene come sia stato possibile. Un mese e otto giorni di cammino, un centinaio di camminatori, quattro Paesi attraversati, più di 1150 chilometri per strade, sentieri, boschi, persino ghiacciai, al caldo, al freddo, nel forte vento, sotto il sole, la pioggia. Credo che sia stato il più lungo cammino compiuto in questi anni in Europa da camminatori non professionisti, di ogni età e condizione fisica, più lungo ancora del più lungo tratto del cammino di Santiago di Compostela.
Non so bene come sia stato possibile per un così gran numero di persone vivere insieme in condizioni spesso difficili e disagevoli per tanti giorni e per tante notti.
Aleggiava su questa impresa una sorta di misteriosa follia. Ma il bello è che – se eravamo tutti parte di questa pazzia – ciascuno era pazzo in modo diverso e tutto suo. Per questo la nostra piccola repubblica nomade ce l’ha fatta a stare insieme e a portare a termine questo lungo cammino, nonostante le grandi differenze caratteriali e di altro tipo. Solo qualche piccolo scazzo ogni tanto, cose da nulla rispetto a ciò che abbiamo chiesto agli altri e a noi stessi.
Molti dei camminatori facevano parte della vecchia-giovane guardia con cui abbiamo camminato anche durante i due anni scorsi attraverso l’Italia e ognuno dei camminatori è diventato parte di un mito per gli altri ed è stato protagonista di racconti mitici che sono nati e che hanno proliferato durante il cammino, perché è così che sono nati i miti ed è così che possono ancora nascere, da persone che compiono un’impresa insieme e si conoscono e si trascendono nell’immaginazione che da vita al racconto. Perché, se non si dissotterra questa potenza metamorfica, niente ha forza e grandezza, tutto è prevedibile e piccolo, tutto è perduto.
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Alfin la meta

10 luglio 2013

Freccia d’Europa 2013 immagini
Strasburgo, 8 luglio 2013

Frecce folli

10 luglio 2013

Freccia d’Europa 2013 immagini

Portabandiera

9 luglio 2013

Freccia d’Europa 2013 immagini

La delegazione al Parlamento Europeo

7 luglio 2013

Freccia d’Europa 2013 immagini
Strasburgo, 2 luglio 2013. La delegazione di Freccia d’Europa ricevuta da Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo

Lettera aperta al Parlamento Europeo

6 luglio 2013

di Antonio Moresco

2 luglio 2013. Una delegazione di “Freccia d’Europa” viene ricevuta a Strasburgo dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.

Di seguito, pubblichiamo la lettera al Parlamento che Antonio Moresco gli ha consegnato.

Siamo partiti il 1° giugno dalla città italiana di Mantova, dove sono conservati gli scheletri di due ragazzi preistorici strettamente abbracciati, per dire che l’Europa comincia prima, prima della sua terribile storia di guerre, stermini, Olocausto, perché il loro misterioso gesto d’amore può indicare una diversa possibilità per i popoli che abitano il nostro continente boreale.
Abbiamo camminato per un mese e otto giorni lungo un migliaio di chilometri, attraverso quattro Paesi (Italia, Svizzera, Germania, Francia). Abbiamo attraversato un gran numero di città e piccoli centri, campagne, risaie, montagne. Abbiamo costeggiato fiumi e laghi, ruscelli in piena, ghiacciai, ma anche lingue, dialetti. Abbiamo mangiato insieme e dormito insieme su piccole brande di ostelli, conventi, bunker antiatomici… il più delle volte sui nudi pavimenti.
Abbiamo dato vita per un po’ a una piccola repubblica nomade dove hanno potuto convivere le più diverse inclinazioni e opinioni, unite dalla tensione del cammino comune verso una meta lontana e un sogno condiviso.
Abbiamo portato con noi tre bandiere: quella italiana, quella europea e una terza con il volto di Kaspar Hauser, che abbiamo eletto a nostro emblema, perché il suo sguardo nudo e bruciante sul mondo è quello che occorre riconquistare in un momento come questo, in cui tutto sembra bloccato, perché in un certo senso anche lui è morto due volte -come l’Europa è morta o si è suicidata due volte con due guerre mondiali nate sul suo territorio- per dare una terza chance e una terza vita a Kaspar Hauser e all’Europa, in questo momento in cui stanno sorgendo nuovi colossi in altre parti del mondo, che stanno in molti casi ripercorrendo le stesse strade suicide percorse e disseminate nel mondo dal nostro continente nel corso dei secoli.
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Segnaletica europea

5 luglio 2013

Freccia d’Europa 2013 immagini

Gran San Bernardo

4 luglio 2013

Freccia d’Europa 2013 video

L’Europa siamo noi

4 luglio 2013

Strasburgo, 2 luglio 2013

Antonio Moresco, con la delegazione di Freccia d’Europa, ricevuto al Parlamento Europeo da Niccolo’ Rinaldi e Cristiana Muscardini.

Mucche e ruscelli

3 luglio 2013

Freccia d’Europa 2013 video